• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Brunetta: “La sfida dei giovani è decisiva per la tenuta del Paese”

- di: Anna Montanari
 
Brunetta: “La sfida dei giovani è decisiva per la tenuta del Paese”

Nel suo intervento, Renato Brunetta mette al centro un punto che il mondo economico osserva da tempo: la difficoltà dell’Italia ad attrarre e trattenere giovani ad alta formazione. Un problema che non riguarda solo la dimensione sociale, ma impatta direttamente su produttività, innovazione, finanza pubblica e sostenibilità dei sistemi pensionistici. Il capitale umano, ricorda Brunetta, è la variabile chiave che determina la capacità di un’economia avanzata di restare competitiva.

Brunetta: “La sfida dei giovani è decisiva per la tenuta del Paese”

Secondo il presidente del Cnel, l’Italia possiede asset di valore: università di qualità, eccellenze industriali, un tessuto produttivo variegato, un patrimonio culturale e territoriale che potrebbe rappresentare un fattore di attrazione. Tuttavia, il Paese non riesce a trasformare questi punti di forza in opportunità per i giovani. Stipendi iniziali bassi, scarsa mobilità professionale, investimenti insufficienti in formazione continua e un mercato del lavoro ancora rigido rendono più conveniente partire che restare.

In termini economici, questo fenomeno si traduce in una perdita secca di risorse: ogni giovane qualificato che emigra rappresenta anni di investimenti pubblici in istruzione che vanno a beneficio di altri sistemi produttivi.

Il Rapporto sull’attrattività: un benchmark con le economie avanzate
Il Rapporto elaborato dal Cnel non si limita a descrivere lo stato attuale, ma confronta l’Italia con altri Paesi ad alto reddito. L’indice di attrattività incrocia variabili economiche, demografiche, fiscali e sociali, restituendo un quadro chiaro: il Paese arretra nella competizione internazionale per i talenti.
La conseguenza è un potenziale di crescita ridotto, perché laboratori di ricerca, imprese ad alta intensità tecnologica e servizi innovativi richiedono un apporto costante di giovani preparati. Per Brunetta, questa analisi deve diventare la base su cui misurare nuove politiche industriali e di welfare.

Ritardi strutturali che frenano gli investimenti
L’editoriale evidenzia ritardi culturali ed economici che limitano la capacità dell’Italia di competere. Le imprese lamentano difficoltà nel reperire profili tecnici e digitali, nonostante un tasso di disoccupazione giovanile ancora elevato. Il mismatch fra domanda e offerta blocca l’espansione di interi comparti industriali, dalle tecnologie green alla manifattura avanzata.
Anche gli investitori internazionali guardano alla disponibilità di capitale umano: la scelta di localizzare centri di ricerca, hub di innovazione o sedi operative dipende dalla capacità di un Paese di offrire competenze e un contesto dinamico. La fuga dei giovani indebolisce questa competitività.

La strategia dell’Italia per restare nel gruppo delle economie avanzate
Brunetta sostiene che la questione giovanile non sia un tema settoriale, ma la strategia complessiva con cui l’Italia deve riposizionarsi nel panorama delle economie avanzate. Rendere il Paese attrattivo significa recuperare ritardi su formazione, produttività, inclusione nel mercato del lavoro e qualità dei servizi pubblici.
Un’Italia capace di trattenere e attrarre giovani aumenta il suo potenziale di crescita, sostiene meglio la spesa sociale e diventa più credibile sui mercati finanziari, riducendo il rischio-Paese. Al contrario, il calo demografico combinato con l’emigrazione qualifica una dinamica pericolosa: meno lavoratori, più costi pro capite, meno risorse per innovare.

“Basta spreco di capitale umano”: un impegno anche per le imprese

Il presidente del Cnel insiste sulla necessità di fermare lo spreco di capitale umano, considerandolo una delle inefficienze più costose del sistema italiano. Per invertire la tendenza, non bastano incentivi fiscali o progetti isolati: serve una collaborazione strutturale tra istituzioni, mondo produttivo e sistema educativo.
Le imprese devono investire in competenze e carriera, mentre lo Stato deve rendere più semplice lavorare, studiare e vivere in Italia. Solo così, conclude Brunetta, il Paese potrà tornare competitivo nella “guerra globale dei talenti” che oggi determina le sorti economiche delle nazioni.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 7 record
Pagina
2
28/11/2025
Smart working in bilico: presenzialismo in rialzo e talenti in fuga
Nel 2025 l’85% dei lavoratori torna in ufficio. Il crollo della flessibilità alimenta stre...
Trovati 7 record
Pagina
2
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720