Blue Economy: Underwater, la nuova sfida di Fincantieri

- di: Redazione
 

Nella visione di un’economia sempre più green e sostenibile, il mare rappresenta una risorsa preziosa su cui si investe oggi e si investirà sempre più in futuro. I dati attestano che il 90% delle merci mondiali viaggia via mare, considerato il mezzo di comunicazione più efficiente, conveniente e meno tossico, dato che inquina cinque volte meno del traffico su strada e tre volte meno del traffico su rotaia e che ben il 98% delle comunicazioni viaggia attraverso dorsali sottomarine, per un totale di 1,2 milioni di chilometri di cavi sottomarini in tutto il mondo che devono essere monitorati, ispezionati e mantenuti.

Blue Economy: Underwater, la nuova sfida di Fincantieri

Tutto ciò è ancora più vero nel Mediterraneo, che rappresenta solo 1% della superficie mondiale acquea, ma è attraversato dal 20% del traffico marittimo mondiale, (arriverà al 25 % in cinque anni), dal 16 % del traffico Internet mondiale, e collega tre continenti, tre culture, tre confessioni religiose. 

La ricchezza apportata dal mare riguarda anche il 50% del cibo, che nel prossimo secolo proverrà dalle acque. Inoltre, l'80% della popolazione mondiale vive entro 200 chilometri dalla costa, mentre il 30% della popolazione italiana vive entro 300 metri dalla costa. Eppure, si stima che solo il 5% dei fondali sia stato esplorato finora: questo dà luogo a una serie di iniziative e progetti tutti ancora da realizzare, tanto che il valore stimato della Global Underwater Economy tra il 2024 e il 2030 è attestato a 400 miliardi di euro.

L’underwater è un’industria nuova e inesplorata e, in quanto tale, terreno fertile per l’innovazione, in una sfida che richiede nuove risposte in termini di governance, organizzazione, finanziamento e, last but not least, di tecnologie. Le applicazioni dell’underwater sono molteplici e spaziano dall'energia alla costruzione di infrastrutture, dalla difesa alla ricerca scientifica, rappresentando un settore di grande importanza per l'economia globale e per lo sviluppo tecnologico, grazie anche alla rinnovata centralità del Mediterraneo nelle strategie di approvvigionamento energetico dell’Italia e dell’Europa. Infatti, acqua ed energia sono i due elementi chiave che determineranno lo sviluppo economico, la stabilità sociale e la sicurezza energetica della regione.

In questo scenario, Fincantieri sviluppa un progetto industriale con l’obiettivo di accelerare la creazione di un campione nazionale della subacquea. La natura duale del Gruppo consentirà di estendere agli usi civili le soluzioni sperimentate e validate in ambito militare garantendo così un’osmosi tecnologica, il rafforzamento della filiera industriale delle PMI e una ricaduta economico-sociale per il Paese.

Oggi, l’Italia ha la possibilità concreta di esercitare una leadership innovativa e di guidare collettivamente l’innovazione nel dominio subacqueo, un’industria nascente che segue, per analogia, dinamiche simili a quelle che, a suo tempo, hanno caratterizzato l’esordio della space economy: un’ambizione industriale e, al contempo, anche un’iniziativa strategica, che vede al centro la cooperazione tra le istituzioni e le aziende in grado di attrarre fondi, pubblici e privati, per brevettare tecnologie innovative in grado di continuare a garantire alla Marina le migliori capacità navali. 

La storia e l’evoluzione di Fincantieri sono paradigmatici e coevi del legame ancestrale fra il Paese e il mare e ne accompagnano la tradizione, a partire dal primo sommergibile, datato 1896, ad oggi, con 108 sottomarini costruiti. Forte del suo know how e partner industriale della Marina Militare italiana, Fincantieri è fra i capifiliera del nuovo Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, inaugurato a La Spezia alla presenza del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, e del Ministro per le Politiche del Mare, Nello Musumeci: la struttura, nata sotto l’egida della Marina militare, punta alla creazione di start up, giovandosi della vicinanza del Centre for Maritime Research della Nato, e sarà l’incubatore delle tecnologie per la sicurezza del dominio sottomarino con le sue infrastrutture critiche, che vanno dalle dorsali dei dati ai gasdotti.

In quest’ottica di espansione si intende anche la recente acquisizione di Remazel, leader globale specializzato nella progettazione e fornitura di top side equipment altamente customizzati e ad alta complessità: un’operazione finalizzata ad accelerare le competenze tecnologiche del Gruppo e potenziare la presenza Fincantieri nel settore della subacquea. Con Remazel, Fincantieri rafforza l’offerta di soluzioni end-to-end, stabilizzando inoltre il presidio delle attività post-vendita, con particolare focus sui servizi digitali e di supporto logistico ad alta complessità operativa.

Pierroberto Folgiero, Amministratore delegato di Fincantieri, ha commentato: “L’operazione rappresenta il primo importante tassello della strategia di sviluppo nel settore delle operazioni tecnologiche offshore e subsea, favorendo nel contempo il consolidamento in Italia di una delle eccellenze del comparto industriale nazionale. Le competenze distintive ingegneristiche e tecnologiche di Remazel, leader nel proprio settore, consentono al Gruppo di consolidare il proprio ruolo di integratore di sistemi complessi e di partner per i nostri clienti lungo tutta la vita del mezzo navale e dei suoi equipment a maggior valore aggiunto. L’attuale posizionamento di Remazel permette inoltre a Fincantieri di rafforzare il proprio posizionamento in settori in rapida crescita, quali quello delle operations underwater e del wind offshore, coprendo le attività a maggior valore aggiunto della catena del valore. Quello della subacquea, in particolare, rappresenta il nuovo dominio geopolitico, di grande rilevanza strategica sia in ambito civile sia della difesa.

 L’accordo relativo all’acquisizione, presumibilmente perfezionato entro fine anno, prevede un corrispettivo basato su un enterprise value pari a 78 milioni di euro

Perseguendo economie di scala e di scopo, Fincantieri amplia così il proprio portafoglio di competenze distintive, con il duplice risultato di consolidare sia il proprio ruolo di capo filiera e di aggregatore, che le competenze di realtà eccellenti a livello nazionale ed internazionale.

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