Mentre crollano le iscrizioni alle paritarie, Suor Monia Alfieri rilancia il “buono scuola nazionale”. Ma l’articolo 33 della Costituzione è chiarissimo: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” Un progetto dunque incostituzionale, che riapre la ferita tra laicità e scuola pubblica.
La Costituzione non è un optional
Ci sono frasi che non ammettono interpretazioni. Una di queste è scritta nell’articolo 33 della nostra Costituzione: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” È una norma limpida e immodificabile nello spirito. Eppure oggi quel principio viene messo in discussione da una proposta che forza la lettera e la logica della Carta fondamentale. Suor Monia Alfieri ha chiesto un “buono scuola nazionale” che consenta alle famiglie di pagare, con fondi pubblici, le rette delle scuole private. Una proposta che violerebbe apertamente la Costituzione e che la Corte costituzionale non potrebbe che bocciare.
Tra libertà di educazione e oneri pubblici
La legge 62 del 2000 ha riconosciuto la “parità” alle scuole non statali che rispettano precisi requisiti di qualità e inclusione. Ma la parità non equivale alla statalizzazione indiretta: lo Stato può vigilare e garantire standard, non finanziare le rette di istituti privati. L’articolo 33 non nega la libertà di istituire scuole, ma impone un limite netto: nessun onere per lo Stato. È il pilastro che assicura eguaglianza e laicità.
Una proposta che divide e confonde
Il “buono scuola” esiste in alcune regioni come contributo locale, ma una sua estensione nazionale trasferirebbe risorse pubbliche verso enti privati, creando una doppia rete scolastica finanziata dallo Stato. Suor Alfieri parla di “libertà di scelta”, ma la libertà non è un assegno pubblico. In Italia la Carta vieta oneri a carico dello Stato: forzare quella norma è disobbedienza costituzionale.
La scuola pubblica come presidio civile
La proposta arriva mentre la scuola pubblica affronta carenze strutturali, docenti sottopagati e diseguaglianze territoriali. Destinare risorse alle paritarie significa drenare fondi da un sistema già fragile. L’articolo 33 non è un divieto ideologico ma un argine etico: serve a impedire che la formazione dei cittadini sia subordinata al reddito o al credo.
La responsabilità di chi ignora la Carta
Proporre leggi che contraddicono la Costituzione significa svuotare di senso il patto civile. L’insistenza con cui Suor Alfieri promuove il buono scuola rivela una leggerezza istituzionale che ignora i limiti giuridici del sistema. In una democrazia costituzionale, anche le migliori intenzioni devono restare entro il perimetro della legge fondamentale. E qui il perimetro è chiarissimo: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”
Serve rispetto per la Costituzione
Il pluralismo educativo è un valore, ma non può diventare scappatoia per aggirare la laicità. Le scuole paritarie hanno un ruolo, ma non possono pretendere di essere sostenute con fondi pubblici. Il rispetto della Costituzione è la condizione della democrazia. L’Italia ha bisogno di una scuola pubblica più forte, non di scorciatoie che la indeboliscono.