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Cina, la Banca centrale conferma i tassi: segnali di rallentamento e attesa per ulteriori stimoli

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cina, la Banca centrale conferma i tassi: segnali di rallentamento e attesa per ulteriori stimoli

La People’s Bank of China (Pboc) ha lasciato invariati per il quarto mese consecutivo i Loan Prime Rate, i tassi di riferimento applicati ai prestiti bancari. L’Lpr a 1 anno, principale benchmark per il credito corporate, resta fissato al 3,0%, mentre l’Lpr a 5 anni, utilizzato come parametro per i mutui ipotecari, è confermato al 3,5%. L’ultima revisione risale a maggio, quando la Pboc aveva operato un taglio di 10 punti base per stimolare la domanda aggregata e ridurre il costo del funding domestico.

Cina, la Banca centrale conferma i tassi: segnali di rallentamento e attesa per ulteriori stimoli

La scelta riflette un approccio attendista in un quadro macro caratterizzato da segnali di decelerazione. Le stime sul Pil del terzo trimestre indicano un rallentamento del momentum di crescita, condizionato dal calo dei consumi interni e dalla debolezza del comparto immobiliare. Al tempo stesso, le pressioni inflazionistiche restano contenute, lasciando alla banca centrale margini di manovra per ulteriori interventi di policy. La posizione attuale della Pboc mira a garantire stabilità finanziaria evitando eccessiva volatilità sui mercati monetari, in un contesto reso complesso dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.

Mercati finanziari e reazioni valutarie

La conferma dei tassi era ampiamente prezzata dagli operatori. Gli indici azionari di Shanghai e Shenzhen hanno registrato variazioni marginali, mentre sul mercato dei cambi lo yuan si è mantenuto stabile contro dollaro, in area 7,27. Secondo analisti valutari, la banca centrale continua a intervenire con strumenti di open market operations per sterilizzare eccessive pressioni ribassiste sulla valuta. Sui mercati obbligazionari, i rendimenti dei titoli di Stato cinesi a 10 anni restano ancorati intorno al 2,3%, segnale che gli investitori domestici non anticipano una stretta ma valutano la possibilità di ulteriori misure di allentamento.

La dimensione politica e industriale
Il governo di Pechino mantiene come priorità il sostegno alla domanda interna e il contenimento del rischio sistemico nel real estate, comparto che continua a generare non performing loans nelle principali banche commerciali. Un ulteriore taglio dei tassi potrebbe arrivare entro la fine dell’anno se la crescita resterà sotto target, con impatti diretti sul leverage delle imprese e sul refinancing del debito corporate. A livello internazionale, la scelta viene letta come segnale di prudenza: la Cina evita mosse troppo espansive che potrebbero essere interpretate come svalutazione competitiva, un tema sensibile nei rapporti con Washington.

Implicazioni per Europa e Italia
Il mantenimento dei tassi ha un riflesso immediato anche per le imprese esportatrici europee. La stabilità della politica monetaria cinese contribuisce a contenere la volatilità della domanda estera, ma se il rallentamento dovesse consolidarsi, i settori più esposti – meccanica, lusso, agroalimentare – rischiano un contraccolpo sul fatturato export. In Italia, Confindustria sottolinea la necessità di monitorare i dati sulla produzione industriale cinese: un rallentamento strutturale inciderebbe sulle supply chain, in particolare per i distretti manifatturieri che importano componentistica dall’Asia.

Outlook
Gli economisti si attendono nuove mosse di politica monetaria entro l’ultimo trimestre del 2025. Un ulteriore taglio di 10-15 punti base agli Lpr è considerato probabile se la crescita del Pil dovesse scendere sotto il 4,5% annuo. Nel frattempo, la banca centrale continua a calibrare la liquidità attraverso operazioni di reverse repo e Medium-term Lending Facility, strumenti utilizzati per mantenere costante la trasmissione creditizia al sistema bancario. La traiettoria resta dunque improntata a cautela: garantire liquidità sufficiente, preservare la stabilità valutaria e sostenere la crescita senza innescare squilibri macro o bolle speculative.

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