Secondo un sondaggio della Bank of America, l’investimento azionario negli Stati Uniti ha subito una variazione negativa di 40 punti percentuali nell’ultimo mese, il calo più marcato dai giorni di marzo 2020, quando fu dichiarata l’emergenza pandemica globale. Nella sola ultima settimana sono stati ritirati oltre 33 miliardi di dollari dai fondi azionari USA.
Bank of America: fuga dai titoli USA, gli investitori non si fidano della nuova amministrazione
Mentre Wall Street registra deflussi significativi, nell’eurozona le allocazioni in azioni sono salite ai livelli più alti degli ultimi tre anni. Un segnale di crescente interesse verso i mercati europei, in particolare per quelli percepiti come più stabili sul piano istituzionale.
Mercati, fiducia e prevedibilità contano più dei programmi
I mercati sono entità complesse, animate da una pluralità di attori con interessi e strategie diverse. Tuttavia, il momento in cui avviene il disimpegno dagli asset statunitensi coincide con l’insediamento della nuova amministrazione Trump. Il programma economico — fatto di tagli alla spesa, deregolamentazione e incentivi fiscali — non dispiace ai mercati. Ma a pesare è la modalità con cui viene comunicato e gestito.
La “Trumpeconomics” tra annunci e incertezze
La nuova stagione repubblicana si accompagna a una politica fortemente protezionistica. I dazi sono uno degli strumenti principali, ma non l’unico: il reshoring produttivo e le pressioni su colossi tecnologici come TikTok confermano una strategia orientata all’autarchia. Tuttavia, la discontinuità nei toni e nelle mosse del Presidente — tra annunci, rinvii e uso tattico delle leve economiche — genera sfiducia.
La questione non è cosa fa, ma come lo fa
Ciò che preoccupa gli operatori non è tanto il contenuto delle politiche, quanto la loro imprevedibilità. Gli investitori valutano anche la solidità delle istituzioni, la trasparenza delle regole, la coerenza delle decisioni. La figura di Trump, più simile a un negoziatore d’affari che a uno statista, rischia di minare la fiducia nel sistema americano.
L’Europa si propone come sponda di stabilità
In questo quadro, l’Europa, e in particolare la Germania, si candidano come alternative credibili. Berlino ha recentemente approvato, con ampio consenso parlamentare, una riforma costituzionale che elimina il freno al debito, dando prova di compattezza politica e capacità decisionale. Un segnale forte ai mercati, in un momento in cui la solidità istituzionale pesa quanto (e forse più di) quella economica.
Un riposizionamento ancora fluido
Non è detto che si tratti di un disimpegno strutturale dagli Stati Uniti, né che il rimbalzo europeo sia destinato a durare. Ma i segnali raccolti dalla Bank of America indicano che, nel breve termine, il mercato sta premiando i sistemi che garantiscono prevedibilità, stabilità e governo delle crisi. Un banco di prova anche per l’Unione europea, che dovrà dimostrare di saper trasformare l’interesse in fiducia duratura.