La nostra biblioteca - Il rapporto padre e figlio e il buio della mente raccontati con leggerezza da Gabriele Corsi

- di: Diego Minuti
 

Nel linguaggio corrente si usa spesso dire, abusandone, che ci sono esperienze che segnano, perché, se proprio non ribaltano i paradigmi su cui credi di avere poggiato il tuo essere umano che vive in una comunità, almeno hanno contributo a formarti, anche forse solo mettendoti a confronto con realtà che prima non conoscevi.

La nostra biblioteca - Il rapporto padre e figlio e il buio della mente raccontati con leggerezza da Gabriele Corsi

Esperienze che riemergono dai meandri della memoria quando forse non le ricordavi più, considerandole parte di un passato lontano e superato dal ''dopo'', da quello che la vita ti ha riservato. 

''Che bella giornata, speriamo che non piova'', di Gabriele Corsi (Cairo editore; pag.192 - 17,00 euro), non è solo un libro - di quelli che troppo spesso servono solo a saziare, oltre alla personale ambizione,  anche la speranza che qualcuno magari si ricordi di te dopo aver letto - che racconta, ma che contribuisce a costruire, passando per le esperienze dello scrittore, uno scenario in cui al centro c'è la mente dell'uomo, di cosa essa possa essere vittima, di come la società non sempre riesce a cogliere il muto grido di dolore di chi la malattia ha privato del dono di farsi capire.  

Un libro che, crudamente, al di là del tocco leggero di Corsi, rispettoso delle storie che racconta forse anche oltre la delicatezza del tema, porta il lettore nel mondo straniante delle malattie della mente, di quelle che - come il padre con cui dialoga, senza avere risposta, e che si sta allontanando dalla percezione di quel che accade intorno a lui - cancellano lentamente i ricordi e con essi la storia personale e chi sono le persone che ti accudiscono, per amore o perché ''devono'' farlo.

Gabriele Corsi, (testimonial della ONG Cesvi, da qualche anno nominato Goodwill Ambassador Unicef, ha già destinato i proventi del libro, sia all'Unicef che alla Fondazione Antea) riesce a farlo vestendo, prima ancora che quelle dello scrittore o di chi racconta, le vesti di un figlio che cerca disperatamente di tenere accesa la fiammella del legame emozionale, che non è più tale perché, dall'altro lato, non c'è che un involucro, svuotato dall'intorpidimento del cervello, strattonato verso una dimensione in cui non riconosci nessuno, non ricordi luoghi e sentimenti. 

Le prime righe di ''Che bella giornata, speriamo che non piova'', sono un manifesto dell'amore, quello filiale che resta solo, perché quello paterno non c'è più: 

''Fammi essere ancora figlio. Fammi essere ancora figlio. Solo una volta. Una volta sola. Poi ti lascio andare. Ma per una volta, ancora, fammi sentire sicuro. Proteggimi dal mondo. Fammi sedere nel sedile dietro il tuo. Guida tu. Che io sono triste e stanco. Ho voglia che sia tu a guidarmi, papà. Metti la musica che ti piace. Che sarà quella che una volta cresciuto piacerà a me. Fammi essere piccolo. Pensa tu per me. Decidi tu per me. Mettimi la tua giacca, che a me sembra enorme, perché ho freddo. Prendimi in braccio e portami a letto, perché mi sono addormentato sul divano. Raccontami storie. E se sei stanco non farlo. Ma non te ne andare. Ho voglia di rimanere figlio per sempre. Abbracciami forte come dopo un gol. Dormi ancora, come hai fatto per una settimana, su una sedia accanto al mio letto in ospedale. Rassicurami. Carezzami la testa. Lo so che per tutti arriva il momento in cui devi fare da padre a tuo padre. Ma io non voglio. Non ora. Voglio vederti come un gigante. Non come un uccellino. Non andare, papà. Ti prego. Fammi essere ancora figlio. Fammi essere per sempre tuo figlio''. 

Parole toccanti che raccontano il Gabriele Corsi uomo e figlio, ma che ciascuno può adattare a sé stesso, essendo il rapporto col proprio padre quello che più condiziona, nel bene, ma anche nel male. 

Corsi non racchiude il suo libro entro gli argini del legame col padre, piuttosto narra le sue esperienze vissute durante il servizio civile svolto a Santa Maria della Pietà, ''il più grande manicomio d'Europa'', subito dopo che la legge Basaglia ne aveva decretato la chiusura. 

Un’esperienza dura ma formativa, a suo modo bellissima, che ha consentito a Gabriele Corsi di conoscere l'altro lato della società, quella che viene nascosta per paura, pudore o solo per convenienza.

Il libro è disponibile in tutte le librerie e anche online su Amazon, Feltrinelli, IBS e Mondadori.

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