CATTOLICA ASSICURAZIONI

- di: Germana Loizzi
 

Crescita a doppia cifra e grande solidità, la forza di essere una cooperativa quotata in Borsa.
Parla Carlo Ferraresi, Direttore Generale Area mercati e canali distributivi.

 

Nella prima trimestrale 2019 Cattolica Assicurazioni prosegue sulla scia degli ottimi risultati del bilancio 2018, mettendo a segno, rispetto al primo trimestre 2018, una crescita a doppia cifra sia del risultato operativo (+33,2%, a 60 milioni di euro) che dell’utile netto di Gruppo (+10,5%, a 26 milioni), mostrando inoltre solidità dei fondamentali tecnici (Combined Ratio stabile a 93,7% e Solvency II Ratio, che misura il livello di patrimonializzazione di una compagnia assicurativa, a 161%). La raccolta complessiva sale anch’essa a doppia cifra (+13%, a 1,5 miliardi di euro), con in crescita sia il Ramo Vita (+17,2%) che il Ramo danni (+5,4%).

D
ott. Ferraresi, alla luce di questi importanti risultati, confermate o migliorate le guidance tracciate per i risultati 2019, con un risultato operativo e di utile netto di Gruppo in miglioramento rispetto all’esercizio 2018?
Utilizzando un termine rugbistico, dato che siamo anche uno sponsor della Federazione Italiana di Rugby, possiamo certamente affermare che siamo una compagnia solida e questa solidità l’abbiamo confermata con i risultati del 2018.
Dal punto di vista dell’utile di Gruppo, il 2018 ha visto il risultato migliore del decennio e anche nel 2019 continuiamo ad essere una compagnia resistente come confermano i numeri del primo trimestre, in linea con gli ottimi risultati dello scorso anno.
In questi primi tre mesi il risultato operativo ha registrato una crescita del 33%, con un incremento del 13% della raccolta premi, positiva sia nel Vita che nel Danni. Siamo ormai a metà del nostro piano triennale e ovviamente, alla luce di questi brillanti risultati, confermiamo quanto presentato al mercato all’inizio del 2018. Tra gli obiettivi che ci siamo prefissati c’è anche quello di crescere nella parte Danni, fortificandoci dal punto di vista tecnico e questi risultati confermano che lo stiamo facendo. Un altro punto cruciale era rendere la nostra compagnia più innovativa e digitale, sia dal punto di vista della parte distributiva che dei prodotti. Per ciò che riguarda il ramo distributivo, abbiamo lanciato la nostra nuova applicazione di Gruppo ed altre operazioni ad essa collegate. Dal punto di vista del prodotto invece, la novità è il dispositivo Active Auto, pensato per migliorare lo stile di guida, che ci consente di catturare la clientela più giovane e la clientela dei grandi centri urbani. Abbiamo lanciato questo nuovo prodotto connesso, innovativo e con una forte componente digitale, a metà dello scorso anno e a breve comunicheremo il nuovo prodotto dedicato alla casa e alla persona.
Un altro grande passo in avanti è stato raggiungere l’accordo con IMA Italia Assistance, uno dei più grandi gruppi di assistenza europei, acquisendo il 35% dell’impresa con l’opportunità, a partire dal 2022, di salire al 51%.
L’assistenza è un fattore importantissimo: intendiamo passare dal concetto danno/rimborso a quello di prevenzione/protezione. Come assicuratori dobbiamo pensare sempre di più alle esigenze dei clienti e soddisfare le loro necessità e pensare sempre meno al nostro ruolo come meri venditori di prodotto. L’obiettivo di vendere un prodotto solamente per risolvere un rischio sta diventando un pensiero obsoleto. Noi vogliamo soddisfare totalmente le esigenze dei clienti e quindi pensare alla protezione anche del loro patrimonio, della famiglia, della salute, della vita, del posto di lavoro e per farlo abbiamo bisogno di prodotti modulari.

