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Bce, riparte il valzer delle nomine: da de Guindos a Lagarde, l’Eurotower entra nella stagione delle successioni

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Bce, riparte il valzer delle nomine: da de Guindos a Lagarde, l’Eurotower entra nella stagione delle successioni

È cominciata la nuova stagione delle nomine ai vertici della Banca centrale europea, e questa volta la partita coinvolge quasi tutta la squadra di comando. Entro il 2027 scadranno infatti i mandati di quattro dei sei membri del Comitato esecutivo, compresa la presidente Christine Lagarde, aprendo un confronto tra le capitali europee che promette di ridisegnare gli equilibri di potere dentro l’Eurotower.

Bce, l’Eurotower entra nella stagione delle successioni

La prima poltrona in scadenza è quella del vicepresidente, Luis de Guindos, il cui mandato termina a maggio 2026. Secondo quanto riporta il Financial Times, il tema della sua successione sarà sul tavolo dell’Eurogruppo già mercoledì, in un incontro che si annuncia come il punto di partenza del grande negoziato sulle future leadership economiche dell’Unione.

Le capitali in competizione
Parigi, Berlino, Madrid, Roma e Amsterdam si muovono con cautela ma con obiettivi chiari. La nazionalità e l’orientamento di politica monetaria del prossimo vicepresidente, scrive il quotidiano britannico, “avranno un peso significativo nella definizione della successione di Lagarde”, dato il fragile equilibrio tra le anime dell’Eurozona: quella più rigorista del Nord e quella più espansiva del Sud.

In pratica, la partita per la vicepresidenza è anche un anticipo del confronto per la presidenza, che si aprirà nei prossimi due anni. Non si tratta solo di una questione di poltrone, ma di indirizzo politico: il successore di Lagarde dovrà decidere come gestire una nuova fase economica segnata dal rallentamento della crescita, dal ritorno della disoccupazione e dalla necessità di rivedere la strategia anti-inflazione dopo i tassi record del triennio 2022-2024.

L’effetto Powell e il fattore equilibrio
Il calendario europeo si intreccia con quello americano. A maggio scadrà anche il mandato del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, e la coincidenza temporale apre scenari di forte interdipendenza tra Washington e Francoforte. Mentre la Fed discute se cambiare rotta dopo la lunga stagione di rialzi, l’Eurotower dovrà scegliere se continuare con la prudenza di Lagarde o virare verso una linea più flessibile, capace di sostenere gli investimenti e la transizione industriale europea.

“Le due banche centrali si osservano e si condizionano”
, sottolinea il Ft. “Un cambio alla guida della Bce in concomitanza con quello della Fed potrebbe riscrivere gli equilibri globali del credito”.

I nomi e il contesto politico
Per ora i nomi restano riservati, ma nelle cancellerie europee si fa già strada l’idea di un compromesso geopolitico. Alcune fonti citate dal giornale britannico ipotizzano un candidato del Nord Europa alla vicepresidenza – per bilanciare una possibile presidenza “mediterranea” dopo Lagarde – ma nulla è ancora deciso.
La Spagna, che con de Guindos occupa oggi uno dei ruoli più pesanti, punta a mantenere la posizione; la Francia potrebbe tentare di difendere la presidenza, mentre la Germania – dopo l’uscita di Isabel Schnabel dal board nel 2027 – potrebbe chiedere un posto di rilievo per riequilibrare il peso del Nord.

Dietro la diplomazia dei comunicati, la posta in gioco è chiara: la prossima leadership della politica monetaria europea.

Il potere (anche economico) dell’Eurotower
Il Financial Times ricorda che la presidenza della Bce è una delle cariche più prestigiose e meglio retribuite dell’euroburocrazia, con uno stipendio base di 466.000 euro l’anno, più benefit e un bonus a sei cifre per la partecipazione al consiglio di amministrazione della Banca dei Regolamenti Internazionali.
Ma il vero potere non è nello stipendio, bensì nella capacità di influenzare la politica economica europea: ogni parola del presidente della Bce può muovere i mercati, orientare le borse e cambiare le strategie dei governi.

Il bivio dell’Europa

La corsa alle nomine arriva in un momento in cui l’Eurozona deve ridefinire il proprio modello economico. Dopo gli anni della crisi energetica e dell’inflazione, e con una crescita che fatica a ripartire, la Bce è chiamata a trovare un nuovo equilibrio tra stabilità e sviluppo.
La scelta di chi guiderà l’istituzione nel dopo-Lagarde non sarà quindi solo una questione di rotazione tra Stati membri, ma un test politico per l’intera Unione: capire se l’Europa vorrà continuare a parlare il linguaggio dell’austerità o se, finalmente, inizierà a coniugare rigore e investimenti.

Per ora, il valzer delle nomine è solo all’inizio. Ma ogni segnale, ogni indiscrezione, fa già parte della grande partita sul futuro dell’Eurotower.

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