Clima: il Portogallo dice addio al carbone con 9 anni di anticipo sul previsto

- di: Redazione
 
C'è chi parla e c'è chi fa. Lo dimostra il Portogallo che ha chiuso la sua ultima centrale a carbone rimasta attiva, ponendo fine all'uso del materiale inquinante per la produzione di elettricità e diventando il quarto paese dell'Unione europea a farlo. Il gruppo ambientalista Zero, in una dichiarazione, afferma che l'impianto di Pego (nel Portogallo centrale) è stato il secondo più grande emettitore di anidride carbonica del Paese, aggiungendo che "liberarsi dalla più grande fonte di gas serra è stato un giorno importante per il Portogallo".

Il Portogallo chiude l'ultima centrale a carbone attiva

La mossa arriva ben nove anni prima della fine fissata dal Portogallo dell'uso del combustibile fossile, che doveva essere attuata entro il 2030. Belgio, Austria e Svezia sono gli altri tre Paesi europei ad aver già smesso di utilizzare il carbone per la produzione di energia.

Sebbene una buona parte del 60-70% della sua elettricità provenga da fonti rinnovabili, il Portogallo fa ancora molto affidamento sui combustibili fossili importati per soddisfare il fabbisogno energetico complessivo.
Ma alcuni ambientalisti temono che l'impianto di Pego, gestito dal gruppo privato Tejo Energia, possa essere convertito per bruciare pellet di legno.

"La sfida ora è garantire che non si commetta l'errore di sostituire il carbone con gas fossile o biomassa insostenibile", ha affermato Kathrin Gutmann, direttrice della campagna di Europe Beyond Coal.
"Abbandonare il carbone solo per passare al prossimo peggior combustibile non è chiaramente una risposta", ha affermato il presidente di Zero, Francisco Ferreira. "Invece, l'attenzione dovrebbe essere concentrata sul rapido potenziamento della nostra capacità di energia rinnovabile nel settore eolico e solare". Da parte sua l'Unione europea avrebbe preso in considerazione di inasprire le regole sulla possibilità di classificare l'energia a legna come rinnovabile.
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