Paolo Vitelli, Fondatore e Presidente del Gruppo globale leader nel mondo degli yacht sopra ai 24 metri: “Un nuovo balzo in avanti”.
Dottor Vitelli, la crisi dell’industria nautica (-25% circa), arrivata con la recessione dopo il periodo d’oro 2000-2008, sembra finalmente superata. Segnali di ripresa sono evidenti. Come la recessione ha cambiato i parametri dell’industria nautica? Quale tipo di industria nautica, in questa fase di ripartenza post recessione, può avere successo?
La parola crisi in cinese contiene due ideogrammi, che rappresentano rispettivamente i concetti di pericolo e opportunità. Io credo che per tutta l’industria nautica il periodo di crisi abbia rappresentato una grande opportunità, riportando ad una dimensione di crescita sostenibile quelle aziende che avevano costruito nel tempo la propria solidità d’impresa e facendo pulizia di tutto ciò che avveniva sull’onda di un successo facile e quasi casuale. Le aziende che sono rimaste sul mercato e che continuano in un percorso di rinnovato successo hanno lavorato duramente al proprio interno per diventare più efficienti e offrire prodotti ricchi di soluzioni innovative. Noi ci siamo impegnati soprattutto sperimentando nuove propulsioni, disegnando carene e prue pensate per fendere l’acqua al meglio, prestando grande attenzione ai consumi e proponendo un design sempre più distintivo.
Azimut/Benetti è senza dubbio la più importante azienda nautica del mondo. Un Gruppo globale, che esporta in 70 Paesi del pianeta, con un formidabile attacco a 2 punte: il marchio Azimut Yachts che, con le sue 5 collezioni - Atlantis, Magellano Flybridge, S e Grande - propone la più estesa gamma di yacht dai 10 ai 35 metri, e lo storico marchio Benetti, con il suo heritage e barche da 40 metri in su che vi hanno reso eccellente espressione nel segmento dei megayacht nel mondo e uno dei player di maggiore rilievo in questo ambito. Come il Gruppo ha affrontato gli anni della grande recessione, quali le reazioni e le trasformazioni messe in campo? A settembre dello scorso anno lei dichiarò che, rispetto al momento peggiore della crisi, il Gruppo aveva recuperato bene, con +50%. Quali le prospettive per i prossimi anni e quali risultati attesi nel 2019?
Negli ultimi 10 anni il Gruppo ha investito oltre 300 milioni di Euro per lo sviluppo di un importante programma di innovazione del sistema produttivo, cercando l’ottimizzazione dei tempi e la creazione di una catena del valore molto efficiente. Di particolare rilievo l’uso della fibra di carbonio, un materiale che grazie alla sua leggerezza consente un risparmio di carburante fino al 30% rispetto a yacht degli stessi volumi ma di generazione precedente. Presso lo stabilimento di Avigliana ci siamo dotati di uno speciale forno per la stabilizzazione di questo materiale. Insieme all’innovazione di prodotto, che ci ha visti presentare ogni anno non meno di 5 nuovi modelli tra i due brand, sappiamo di essere sulla strada giusta per continuare il trend di crescita del business e attendiamo per l’anno nautico 2018/19 risultati in linea con quelli dell’anno precedente.
Il giorno del varo del gigayacht Benetti FB 275, avvenuto ad aprile a Livorno nell’ex Cantiere navale F.lli Orlando - dal 2003 di proprietà del Gruppo Azimut/Benetti - lei ha dichiarato che “varare 3 gigayacht in tre mesi è un risultato che nessun cantiere al mondo ha mai fatto”, annunciando anche che - dopo la performance straordinaria del 2019 con tre gigayacht finora varati - il Gruppo punta a realizzarne uno all’anno, mirando così al 25% del mercato dei gigayacht (al mondo in media ne vengono varati 4 l’anno). Costruire un giga yacht non è facile: 14mila metri quadri complessivi di superfici verniciate; 940mila metri lineari complessivi di cavi stesi; 770 persone quotidianamente al lavoro; oltre 2 milioni e mezzo di ore di lavoro; 6mila 400 mq di superfici arredate; 12mila 770 tonnellate di stazza (GT) complessive messe in acqua. Che tipo di ritorni economici vi aspettate da questo segmento?
Costruire e mettere in acqua un giga yacht è un’impresa di grandissima complessità come si evince dai numeri menzionati. Il traguardo del varo di tre imbarcazioni di questo segmento in soli 100 giorni è stato raggiunto grazie ad un ambizioso piano industriale che ha comportato importanti investimenti finanziari (in infrastrutture, organizzazione, sicurezza delle persone e degli stabilimenti). In particolare, l’ampliamento del cantiere di Livorno, con la costruzione di due capannoni di ultima generazione - solo questi costati oltre 18 milioni di Euro -, ha permesso a Benetti di aumentare in modo massiccio la propria capacità produttiva. Contemporaneamente questa esperienza ci ha consentito di affinare ulteriormente i nostri processi produttivi, garantendo i più elevati standard di qualità ed affidabilità in tutte le fasi di costruzione: dalla progettazione all’ingegnerizzazione, fino alla consegna. E’ chiaro che le aspettative sul ritorno di tutti questi investimenti sono elevati e proporzionati allo sforzo compiuto.
Collegandoci alla domanda precedente, in questa fase di netta risalita dell’industria nautica, tra i vari segmenti e tipologie offerte dal vostro Gruppo quale sono quelle che mostrano le migliori performance? E quali le aree del mondo dalle quali arriva una domanda più vivace? A questo proposito, si parla di forti potenzialità di crescita in Brasile.