Il vostro Presidente Paolo Bedoni ha affermato che “il 2018 segna un cambio di passo importante per la Compagnia, che oggi vanta una presenza ancora più forte sul mercato e sul territorio nazionale”. Quali sono gli elementi portanti di questo cambio di passo, alla luce della triade “crescita profittevole, eccellenza tecnica e innovazione” che caratterizza il Piano industriale 2018-2020? Si può già parlare di una Cattolica 5.0?
Se per Cattolica 5.0 intende che riusciamo a mettere insieme le capacità delle persone con le macchine, in modo da raggiungere gli obiettivi del Piano Industriale e spingerci sempre di più verso l’innovazione, allora la risposta è assolutamente sì.
Per noi eccellenza tecnica, crescita profittevole e innovazione sono i pilastri del Piano e tutti si basano su un obiettivo fondamentale: rendere la compagnia sempre più agile. Per farlo bisogna semplificare il modello operativo e questa semplificazione passa necessariamente anche attraverso un cambiamento culturale delle persone. Tutte le attività della nostra azienda si basano sulle persone. Lo stesso Piano Industriale, ad esempio, è il frutto di incontri e considerazioni da parte dei nostri dipendenti e dirigenti.
Il passo successivo è stato quello di lavorare per aumentare la digitalizzazione.
Cattolica vanta circa 1700 dipendenti, ma anche oltre 1900 agenti e 1400 agenzie e oltre 6mila sportelli bancari che collocano prodotti del gruppo, per un totale di circa 10mila persone. Ad esempio, tramite la nostra app Cattolica, l’utente può vedere tutte le proprie polizze, costatare se ha un sinistro e a che punto è la pratica di quel sinistro. I nostri clienti devono poter gestire tutto autonomamente e, quando l’utente svolge un’operazione tramite app, contestualmente sul portale dell’agenzia compare la pratica. Questo processo lo chiamiamo “innovazione digitale multicanale integrata”, un’innovazione al servizio del cliente ma sempre con il supporto del nostro personale.
Per realizzare tutto ciò, sono stati indispensabili anche gli accordi con le nostre tre banche di riferimento: UBI Banca, Iccrea, Banco BPM.

Quali sono i “principi fondamentali” che rendono Cattolica un unicum nel panorama nazionale italiano, in cui è stata ed è protagonista da ben 123 anni, essendo stata fondata a Verona nel 1896? 
La nostra Compagnia è un unicum, in quanto si tratta dell’unica compagnia cooperativa assicurativa in Europa quotata in Borsa. Inoltre, dall’assemblea dei soci dello scorso aprile abbiamo un modello di governance monistico, altro elemento che ci differenzia da qualsiasi altra azienda di settore.
Siamo nati a Verona per dare una risposta alle domande di aiuto dei piccoli e medi proprietari terrieri di fine ‘800. Parte dei fondatori della Compagnia erano sacerdoti, motivati dai principi della dottrina sociale della Chiesa nell’aiutare persone e imprese a rimanere in piedi in caso di calamità naturali.
Nel tempo abbiamo mantenuto questa grande attenzione nel tenere uniti da una parte lo sviluppo e l’innovazione costante, dall’altra l’attenzione verso tutto ciò che è sociale. Il nostro statuto prevede che Cattolica sia continuamente ispirata ai principi della moderna dottrina sociale della Chiesa e questo significa avere sempre a mente e al centro del nostro lavoro la “persona”.

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ome già emerso dalle domande precedenti, un ‘cambio di passo’ non si realizza se non si sono compiuti, e bene, i passi precedenti. La spinta all’evoluzione, all’aggiornamento, all’innovazione è stata sempre una caratteristica della Compagnia. Citiamo ad esempio un momento chiave, quello del 2000, quando Cattolica si quota alla Borsa di Milano, segnando una discontinuità con il passato. Quanto è stato importante quel passo per Cattolica, quale valore aggiunto ha portato questa apertura al mercato (e ai giudizi del mercato), quali echi di quella scelta caratterizzano oggi il modo di essere di Cattolica?
Sono sempre stato e rimango fortemente convinto che essere quotati in Borsa per noi è stata ed è una benedizione. La quotazione impone di essere trasparenti, ma non solo: impone anche di dover seguire tutta una serie di regole, imposte in parte dalla Consob, che danno una disciplina fondamentale.
Inoltre essere quotati significa aprirsi al mercato e confrontarsi con esso: essere disciplinato sotto il profilo industriale diventa una condizione essenziale per crescere e per farsi notare dagli investitori, non solo italiani ma anche europei. È talmente importante questo processo che il nostro principale azionista è Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del Pianeta. L’unico investimento rilevante che ha fatto in Italia è stato con noi. Per la nostra azienda si è trattato di un grande risultato, frutto del duro lavoro di tutta la compagnia.

S
empre nel piano industriale, si prospettano una “governance più efficiente, in linea con best practices internazionali, verso l’adozione del modello monistico”. Che importanza ha questo punto nell’evoluzione della Compagnia?
Il modello monistico è uno degli elementi di semplificazione della compagnia e siamo orgogliosi di essere tra i primi in Italia ad averlo adottato. È forse un po’ semplicistico e riduttivo dire che siamo stati la realtà più lungimirante, ma è altrettanto vero che quando si passa ad un modello monistico si va verso una governance più attenta ai risultati e all’efficacia ed efficienza del ruolo del Consiglio di Amministrazione.

I
l rapporto di Cattolica con i soci, con i clienti, con i partner fin dalla fondazione è stato sempre di vicinanza, un rapporto ‘caldo’. Crede che la forma di società cooperativa rappresenti ancora oggi un valore aggiunto o questo valore, nella realtà economico-sociale che cambia, sia sceso o sia destinato a scendere? Oppure resta un antidoto al rischio di ‘spersonalizzazione’ del servizio?
La forma cooperativa è un valore molto importante, in quanto mette al primo posto l’attenzione per la persona che si traduce non solo in attenzione per i soci, ma anche per i collaboratori e di conseguenza per i clienti stessi. Nel corso degli anni abbiamo fatto evolvere il concetto di cooperativa, temperandolo con la realtà del mercato: un esempio lampante da questo punto di vista è il fatto che il nuovo Statuto di Cattolica preveda la possibilità per i soci di capitale di ottenere fino a due posti nel Consiglio di Amministrazione.

