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Cassa integrazione cresce del 18%: segnali di raffreddamento per la manifattura italiana

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Cassa integrazione cresce del 18%: segnali di raffreddamento per la manifattura italiana

L’industria italiana rallenta e la cassa integrazione torna a crescere in modo significativo. Tra gennaio e settembre le ore autorizzate sono state 429,3 milioni, in aumento del 18,56% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dal rapporto dell’Associazione Lavoro Welfare, presieduta da Cesare Damiano e curata da Giancarlo Battistelli, che traduce in dati concreti il ricorso crescente agli ammortizzatori sociali.

Cassa integrazione cresce del 18%: segnali di raffreddamento per la manifattura italiana

Oltre il 90% della Cig è richiesto dal comparto industriale, con la meccanica e la metallurgia che insieme rappresentano circa la metà del totale.
La meccanica guida la classifica con 199 milioni di ore (+30,2% sul 2024), seguita dal settore metallurgico con 37,3 milioni di ore (+25,1%), dal comparto pelli e cuoio (+1,6%), dal chimico (+5,8%) e dai trasporti e comunicazioni, che segnano un incremento record del 128%.
Al contrario, calano le richieste nel tessile (-7,7%), nell’edilizia (-8,7%), nel commercio (-22,9%) e nel legno (-0,7%).

La concentrazione nel manifatturiero indica che il rallentamento della domanda e i cicli di produzione più brevi stanno riducendo la capacità produttiva effettiva, nonostante i livelli occupazionali restino formalmente stabili.

L’impatto sui redditi e sulla produzione
Le ore di Cig corrispondono a 275mila lavoratori equivalenti rimasti completamente inattivi, con una perdita di 1,3 miliardi di euro di salari netti.
Ogni dipendente a zero ore per l’intero periodo ha perso in media 4.400 euro netti.
Il monte ore autorizzato equivale a 53,6 milioni di giornate lavorative non effettuate, un segnale diretto della frenata dei volumi produttivi.

L’associazione sottolinea che i dati si riferiscono alle ore autorizzate, non a quelle effettivamente utilizzate: secondo l’Inps, il “tiraggio” reale – cioè l’impiego effettivo delle ore di Cig – si ferma al 22,56%. Ma anche tenendo conto di questa variabile, la tendenza resta chiara: le imprese ricorrono più spesso agli ammortizzatori per compensare i cali di attività.

Cassa ordinaria e straordinaria: dinamiche opposte
L’analisi per tipologia mostra andamenti divergenti. La Cig ordinaria, legata a crisi temporanee di mercato, cala del 4,5%, con 217,3 milioni di ore.
Cresce invece in modo netto la Cig straordinaria, utilizzata nei casi di ristrutturazione o crisi aziendale strutturale: +61,6%, pari a 201 milioni di ore.
Sono stati 2.023 i decreti di Cig straordinaria, in aumento del 26,7%, di cui 1.461 relativi a contratti di solidarietà (+32,9%), mentre i decreti di sospensione temporanea sono 217 (+16%).

L’aumento della Cig straordinaria suggerisce una trasformazione qualitativa della crisi: meno episodi contingenti, più situazioni di difficoltà strutturale, soprattutto in settori ad alta intensità energetica e a forte esposizione internazionale.

Crisi aziendali e cessazioni in aumento
Crescono le richieste per crisi aziendali (+24,2%) e per cessazione dell’attività (+42,6%), mentre calano le riorganizzazioni (-17%).
La Cig in deroga si riduce drasticamente (-70%), limitata a 444mila ore quasi tutte nel commercio, mentre aumentano le richieste ai Fondi di solidarietà (+21,8%) con 10,3 milioni di ore autorizzate.

Questi dati indicano un uso più esteso degli strumenti di gestione collettiva delle crisi, a fronte di una rete produttiva che mostra segni di affaticamento dopo il rimbalzo post-pandemico.

Le regioni più colpite
Sul piano territoriale, la Lombardia resta l’area con il volume più alto di ore autorizzate (74 milioni, +6,4%), seguita dal Veneto (54,2 milioni, +2,2%) e dal Piemonte (47,7 milioni, +38,9%).
Crescono anche Emilia-Romagna (46,1 milioni) e Lazio (32,8 milioni, +72,8%).
Nel Centro-Sud, incrementi in Toscana (+27,4%), cali in Puglia (-6,8%) e Campania (-5,6%).

Il dato conferma una divaricazione territoriale: al Nord la Cig cresce per rallentamento della produzione, al Sud per debolezza strutturale del tessuto industriale.

Una spia del ciclo economico
Il ritorno della cassa integrazione ai livelli pre-pandemici è una spia anticipatrice della fase economica.
Il mix tra incremento della Cig straordinaria, crescita dei contratti di solidarietà e maggiore uso dei fondi bilaterali indica che molte imprese stanno rimodulando gli organici senza licenziare, ma con meno ore lavorate e meno salario distribuito.

Nel complesso, l’aumento della Cig non segnala ancora una crisi occupazionale, ma una frenata del ciclo produttivo che si sta riflettendo sui redditi e sulla domanda interna.
Un indicatore che, per il sistema economico italiano, torna a essere un termometro sensibile: quando la Cig sale, la fiducia delle imprese tende a calare.

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