Comitati, conti e conflitti: la settimana chiave in cui si gioca il risiko finanziario italiano tra Trieste, Milano e Siena.
Foto: (il Ceo di Generali, Philippe Donnet, parla durante la recente assemblea del gruppo)
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Il consiglio di amministrazione di Generali si riunisce martedì per nominare i comitati interni: è il primo vero snodo dopo l’offerta di Mediobanca su Banca Generali e il tentativo di Mps di scalare Piazzetta Cuccia. La partita è più aperta che mai.
Il calendario non mente: martedì 7 maggio è la data cruciale per capire il futuro degli equilibri finanziari italiani. Quel giorno, Generali riunisce il proprio cda per comporre i comitati interni, ma il contesto va ben oltre una questione di governance. È il primo passaggio operativo da quando Mediobanca ha lanciato la sua offerta pubblica di scambio (ops) da 6,3 miliardi di euro su Banca Generali, controllata dal Leone al 50,2%. E solo due giorni dopo, il 9 maggio, arriveranno i conti trimestrali di Mps, Mediobanca e Banca Generali, destinati a offrire ulteriori chiavi di lettura su manovre, convergenze e fratture.
Comitati interni, ma non solo: la miccia accesa in cda
La riunione di martedì servirà a definire i cinque comitati di lavoro, a partire da quello più delicato: il Comitato per le parti correlate, chiamato a esprimersi sull’ops proposta da Piazzetta Cuccia. La sua composizione, secondo fonti vicine al board, dovrebbe ricalcare quella precedente con quattro membri, ma la presidenza andrà con tutta probabilità a un consigliere della lista Caltagirone, approvata dall’assemblea del 24 aprile.
Un dettaglio tutt’altro che neutro, considerando che 10 consiglieri su 13 del board sono espressione della lista Mediobanca, e dunque potenzialmente in conflitto d’interessi su un’operazione che riguarda proprio il gruppo milanese.
Come ha chiarito Generali in una nota del 29 aprile, “il cda valuterà se l’adesione all’offerta debba passare da un’assemblea degli azionisti”. A pesare sarà soprattutto la natura delle azioni proprie (6,5%) messe sul piatto da Mediobanca, che potrebbero configurare un buyback: un’eventualità che cambierebbe il perimetro dell’operazione e i soggetti chiamati a deliberare.
Caltagirone e Delfin in cabina di regia
Francesco Gaetano Caltagirone, ormai saldamente socio e Generali, e Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio, sono i due nomi-chiave di questa partita. Insieme controllano quasi il 40% di Mediobanca (Delfin al 19,8%, Caltagirone al 7,4%, più altre quote vicine) e hanno una visione comune: ridurre il potere di Nagel e svincolare Generali dal controllo mediobanchista.
Non a caso Francesco Milleri, ceo di Delfin, ha elogiato l’operazione come una “mossa strategica che libera Mediobanca da una dipendenza strutturale”. Ma la guerra è tutt’altro che finita: il contrattacco è già in atto con l’ops di Mps su Mediobanca, sostenuta – anche qui – da Caltagirone e Delfin, e ancora sul tavolo, nonostante le perplessità della Bce.
Un risiko tra Siena, Milano e Trieste
Nel gioco a incastri che si è aperto tra Siena (Mps), Milano (Mediobanca) e Trieste (Generali), ogni mossa ha riflessi incrociati. Mentre l’ops di Mediobanca su Banca Generali ha fatto salire il titolo della società di wealth management del 9% in una settimana, Mediobanca ha guadagnato il 3,5%, segno che il mercato non ha (ancora) una posizione netta.
Nel frattempo, Mps resta in agguato. Secondo il Financial Times la banca senese avrebbe già predisposto una strategia alternativa per scalare Mediobanca, puntando su un’alleanza triangolare con Unipol per garantirsi l’appoggio di un secondo azionista forte.
Il 9 maggio arrivano i conti: tutti i fari puntati sulle trimestrali
Giovedì 9 maggio toccherà a Mediobanca, Mps e Banca Generali pubblicare i risultati trimestrali. Un momento decisivo non solo per capire lo stato di salute dei protagonisti, ma anche per fornire al mercato indizi fondamentali sulla sostenibilità delle offerte in campo.
Le attese sono alte soprattutto su Mediobanca, che dovrà mostrare se ha davvero i margini per una fusione complessa come quella con Banca Generali. Mps, dal canto suo, potrebbe approfittare dei conti per rilanciare l’offerta su Mediobanca e attrarre nuovi alleati.
Tutto si gioca in una settimana
Sarà in quella manciata di giorni – tra il 7 e il 9 maggio – che si capirà se l’architettura del capitalismo italiano cambierà volto. Comitati, trimestrali e giochi di potere: lo scontro tra Mediobanca, Generali, Mps e i grandi azionisti privati si concentra in una settimana cruciale. Da martedì, ogni decisione potrebbe essere quella decisiva.