La Bce segue la Fed sulla strada della prudenza e conferma i tassi

- di: Redazione
 
Chi sperava che la Bce si apprestasse ad annunciare dei tagli, sin da subito, dei tassi di interesse, è rimasto deluso. L'Istituto di Francoforte ha infatti annunciato che ha deciso di lasciarli inalterati. Quello sui rifinanziamenti principali rimane quindi al 4,50%. Così come invariati rimangono quelli sui depositi (4%) e sui prestiti marginali (4,75%).
Quindi, Christine Lagarde si è ritrovata sulle stesse posizioni dell'americana Federal Reserve che, contrariamente alle speranze di pochi tra gli investitori, ha deciso che non è ancora tempo per mettere mano ai tagli. E lo ha ribadito appena poche ore fa con il suo presidente Jerome Powell, nei corso di una audizione davanti al Congresso.
E si continuerà con questo quadro sino a quando le notizie sull'andamento in calo dell'inflazione non siano realmente rassicuranti e il traguardo del 2% annuo (che sia la Bce che la Fed si sono posti) è veramente a portata di mano.

La Bce segue la Fed sulla strada della prudenza e conferma i tassi

Gli analisti che guardano alle due sponde dell'Atlantico sembrano, per questo, ormai essere sicuri che i tanto attesi tagli non arriveranno prima di giugno, quando cioè la parabola dell'inflazione dovrebbe mostrarsi molto vicina ad essere piatta.
Su questo fronte la Bce ha comunque rivisto al ribasso le sue stime di dicembre, prevedendo che l'inflazione nell'eurozona nel 2024 sarà al 2,3% (quindi con un significativo -04%). Un tasso che andrà scemando nei prossimi anni, passando dal 2% del 2025 all'1,9% del 2026.

Alla luce della situazione complessiva dei fenomeni inflattivi nei Paesi della zona euro, che la Bce restasse sulle posizioni che sta difendendo da mesi era quasi scontato.
Ora, se tutto resta immutato per chi ha preso del denaro in prestito e anche se si avvicina la scadenza in cui, finalmente, si comincerà a dare qualche sforbiciata ai tassi, è innegabile che la Bce, che ha avuto coraggio nell'inasprire la sua politica monetaria, ha comunque deciso di adottare un quadro di dure misure nella consapevolezza che era un passaggio obbligato per fermare la crescita dei prezzi.
Una politica comprensibile, che però, se ha tappato un buco, ha aperto una falla nei conti della gente, costretta a guardare il costo del denaro impennarsi, facendosi di conseguenza carico di un ulteriore aggravio nei bilanci familiari.

Forse, vista la pazienza che il popolo dell'Ue ha sempre mostrato, nei mesi scorsi un piccolo gesto, anche se solo simbolico, si poteva anche fare, per mostrare che il distacco tra Francoforte e il resto d'Europa era apparente.
La mossa di lasciare tutto come prima è stata spiegata dalla Bce facendo ricorso ad argomenti ai quali ci si è abituati, ovvero che l'Istituto è "determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2% a medio termine" e, di conseguenza, "ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo. Le decisioni future del Consiglio direttivo assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario".

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