C
attolica è stata tra i pionieri della bancassicurazione e ha costituito negli anni importanti accordi di partnership nei rami vita e danni con diversi istituti bancari, raggiungendo una posizione di rilievo a livello nazionale per numero di punti vendita. Che rilievo ha, in questo contesto, la partnership esclusiva siglata con Banco BPM, terzo gruppo bancario italiano?
Abbiamo tre accordi con gli istituti bancari di cui siamo molto soddisfatti (Ubi Banca, Banco BPM e Iccrea, con la quale abbiamo recentemente rinnovato). La partnership con Banco BPM per Cattolica rappresenta un canale molto importante. È una collaborazione con un orizzonte di 15 anni. Questa collaborazione è andata oltre le più rosee aspettative per la parte danni e recentemente stiamo lavorando molto bene anche sul vita. Siamo molto vicini ai nostri partner anche per quanto riguarda la formazione e l’animazione commerciale, che sono indispensabili per poter vendere bene tramite sportello. La formazione e la creazione di campagne commerciali, svolte grazie alla nostra rete, è un aspetto che i nostri partner apprezzano molto.

N
el Piano industriale 2018-2020 ribadite una caratteristica di Cattolica: “Le persone sono l’elemento chiave della trasformazione”. E puntate sui talenti presenti in azienda, investendo 30 milioni di euro in tre anni per incentivare e valorizzarli. Può descriverci brevemente i cardini essenziali di questo nuovo e importante investimento nelle risorse umane?
Come dicevo prima, la persona è il vero capitale della nostra azienda. Per questo abbiamo messo in campo molte iniziative che puntano a dare soddisfazione ai nostri dipendenti e a metterli nelle condizioni di lavorare al massimo della produttività.
Innanzitutto, abbiamo offerto la possibilità ai nostri dipendenti di poter fare smart working fino a due giorni alla settimana, per permettere alle persone di conciliare al meglio vita personale e lavoro. Un altro elemento importante è il Job Market, un modello grazie al quale viene data la possibilità a tutti i dipendenti di candidarsi per posizioni professionali aperte all’interno dell’azienda. Ad oggi sono oltre 200 i dipendenti che hanno cambiato area di lavoro, una sorta di mercato interno molto dinamico ed affascinante. È stato l’Amministratore Delegato Alberto Minali a introdurre questa novità, importante per la crescita dei collaboratori e anche di ogni singolo dirigente, che ha la possibilità di rendere la propria area di competenza sempre più appetibile. Tutto ciò ha sicuramente creato un clima positivo all’interno dell’azienda.
Riuscire ad avere un ambiente di lavoro stimolante e sereno è una delle nostre priorità. Per questo abbiamo riconosciuto ai collaboratori anche il “diritto alla disconnessione”: le email e le comunicazioni aziendali vengono bloccate nel week end e durante la settimana dalle 20 fino alle 7 del mattino successivo.
Un’altra iniziativa importante legata al benessere è la distribuzione di frutta fresca due giorni a settimana e acqua, per spingere le persone verso un’alimentazione più sana.
Anche dal punto di vista della comunicazione online siamo decisamente migliorati rispetto a quanto facevamo precedentemente. Fra tutte le aziende europee, siamo stati quelli che hanno registrato il miglioramento più significativo per quanto riguarda la trasparenza e la comunicazione del nostro sito, passando dalla 109esima alla 14esima posizione nell’analisi Webranking 2018.

Q
uali sono i canali su cui, nel mercato di oggi e in quello prevedibile del prossimo futuro, punta di più la Compagnia per crescere?
Lavoriamo per potenziare la multicanalità integrata. Oggi abbiamo a che fare con molti tipi di clienti diversi: il cliente che svolge una semplice ricerca sul web; il cliente che vuole il preventivo via email per leggerlo poi con calma; il cliente che, una volta letto ed analizzato il preventivo, decide di andare direttamente allo sportello per avere un contatto fisico con il distributore; il cliente che compra o rinnova direttamente la polizza online, ancora una minoranza.
A fronte di tutte queste tipologie di clientela dobbiamo essere in grado di offrire un servizio personalizzato tutto il giorno, tutti i giorni, sia online che offline per cogliere le nuove opportunità del mercato e soddisfare le attese di servizio alla clientela. E questo può avvenire grazie alla sinergia tra i nostri canali digitali e l’attività dei nostri distributori qualificati, potenziando le nostre reti per essere ancora più protagonisti della crescita nel prossimo futuro.

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