Carne coltivata, Systemiq-Good Food Institute Europe: mercato da 85 miliardi

- di: Barbara Leone
 
Da tempo, la carne coltivata sta attirando l'attenzione globale, dividendo l'opinione pubblica tra entusiasti e detrattori. Se da un lato c'è chi la considera una svolta epocale per il futuro dell'alimentazione, dall'altro permangono scetticismi legati a costi elevati, dubbi sulla sicurezza alimentare e l'accettazione da parte dei consumatori. Eppure, al di là delle perplessità, questa tecnologia rappresenta una straordinaria opportunità con un triplice vantaggio: contribuire a sfamare una popolazione mondiale in crescita, salvare milioni di animali dall'allevamento intensivo e ridurre gli impatti devastanti del cambiamento climatico. Secondo una recente analisi condotta da Systemiq in collaborazione con il Good Food Institute Europe, il mercato della carne coltivata potrebbe raggiungere un valore compreso tra i 15 e gli 85 miliardi di euro entro il 2050. Si tratta di una prospettiva che offre soluzioni concrete a problemi globali come la sostenibilità, la sicurezza alimentare e il benessere animale, ma che richiede investimenti e un contesto normativo favorevole per poter realizzare il suo pieno potenziale.

Carne coltivata, Systemiq-Good Food Institute Europe: mercato da 85 miliardi

Partiamo dai numeri: la popolazione mondiale è destinata a raggiungere i 10 miliardi di persone entro il 2050, e con essa la domanda di proteine è in continua espansione. Il sistema attuale di produzione di carne non è sostenibile: richiede enormi quantità di risorse naturali, in particolare acqua e suolo, e contribuisce significativamente alle emissioni di gas serra. La carne coltivata, prodotta in laboratorio a partire da cellule animali, offre una soluzione alternativa che potrebbe aiutare a nutrire l'intera popolazione senza gli impatti devastanti sull'ambiente associati all'allevamento tradizionale. Secondo le stime, questa tecnologia potrebbe ridurre l'uso di suolo fino al 33% e le emissioni di gas serra del 17% rispetto alla carne prodotta con metodi convenzionali. Si tratta di una riduzione significativa che, su scala globale, potrebbe aiutare a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Christine Delivanis, partner di Systemiq, sottolinea che “gli investimenti nel sistema alimentare potrebbero offrire un ritorno significativo in termini di impatto ambientale, rappresentando un’opportunità a lungo termine per gli investitori”.

C’è poi il discorso etico, che non va affatto sottovalutato. Ogni anno, miliardi di animali vengono allevati e macellati per soddisfare la domanda globale di carne. Questo processo non solo solleva gravi questioni etiche, ma ha anche un impatto devastante sugli ecosistemi. Gli allevamenti intensivi sono una delle principali cause di perdita di biodiversità, inquinamento dell'acqua e deforestazione. La carne coltivata offre una soluzione radicalmente diversa: poiché viene prodotta a partire da cellule animali in laboratorio, non richiede l'allevamento e l'uccisione di animali.

Good Food Institute Europe ha più volte sottolineato come la carne coltivata rappresenti una svolta per il benessere animale. Riducendo la dipendenza dagli allevamenti intensivi, possiamo ridurre drasticamente la sofferenza degli animali e contribuire alla protezione degli ecosistemi naturali. Il settore della produzione alimentare, e in particolare quello della carne, è inoltre responsabile di una parte significativa delle emissioni globali di gas serra. Secondo la FAO, l'agricoltura animale rappresenta circa il 14,5% delle emissioni globali, una cifra impressionante che include anche il metano prodotto dagli allevamenti di bovini. Ridurre la nostra dipendenza dalla carne tradizionale è una delle azioni più efficaci che possiamo intraprendere per combattere il cambiamento climatico. La carne coltivata, grazie ai metodi di produzione controllati e altamente efficienti, richiede meno energia, acqua e risorse rispetto all'allevamento tradizionale. Inoltre, consente di ridurre la deforestazione, poiché non necessita di ampi terreni agricoli per il pascolo o la coltivazione di mangimi. Questo potrebbe giocare un ruolo cruciale nel mantenere entro i limiti gli obiettivi climatici globali, come il mantenimento dell'aumento della temperatura globale sotto i 2°C, come stabilito dall'Accordo di Parigi.

L'analisi di Systemiq ha delineato tre possibili scenari per lo sviluppo del mercato della carne coltivata, ciascuno con tempistiche e impatti differenti. Scenario moderato: in questo scenario, la carne coltivata rimane un prodotto di nicchia fino al raggiungimento della parità di prezzo con la carne tradizionale, previsto per il 2045. Entro quella data, questo prodotto potrebbe raggiungere lo 0,2% del mercato globale. Scenario ottimistico: grazie a un'accelerazione delle normative e a investimenti mirati, la carne coltivata potrebbe raggiungere la parità di prezzo già nel 2040, conquistando fino al 3% del mercato entro il 2050. Scenario rapido: con un rapido abbattimento dei costi e un contesto normativo simile a quello di Singapore, il primo Paese ad aver approvato la vendita di carne coltivata, la parità di prezzo potrebbe essere raggiunta già nel 2035, con una quota di mercato del 9% entro il 2050. Tuttavia, per realizzare questo scenario sarebbero necessari investimenti di 5 miliardi di euro all'anno. Secondo le stime, a livello globale il settore della carne coltivata richiederà investimenti compresi tra i 170 e i 510 miliardi di euro entro il 2050. Attualmente, il settore è ancora in fase emergente: ci sono circa 180 aziende attive a livello globale, di cui più di 50 in Europa, e finora sono stati raccolti solo 3,1 miliardi di dollari in investimenti. Tuttavia, il potenziale di crescita è enorme, con la possibilità di generare tra i 25.000 e i 90.000 posti di lavoro entro il 2050, contribuendo non solo alla sostenibilità, ma anche all'economia.

Per realizzare questo potenziale, sarà cruciale il ruolo dell'Unione Europea, che ha già dimostrato il suo impegno verso la sostenibilità con iniziative come il Green Deal volto a rendere l'Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Investire nella carne coltivata e creare un quadro normativo che favorisca lo sviluppo di questo settore, potrebbe permettere all'Europa di assumere un ruolo di leadership nel mercato globale della carne sostenibile. Se il futuro è ancora da scrivere, una cosa è certa: ciò che oggi sembra diavoleria tecnologica, o quantomeno un'alternativa di nicchia, potrebbe diventare la norma domani, aprendo le porte a un nuovo paradigma alimentare che potrebbe finalmente nutrire il pianeta senza sacrificarne la salute nostra, e dei nostri amici animali.

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