Banca Ifis, Colombini: "La crisi colpirà più il segmento imprese che le famiglie"
La nuova ondata di crediti deteriorati in arrivo, la capacità del sistema finanziario di gestire la situazione, l’andamento atteso dell’industria del servicing, le prospettive circa l’erogazione del credito. Il tutto alla luce degli effetti economici determinati dalla pandemia da Covid-19. Intervista a Luciano Colombini, Ad di Banca Ifis.
Dottor Colombini, la nona edizione di Npl Meeting, organizzato da Banca Ifis a Villa Erba a Cernobbio per il mercato dei Npl e del bank restructuring, ha avuto come titolo “The new wave”. Lo stock complessivo di crediti deteriorati da gestire in Italia è previsto in crescita già nel 2020, con la stima di un forte aumento nel 2021 e la prospettiva di un ulteriore incremento nel 2022. Quanto sarà alta questa nuova onda, quali sono le cifre attese?
"Ci aspettiamo una nuova ondata di NPL a partire dal prossimo anno con un possibile inasprimento nel 2022. A fine settembre, ipotizzando l’assenza di un secondo lockdown nazionale generalizzato e stimando una contrazione del Pil del 9% nel 2020, abbiamo previsto una risalita del tasso di deterioramento dall’1,3% di fine 2020 al 2,8% del 2021, con lo stock complessivo di crediti deteriorati da gestire a quota 385 miliardi di euro per il 2021: quest’anno prevediamo che lo stock arrivi a 338 miliardi (+5%). Fino ad oggi, gli interventi istituzionali, promossi dai Governi e dalle Banche Centrali, hanno in gran parte frenato l’impatto del Covid sull’economia ma la situazione resta incerta, soprattutto in queste settimane in cui si la curva dei contagi è ripresa a salire notevolmente (l’intervista è stata registrata la prima settimana di novembre, ndr) quindi siamo di nuovo in una situazione di emergenza sanitaria che ha evidenti riflessi anche sul clima di fiducia".
Il sistema finanziario, a suo parere, è pronto a gestire questo incremento dei crediti deteriorati? Prevede particolari aree di tensione? E quali effetti avrà tale situazione sull’erogazione del credito a famiglie e imprese?
"Nonostante tutto e con le dovute precauzioni, siamo oggi di fronte a una situazione migliore di quella vissuta con la crisi del 2011-2013, quando il default rate raggiunse 4,5%. Il sistema finanziario è ben posizionato rispetto alla precedente crisi perché le banche hanno implementato sistemi di rilevazione/monitoraggio e modalità attive di gestione dei crediti Npe nei diversi stadi di deterioramento. Gli operatori NPL sono divenuti una vera e propria industria capace di intervenire nelle varie fasi del processo del credito per contenerne il deterioramento e massimizzare i recuperi degli Npl. Sul fronte delle imprese, ci aspettiamo degli effetti particolarmente negativi in alcuni settori oggi maggiormente colpiti come il mondo dei trasporti, il retail, l’ospitality. Quanto al credito, come Banca Ifis, nel primo lockdown nazionale, con il 50% delle aziende chiuse e la Banca in smart working abbiamo aumentato del 5% le relazioni di affidamento a testimonianza della nostra proattività. Le imprese stanno combattendo per superare le difficoltà e noi non faremo mancare loro il nostro supporto, neanche in questa seconda fase".
Su quali tipologie di clientela è attesa in maggiore aumento l’incidenza dei crediti deteriorati sugli impieghi? A quali segmenti di clientela è riferibile la quota principale di Npl ancora a bilancio bancario?
"Nelle stime di incremento del deteriorato 2021 sul totale impieghi, sappiamo già che il segmento imprese inciderà più del comparto famiglie. A oggi, la quota principale di crediti in sofferenza ancora a bilancio bancario è, tra l’altro, già riferibile alle imprese: la quota è stabile dal 2010 e rappresenta oltre il 70% sul totale sofferenze".
Quali tipologie di Npl avranno maggiore incidenza nelle vendite dei crediti deteriorati e come contribuirà il mercato secondario?
"Nel 2020 l’unsecured sarà la tipologia di crediti con la maggiore incidenza nelle transazioni Npl che stimiamo in circa 34 miliardi di euro. In questi ultimi anni si è sviluppato, anche grazie a Banca Ifis, un mercato secondario di Npl sempre più efficiente e liquido. Le nostre stime per il 2020 parlando di una quota pari al 29%: ovvero, stimiamo che il 29% del totale transazioni avverrà nel mercato secondario. Nel 2019 la percentuale era del 16% mentre nel 2021 salirà al 30%. Le dismissioni sul secondo mercato saranno quasi esclusivamente di portafogli unsecured e misti".
