Assocalzaturifici: "Nel primo trimestre 2023, crescono fatturato ed export in valore"

- di: Daniele Minuti
 
Il Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici ha dipinto un quadro che certifica il proseguimento della crescita del comparto calzaturiero italiano, che nel primo trimestre dell'anno ha visto una salita di 13,6 punti percentuali su base annua, registrando anche un progresso del 21% per quanto riguarda il saldo commerciale.

Assocalzaturifici: "Nel primo trimestre 2023, crescono fatturato ed export in valore"

Lo scenario però non è esente da elementi preoccupanti, con diversi segnali di rallentamento della crescita dopo il balzo registrato fra 2021 e 2022, che ha permesso il ritorno sui livelli di fatturato pre-pandemici. Le stime per i trimestri successivi infatti prevedono una decelerazione  per quanto riguarda i ricavi, rallentamento più marcato se si passa a considerare i volumi (scendono nel primo trimestre le quantità esportate e quelle prodotte (-2% e -1% rispettivamente).

La nota spiega: "Il report indica inoltre come non si arresti il processo di selezione tra le imprese (-107 attive rispetto a dicembre, pari al -2,8%), mentre rimangono pressoché stabili gli addetti (-0,3%). Calano nuovamente, dopo il picco eccezionale indotto dall’emergenza pandemica, le ore di cassa integrazione autorizzate nella filiera pelle (-20,4% nei primi 5 mesi), nonostante l’inversione di tendenza del bimestre aprile-maggio (+12,6%): 5,7 milioni le ore autorizzate nel complesso, comunque ancora superiori del +76,2% rispetto ai primi 5 mesi 2019 pre-Covid. Tornando all’export, il dettaglio per tipologia merceologica mostra andamenti disomogenei. Il comparto delle calzature con tomaio in pelle – primo per importanza con un’incidenza del 63% sulle vendite estere in valore – è l’unico a presentare nel primo trimestre incrementi dell’export sia in valore (di poco superiori alla media, +18,6%) che in volume (+1,4%) a confronto con gennaio-marzo 2022; denota però, in quantità, ancora un divario non trascurabile rispetto al 2019 (-16,6%). Tra le voci del comparto, sensibile riduzione per le calzature in pelle da bambino (-12% in volume), che interrompono il recupero dell’ultimo biennio; segni positivi per i segmenti “uomo” (+4,7% in paia globalmente, malgrado la flessione della tipologia marginale “stivali alti”) e “donna” (+1,5% in quantità, con un +2,2% per le scarpe da passeggio, +4,2% per i sandali e un -24,5% per gli stivaletti/scarponcini). Per quanto riguarda l’andamento delle esportazioni nei territori, va premesso che nella lettura dei dati vanno ovviamente considerate le distorsioni indotte dalla possibile differenza tra distretto di produzione e luogo di spedizione. Forti crescite dell’export in alcune province sono da ricondursi alla presenza di hub logistici, spesso legati alle vendite online, o di depositi delle multinazionali del lusso. In quest’ottica va letta la performance significativa di Milano, che mostra nel primo trimestre un incremento tendenziale del +64% ed è divenuta la prima provincia esportatrice del settore, scavalcando Firenze (-11%). Esaminando nel dettaglio i mercati di sbocco di questi due territori, però, si rileva il marcato aumento dei flussi da Milano verso la Svizzera, cresciuti del +251%, ovvero di 103 milioni di euro rispetto a gennaio-marzo 2022: all’incirca l’ammontare del calo registrato dalla provincia di Firenze verso lo stesso paese (-99,8 milioni di euro, pari al -28% sulla prima frazione del 2022). Variazioni legate puramente a cambiamenti nelle dinamiche distributive e non alla congiuntura distrettuale. Per effetto di questi movimenti, la Lombardia (con un +49,5%) ha superato la Toscana (-6%) nella graduatoria dell’export per regione, salendo nel periodo analizzato al secondo posto dietro al Veneto, che evidenzia un incremento del +12,6%. Con l’eccezione della Toscana e della Puglia (rimasta stabile, -0,2%), tutte le altre aree a vocazione calzaturiera presentano aumenti a due cifre; del +20,3% la crescita delle Marche (con intensità analoga per Fermo, +23,3%, e Macerata, +21,8%, e più moderata per Ascoli, +13,6%), grazie alla quale hanno superato del 4% i livelli del primo trimestre 2019 pre-Covid. La Campania, nonostante un +22,2%, è invece la sola, tra queste, ancora al di sotto di allora (-3,8%). Tornando ai numeri della Toscana, va sottolineato che, al netto dei flussi verso la Svizzera, l’export risulterebbe anch’esso in crescita a doppia cifra (+14,3%) in linea con la media nazionale, escludendo la presenza di particolari criticità rispetto alle altre aree".

Giovanna Ceolini, Presidente di Assocalzaturifici (nella foto), ha commentato: "Dopo l’ennesimo record conseguito a consuntivo 2022 (12,65 miliardi di euro, +23% sul 2021), prosegue l’incremento dell’export, segnando +16,1% a valore. In particolare, tutte le prime 20 destinazioni, con la sola eccezione della Svizzera (-7,8%), mostrano aumenti in valore e quasi sempre a doppia cifra. Diverso però il discorso in termini di volume, dove rallenta vistosamente il Nord America (-19,4%) e frenano la Germania (-8,8%), il Regno Unito (-10,1%) e i flussi diretti in Svizzera (-24,8%), tradizionale hub logistico delle griffe del lusso. Rimbalzo in Russia e Ucraina, anche se va tenuto conto che nel marzo dello scorso anno, subito dopo l’avvio del conflitto, le vendite verso i due mercati erano crollate; risultati premianti in Kazakistan (+77% in valore). Continua inoltre il recupero sul mercato interno (+8,2% in spesa gli acquisti delle famiglie su gennaio-marzo 2022)L’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda presso i nostri associati ha evidenziato inoltre come i costi elevati di energia e materie prime rappresentino attualmente il problema maggiore per le imprese calzaturiere, per il forte impatto sui bilanci aziendali. Le risposte raccolte hanno altresì confermato l’irrigidimento negli ultimi mesi dell’offerta di credito bancario segnalato da Banca d’Italia e da Istat: ben il 39% del campione (quota che sale al 51% non considerando le imprese che hanno dichiarato di non farvi attualmente ricorso) ha sperimentato un peggioramento in tal senso. L’analisi ha infine ribadito come il problema del reperimento di manodopera qualificata sia ritenuto rilevante per la propria realtà aziendale dall’84% degli imprenditori del settore".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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