Dopo il rallentamento dei mesi precedenti, torna a crescere il ritmo di aumento dei salari negoziati nell’area euro. Secondo i dati pubblicati nel wage tracker della Banca centrale europea, nel quarto trimestre del 2025 l’incremento si attesta al +2,8%, in netto rialzo rispetto al +1,6% registrato nel terzo trimestre. Tuttavia, il dato rimane inferiore al picco del 4,2% toccato alla fine del 2024, segnalando un progressivo raffreddamento della dinamica retributiva.
BCE, salari negoziati in rialzo al +2,8% nel quarto trimestre 2025
L’andamento salariale è uno degli indicatori più rilevanti per la BCE, impegnata a riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%. In questo contesto, le retribuzioni rappresentano una variabile chiave, in particolare per il loro impatto sui prezzi nel settore dei servizi, storicamente più rigidi rispetto ai beni industriali.
Il vicepresidente dell’Eurotower, Luis de Guindos, ha commentato i dati in un’intervista a un quotidiano ceco pubblicata questa mattina, sottolineando che le pressioni salariali potrebbero attenuarsi nei prossimi mesi. "Le survey presso le aziende confermano la nostra convinzione che le dinamiche salariali inizieranno a rallentare, contribuendo alla frenata dell'inflazione nel settore dei servizi", ha dichiarato Guindos.
L’orientamento della BCE è chiaro: l’evoluzione dei salari rappresenta un elemento centrale nelle decisioni di politica monetaria, con particolare attenzione agli effetti che una crescita sostenuta delle retribuzioni potrebbe avere sulla persistenza dell’inflazione.
Inflazione e tassi: il nodo della politica monetaria
Dopo il picco toccato nel 2022-2023 a seguito della crisi energetica e della guerra in Ucraina, l’inflazione nell’Eurozona ha progressivamente rallentato, grazie al raffreddamento dei prezzi delle materie prime e al ciclo restrittivo adottato dalla BCE. Tuttavia, l’istituto guidato da Christine Lagarde continua a monitorare con attenzione l’evoluzione del mercato del lavoro e delle dinamiche retributive, per evitare il rischio di una spirale prezzi-salari che potrebbe complicare il rientro dell’inflazione.
Proprio per questo, nonostante l’attuale fase di rallentamento economico, la BCE ha finora mantenuto un approccio prudente sui tagli dei tassi d’interesse, aspettando segnali più chiari di allentamento delle pressioni inflazionistiche. Le proiezioni per il 2025 indicano un ulteriore calo dell’inflazione, ma molto dipenderà dall’andamento dei salari e dalla risposta delle imprese ai costi del lavoro.
Mercato del lavoro: tra resilienza e incertezze
Nonostante l’aumento dei tassi e il rallentamento della crescita economica, il mercato del lavoro europeo ha mostrato una notevole resilienza negli ultimi anni. Il tasso di disoccupazione si mantiene su livelli storicamente bassi in molte economie dell’Eurozona, sostenendo la domanda interna e alimentando le pressioni sui salari. Tuttavia, il contesto macroeconomico rimane incerto, con diversi fattori – dalla politica fiscale ai costi energetici – che potrebbero influenzare l’evoluzione del mercato del lavoro e la capacità delle imprese di assorbire eventuali aumenti salariali senza scaricarli sui prezzi.
Nei prossimi mesi, dunque, la BCE continuerà a valutare l’andamento delle retribuzioni nel contesto più ampio della politica monetaria, con l’obiettivo di bilanciare il sostegno all’economia con la necessità di evitare nuovi rischi inflazionistici. L’attenzione resta alta sulle prossime mosse dell’Eurotower e sulle possibili ripercussioni per lavoratori, imprese e mercati finanziari.