Cosa prevede il mercato degli Utp (Unlikely to pay, ossia le inadempienze non ancora conclamate, ma probabili)?
"Nel biennio 2020-202, stando alle nostre stime, si consoliderà anche il mercato delle transazioni Utp con 27 miliardi di euro di dimissioni complessive attese, di cui 16 miliardi solo nel 2020. Si tratta soprattutto di grandi operazioni, come i 3 miliardi di euro originati da Mps nel 2020 e i 6,5 miliardi di euro di Utp in pipeline nel 2020 da parte di UniCredit".
L’industria del servicing in questi anni si è andata concentrando e Banca Ifis è stata ed è tra i protagonisti di primissimo piano del settore. Può farci il quadro della situazione? Con quali ritmi è cresciuta l’industria del servicing negli ultimi anni e quale è stato l’andamento della redditività?
"Il mercato del servicing, che negli ultimi 6 anni (2013-2019)con un +21% di ric avi e +8% di Ebitda ha più che performato, in futuro andrà verso un inevitabile consolidamento che renderà più forti, grandi e specializzate alcune società. Già oggi il 44% dei volumi di deteriorato ceduti dal 2015 al 2020 in Italia è concentrato su sei top servicer e noi di questa quota abbiamo il 5%".
Per i portafogli assistiti da Gacs (Garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze) di cui si ha disponibilità dei dati, il confronto con il business plan originario evidenzia che 10 portafogli su 15 sono al di sotto del target. Questo trend potrebbe portare gli operatori a cedere quote di portafogli ‘unsecured’, che richiedono una diversa specializzazione nella gestione?
"Dall’analisi dei portafogli assisti da Gacs condotta pre-Covid, risulta che, nel confronto con i business plan originari, almeno 10 operazioni su 15 con garanzia statale stanno sotto-performando. Ciò potrebbe indurre a nuove cessioni di parti dei portafogli di crediti deteriorati a servicer specializzati e i flussi andrebbero ad alimentare ulteriormente mercato secondario già dinamico".
Quali fattori potranno maggiormente influire, nel breve e nel medio periodo, sul mercato dei crediti deteriorati?
"Senza alcun dubbio il tema del calendar provisioning ma anche il ruolo che potrebbe giocare Amco nel mercato come Bad Bank nazionale, i cui contorni di operatività non sono ancora chiari".
Qual è l’attuale strategia di Banca Ifis nel settore? Come intendete muovervi nel breve e nel medio periodo?
"Siamo un primario investitore con una forte leadership di mercato nel comparto degli unsecured retail che si è confermato dinamico anche in questo 2020. Abbiamo colto ogni occasione e per fine anno raggiungeremo i target di acquisti definiti a gennaio: fino ad oggi abbiamo comprato 2,2 miliardi di Npl e stiamo partecipando a nuove cessioni. Gli acquisti finalizzati in questi mesi, offriranno un buon contributo alla redditività della Banca nei prossimi due anni, grazie a un’attività di recupero proattiva e diversificata che, anche in questa difficile congiuntura, è rimasta in linea con lo scorso anno".
Per concludere, dottor Colombini, il punto sull’andamento di Banca Ifis. Nei primi nove mesi del 2020 il vostro business è apparso resiliente e la posizione patrimoniale in miglioramento, nonostante il difficile contesto. Avete anche aggiornato le guidance per il 2020, stimando un utile tra 50 e 65 milioni di euro. È soddisfatto?
"Nessuno di noi avrebbe mai pensato un anno fa di poter operare in un contesto simile a quello odierno. Ma sono soddisfatto di come stiamo affrontando la situazione: la Banca non si è fermata un solo giorno, siamo rimasti operativi, incisivi ed efficaci anche con il 93% delle persone in smart working. In un contesto macroeconomico che non ha precedenti, Banca Ifis ha confermato la sua solidità finanziaria, rafforzando il proprio patrimonio e accelerando nella digitalizzazione. Non solo: in pieno lockdown abbiamo concluso un deal strategico acquisendo il 70,77% di Farbanca, e a fine giugno, abbiamo realizzato un importante progetto di rebranding. In uno scenario complesso, la Banca continua a operare con efficienza e fiducia ed è nella condizione, anche dal punto di vista patrimoniale, di affrontare i prossimi mesi consapevole che saranno caratterizzati da un clima di instabilità".