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Brand reputation, finanza ed energia dominano il podio digitale

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Brand reputation, finanza ed energia dominano il podio digitale

Intesa Sanpaolo, UniCredit ed Eni guidano la classifica Top 200 Brand Reputation, l’osservatorio curato da Reputation Manager che misura la reputazione online di oltre duecento aziende attive in Italia, incluse numerose multinazionali. Un podio che fotografa non solo la forza dei marchi, ma anche il rapporto sempre più stretto tra risultati economici, narrazione pubblica e percezione digitale.

Brand reputation, finanza ed energia dominano il podio digitale

La rilevazione prende in esame identità digitale, contenuti online ed evoluzione storica dei brand, calcolando l’impatto reputazionale di ogni singolo contenuto attraverso un modello che valuta oltre cento parametri. Nel trimestre compreso tra il 1° luglio e il 30 settembre 2025 sono stati analizzati più di 2,5 milioni di contenuti riferiti alle 217 aziende incluse nel paniere. Una mole di dati che restituisce una fotografia articolata dei settori e dei marchi più rilevanti nel dibattito pubblico.

Dal punto di vista dei volumi, il settore Media & Telco è risultato il più discusso del trimestre, con oltre 665 mila contenuti online, seguito dall’Automotive con 461,5 mila citazioni. Al terzo posto si colloca il Finance con 262,6 mila contenuti, tallonato dal Fashion & Beauty a quota 242,4 mila conversazioni. Ma la quantità non coincide automaticamente con la qualità reputazionale, ed è proprio qui che emerge il dato più interessante.

“I brand del Finance e dell’Energy si confermano i più forti in classifica, grazie soprattutto alla solidità delle aziende”, spiega Andrea Barchiesi, fondatore e CEO di Reputation Manager (nella foto). Settori meno rumorosi rispetto ad altri, come l’Automotive o il Fashion, ma capaci di generare contenuti con un impatto reputazionale positivo più elevato. In altre parole, meno esposizione ma maggiore coerenza e credibilità. L’effetto opposto si osserva nei comparti più chiacchierati, dove a grandi volumi di conversazioni corrisponde talvolta una flessione della reputazione, complice una fase congiunturale più complessa.

A primeggiare nella classifica è Intesa Sanpaolo, che raggiunge 81,23 punti sotto la guida di Carlo Messina. La banca si distingue per una narrazione digitale legata a risultati economici solidi – oltre 5,2 miliardi di euro di utili nel primo semestre 2025 – ma anche per il ruolo svolto nel sostegno al sistema produttivo italiano, con circa 29 miliardi di nuovo credito erogato a famiglie e imprese. A rafforzare la reputazione contribuiscono inoltre gli investimenti nella transizione energetica e nelle energie rinnovabili, che posizionano il gruppo come attore di riferimento a livello europeo.

Al secondo posto si colloca UniCredit con 78,02 punti, sotto la guida di Andrea Orcel. La banca beneficia di un racconto reputazionale fondato sull’aumento degli utili – 6,1 miliardi nel primo semestre, in crescita dell’8% – e su una strategia di espansione internazionale che ha riportato l’istituto al centro delle dinamiche bancarie europee. Le operazioni su Commerzbank, insieme agli investimenti in capitale umano e alle partnership con il mondo universitario, rafforzano un’immagine di banca orientata alla crescita di lungo periodo.

Completa il podio Eni, che sale di due posizioni e raggiunge 73,92 punti. Il gruppo guidato da Claudio Descalzi consolida la propria reputazione grazie all’impegno sulla Just Transition, agli accordi strategici per la sicurezza energetica – come il protocollo d’intesa con Sonatrach – e ai progetti di sviluppo e sostenibilità in Paesi chiave come Algeria e Costa d’Avorio. Innovazione tecnologica e attenzione alle ricadute sociali diventano così elementi centrali della percezione online.

La classifica Top Brand Reputation conferma quindi una tendenza chiara: nel dibattito digitale contano meno i picchi di visibilità e più la coerenza tra risultati industriali, strategia e racconto pubblico. In una fase di incertezza economica, i brand che trasmettono solidità e visione di lungo periodo riescono a trasformare la reputazione in un vero asset competitivo.

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