La forza del Gruppo Azimut|Benetti sta proprio nella completezza della gamma offerta. Siamo felici di servire armatori diversi ed accompagnarli nel loro percorso di crescita verso modelli via via più grandi. Il nostro mercato principale è l’America, Brasile incluso, dove contiamo di crescere ulteriormente grazie ad un recente accordo con MarineMax, il dealer che fino ad oggi ci ha rappresentati per il brand Azimut Yacht e che d’ora in poi venderà anche la gamma Benetti Class, le navette semi custom in vetroresina da 95 a 145 piedi. Crescono bene anche il medio e l’estremo oriente, mentre è stabile ma sempre centrale il mercato europeo.
Lei ha fondato questa azienda nel 1969, facendola diventare un gigante del settore, e quest’anno quindi si festeggia il cinquantesimo. Tante le iniziative in programma, tra cui l’esclusiva installazione di un 18 metri, l’Azimut S6, a Times Square di New York. Un’iniziativa che fatto molto clamore e che completa le celebrazioni newyorkesi organizzate da Azimut-Benetti Group proprio per festeggiare i suoi 50 anni e svolte in collaborazione con Design Pavilion e NYCxDesign, a conferma dell’impegno del Gruppo per un sempre maggiore interscambio tra arte, nautica e design. Quale messaggio il Gruppo, nel suo cinquantesimo anno di attività, vuole inviare relativamente alla sua mission?
Con tutte le iniziative legate al 50° anniversario del Gruppo vogliamo confermare quanto espresso nella nostra mission: “Costruire la barca più bella, affidabile, tecnologica, innovativa ed assisterla sempre e ovunque.” L’iniziativa di Times Square ci ha dato l’opportunità di raccontare il nostro impegno per una nautica sempre più sostenibile: abbiamo infatti partecipato al Nasdaq Impact Summit, organizzato a New York proprio durante la Design Week, insieme ad alcuni dei nostri partner - Volvo Penta, Seakeeper, Paola Lenti e la One Ocean Foundation - ciascuno dei quali affronta con molta serietà il tema della tutela degli oceani. Allo stesso modo, essere nella piazza che è il vero “crocevia del mondo” da un lato esprime la nostra vocazione internazionale, dall’altro evidenzia l’attitudine a superare gli schemi precostituiti. Voglio infine sottolineare che i festeggiamenti proseguiranno fino a dicembre con altri tre appuntamenti: dopo il Middle East e l’America, a settembre sarà la volta dell’Europa con un evento in una location da sogno a Cap d’Antibes, poi dell’Estremo Oriente dove celebreremo questo compleanno a novembre ad Hong Kong ed infine, a metà dicembre, saremo nella sede dei nostri head quarters, ad Avigliana.
Azimut/Benetti è sinonimo di qualità totale, che vuol dire innovazione, tecnologia, design raffinato. Lei ha sempre affermato che il Made in Italy è l’animus del Gruppo e dei suoi prodotti e per questo dei 600mila metri quadrati di stabilimenti ben 500mila sono in Italia, con la produzione che per l’85% è svolta nel nostro Paese. In base a quanto lei prevede circa l’evoluzione del mercato e delle sue esigenze, questa caratteristica chiave rimarrà intatta nei prossimi anni o una parte maggiore della produzione potrà avvenire fuori dal nostro Paese?
Fatta eccezione per un sito produttivo in Brasile, creato per servire un mercato interessante ma gravato da forti dazi, tutti i nostri cantieri sono in Italia. Crediamo che i nostri yacht siamo così tanto amati dai clienti di tutto il mondo proprio perché esprimono il meglio del Made in Italy. Oltre a quanto avviene in cantiere c’è una filiera meravigliosa che mette insieme artigiani e produttori di materie prime i marmi, i legni e le pelli che non hanno uguali in nessun altro luogo.
Gli yacht Azimut/Benetti ricevono continuamente premi e riconoscimenti. Proprio di recente Benetti m/y “Spectre” e Azimut Grande 25 metri si sono aggiudicati il riconoscimento “Best of the best” per le loro performance sportive, la tecnologia all’avanguardia e l’eleganza degli interni. Il tutto all’interno della rassegna “Best of the Best” di Robb Report, l’ambito premio assegnato ogni anno da una delle più autorevoli testate mondiali del settore del lusso. Dei tanti riconoscimenti ricevuti negli anni, qual è quello che le ha lasciato di più il segno?
Provo sempre grande orgoglio quando i nostri yacht ricevono un riconoscimento, che leggo come un segno del gradimento per il design, la tecnologia oppure per le soluzioni utilizzate nell’uso degli spazi a bordo. Per me personalmente però la soddisfazione più grande è rappresentata dalla classifica del Global Order Book del magazine Boat International: da 19 anni siamo in vetta a questa graduatoria che segnala i nomi dei maggiori costruttori di yacht sopra ai 24 metri in base alla loro produzione annuale. Un record davvero emozionante!
Torniamo al cinquantesimo, a quel 1969 in cui iniziò questa avventura straordinaria. Quale fu la scintilla che la portò ad operare in questo settore e quale fu il momento in cui la sua avventura imprenditoriale decollò decisamente?
All’origine della mia storia di imprenditore ci sono due cose: il mio amore per il mare e la volontà di creare una mia impresa che mi permettesse di eguagliare il successo di mio padre e di mio nonno, senza restare nel solco della loro attività tessile. Ho cominciato, giovanissimo, noleggiando barche ad amici e conoscenti. Poi sono passato alla rappresentanza in Italia di alcuni marchi stranieri e questo è stato il passaggio che ha segnato la svolta: se grandi aziende come Amerglass Powless e Westerly avevano fiducia in me, io stesso potevo compiere il passo successivo e cominciare a produrre e vendere le mie barche.