Autonomia: Meloni parla ai sindaci, ma guarda alla Lega

- di: Redazione
 
Parlare e nuora perché suocera intenda: Giorgia Meloni, la donna, madre e cristiana, oggi ha messo da parte gli ''obblighi'' di comunicazione del suo ruolo ufficiale, per parlare con il linguaggio chiaro di chi, dopo 100 giorni dal suo ingresso - da presidente del Consiglio - a Palazzo Chigi, ha capito che il governo ha bisogno di correttivi, prima ancora che sulle cose da fare, su come relazionarsi, all'esterno, ma anche al suo interno.
Perché per dire che l'Italia ha bisogno di andare avanti compatta per la medesima strada, Meloni ha fatto ricorso ad una frase - ''Remare insieme, accantonare beghe e personalismi'' - che tutto è sembrata fuorché frutto di estemporaneità, di improvvisazione. E' sembrata rivolgersi, più che alle migliaia di sindaci dei piccoli Comuni presenti alla Nuvola dell'Eur (che sono sembrati apprezzare il suo intervento), soprattutto ai suoi compagni di viaggio. Quelli che fanno parte della coalizione di governo, ma che non sottostanno ancora al gioco di squadra che forse il presidente del Consigli aveva sperato di avere fatto loro metabolizzare.

Autonomia: Meloni parla ai sindaci, ma guarda alla Lega

A qualcuno - ci si perdoni il linguaggio un po' troppo crudo parlando del Governo - saranno fischiate le orecchie, soprattutto a coloro (in casa Lega) hanno già venduto come fatta e bell'e pronta l'autonomia, che molte perplessità crea anche in chi ne condivide il concetto, ma non i contenuti che ad essa intendono dare i vari suoi ''pasdaran'' lombardo-veneto-giuliani.
Meloni, in occasione dell'evento con cui è stato presentato il progetto ''Polis'' di Poste, ha ribadito pochi altri concetti che, in contesti diversi, sarebbero potuto anche sembrare scontati, ma che invece (nel momento in cui, dicono gli oppositori, l'autonomia potrebbe acuire le differenze ed ampliare distanze sociali ed economiche) hanno un fortissimo contenuto, un appello a superare le diversità, nell'interesse del Paese. Perché, ha detto il presidente del Consiglio, ''l’Italia è una sola, unica e unita". Appunto, parlare a nuora.. con quel che ne consegue.

Quindi una Giorgia Meloni che ''tiene il punto'', dicendo che lei sarà la garante della coesione della Nazione. E perché un Paese sia compatto, convinto che le diversità che esulano dal merito non possono esistere, il nostro, ha ribadito la premier, non avrà cittadini e aree di serie A e di serie B. Un traguardo che non può essere perseguito e raggiunto se non ci sarà l'aiuto di tutti, il conforto di una idea comune. Anche perché, ha detto il presidente del Consiglio, ''di fronte alle sfide che abbiamo davanti, tutti i livelli istituzionali devono darsi lealmente aiuto a vicenda. Nel tempo che viviamo, nella congiuntura in cui siamo chiamati a operare penso che non ci sia spazio per personalismi, per le piccole beghe politiche sulla pelle dei cittadini''.
Certo, non siamo all'affossamento dell'autonomia, ma di certo è una netta presa di distanza da essa se non saprà essere realmente al servizio non tanto delle Regioni, intese come ente e centro di potere, ma della gente che vi risiede e che non può certo invidiare chi vive e lavora in un diverso luogo.
Certamente quello dell'autonomia è un obiettivo cui tutti devono tendere, facendo essa parte della nostra Costituzione, ma non certamente per porre maggiore distanza tra le Regioni cosiddette ''virtuose'' e il resto del gregge.

All'Italia del ''chi è più bravo va avanti'', con tanti saluti al principio della solidarietà, è possibile contrapporre un altro modello, non alternativo concettualmente, ma più aderente alla Storia comune e non a quella di alcune porzioni del Paese.
Forse per questo Giorgia Meloni ha parlato di ''una sola Italia, con servizi uguali per tutti e diritti uguali per tutti, una sola Italia nella quale lo Stato e le sue articolazioni si mettono insieme al servizio dei cittadini, invece di considerare, come a volte è accaduto, che i cittadini fossero al servizio delle istituzioni''.
Per raggiungere questo traguardo, che parla non certo di marginalizzazione, occorre, ha detto ancora, ''una sola Italia nella quale nessuno possa sentirsi escluso, o figlio di un dio minore, o abbandonato dalle istituzioni. Una sola Italia che lavora insieme per essere più moderna e inclusiva''.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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