Berlusconi: il futuro di Forza Italia un problema per Giorgia Meloni e i suoi progetti
- di: Redazione
La fine terrena di Berlusconi sta scuotendo la politica del Paese, non solo per il fatto che lui ne è stato un protagonista (nel bene, ma anche nel male, come i servizi televisivi delle reti nazionali, pubbliche e private, sembrano avere dimenticato) , quanto perché si va confermando come un problema per la maggioranza che esprime il governo di Giorgia Meloni.
Forza Italia - partito di plastica, partito personale, partito a trazione familiare, come è stato chiamato in queste ore - sembra destinato ad implodere perché, con la fine del suo leader, all'interno mancano figure dalla personalità tale da subentrargli godendo della stima e del rispetto degli altri.
Berlusconi: il futuro di Forza Italia un problema per Giorgia Meloni e i suoi progetti
Così non è, e non lo diciamo per disistima sui singoli, ma per il semplice motivo che Silvio Berlusconi e il suo ego smisurato non hanno mai nemmeno contemplato l'ipotesi di un successore o di un ''delfino'' da fare crescere, ritenendosi uno, solo e insostituibile. Un ragionamento che, se l'avesse fatto pure il Padreterno, non avrebbe consentito la scesa in terra del Figlio.
L'elenco dei candidati a succedergli sebbene non lunghissima è significativa del disegno generale di controllo totale del partito che, avendo in lui e nella sua famiglia i finanziatori, non poteva che adeguarsi.
Ma comportarsi come Crono, che uccideva i figli per garantirsi la continuità del potere, alla fine si è ritorno contro Berlusconi che se n'è andato forse ancora convinto della sua immortalità politica, dovendo fare i conti però con la tangibilità del corpo. Oggi, quindi, Forza Italia è un partito acefalo, che deve ancora capire se la sua fine sarà decretata da movimenti interni o da seduzioni esterne.
Ma tutto lascia pensare che, pur se dovesse accettare l'invito a impegnarsi in prima persona, Marina Berlusconi non potrà mai avere la vocazione al comando che, se sa esercitare e gestire benissimo nelle sue aziende, in politica la costringerebbe a compromessi che potrebbe, caratterialmente e per la sua formazione manageriale, anche non sapere affrontare.
Poi bisognerà capire cosa mai Berlusconi abbia scritto nel suo testamento che, oltre alla parte meramente legata a Fininvest o come si chiamino le società che a lui facevano capo, avrà pure affrontato lo scabroso capitolo di Forza Italia che, se è un partito, ha anche degli aspetti civilistici ne he possono condizionare l'esistenza futura, semmai dovesse restare autonoma.
Lo diciamo perché, da mesi, con l'aggravarsi delle condizioni di salute di Berlusconi, si sono moltiplicati i segnali di una progressiva intrusione della sua compagna, Marta Fascina, nella vita, ma soprattutto nelle decisioni di Forza Italia. Come confermato da quanto accaduto appena poche ore dopo la morte del ''capo'', con la nomina in posti di responsabilità di alcuni fedelissimi della sua ''non moglie'', confermando l'esistenza di una corrente che non è nata certo per avere un ruolo marginale.
Il futuro di Forza Italia sarà però un piccolo problema per Giorgia Meloni che, all'improvviso, rispetto ad una tabella di marcia che probabilmente aveva in mente, si ritrova con una delle tre gambe della maggioranza non in grado di garantire la continuità del governo, almeno per come lei l'aveva pensata.
Forza Italia, al presidente del consiglio, garantiva quella sponda di centro necessaria in Italia, ma vitale per rapportarsi con l'Europa. Senza Forza Italia, al governo e a Giorgia Meloni manca quella sponda con una fetta dell'elettorato che, sentendosi convintamente liberale, ha comunque accettato di votare per la maggioranza nella speranza che Berlusconi facesse da equilibratore rispetto alle spinte verso una destra tradizionale. Ora il panorama è cambiato, mettendo Giorgia Meloni davanti ad un dilemma non da poco: proseguire nella sua politica di destra-destra o cominciare, con lievissime quasi impercettibili mutazioni di rotta, a staccarsi dall'ala estrema della coalizione, accettando di moderarne le pulsioni, che animano Fratelli d'Italia soprattutto in coloro che hanno visto la vittoria alle elezioni come la possibilità di una rivalsa.
Non è un quesito di poco conto, se si guarda soprattutto alla prossima scadenza elettorale, che nel 2024 vedrà gli europei andare alle urne e con Meloni che coltiva l'ambizione di diventare l'azionista di riferimento di una maggioranza, che però non potrà essere, come in Italia, a trazione di destra, ma conservatrice, che è sostanzialmente cosa diversa. Una operazione che le potrà riuscire solo se terrà ben saldo il legame con Forza Italia, di cui oggi, in ottica soprattutto europea, non può fare a meno, mentre in Italia si può permettere di fagocitarla, con i tempi lenti della politica. Anche perché sull'osso forzista sono in molti a volersi gettare, a cominciare da Matteo Salvini (che forse si sente d'avere in mano la golden share su Forza Italia almeno in Lombardia, regione cruciale per lui), ma non dimenticando quei paladini del centro che, Matteo Renzi in testa, si tirano fuori, ma affilano le armi.