A.R.T.E., i reseller e trader dell’energia verso l’assemblea nazionale. Il portavoce Diego Pellegrino: “quello che oggi serve è un cambiamento di regole e mentalità”

- di: Barbara Leone
 
Sarà la splendida Centralearte Montemartini, primo impianto pubblico di Roma per la produzione di energia elettrica nonché straordinario esempio di riconversione in sede museale di un edificio di archeologia industriale, la cornice della prima assemblea nazionale di A.R.T.E., l’associazione che riunisce buona parte dei reseller e trader dell’energia italiani. Un evento unico, che si svolgerà lunedì 20 marzo e che rappresenta un cruciale momento di confronto per l’intero settore energy. Tre le tavole rotonde che si alterneranno nel corso dell’intera giornata. La prima e la seconda, d’impianto politico ed istituzionale, saranno dedicate a ”Le sfide energetiche del nostro Paese per i prossimi anni”. La terza, d’impostazione tecnica, verterà sul tema ”Finanza, extraprofitti e modifiche unilaterali nei mercati energia e gas nel 2023”.

Intervista al portavoce di A.R.T.E. Diego Pellegrino

A moderare il tutto, il giornalista Nicola Porro. Molti gli ospiti che si confronteranno nei vari tavoli sul tema, concentrandosi soprattutto sulle sfide e sui problemi energetici del nostro Paese. Da Simona Benedettini, consulente indipendente con una lunga esperienza professionale come economista della regolazione e concorrenza dei mercati dell’energia elettrica e gas, ad Andrea Paltrinieri, professore associato di Economia degli intermediari finanziari presso il Dipartimento di Scienze dell’economia e della gestione aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ed ancora Fabio Ferraro, Professore ordinario di Diritto dell’Unione europea presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, Massimo Nicolazzi, docente di Economia delle risorse energetiche Uni-Torino nonché consulente energetico con alle spalle una vasta esperienza manageriale sul campo, e molti altri ancora. Per anticiparci qualcosa al riguardo, ecco la nostra intervista al portavoce di A.R.T.E. Diego Pellegrino.

Marzo 2020. Nasce A.R.T.E. in piena pandemia. Come è nata l’associazione?

“Venerdì 6 marzo 2020, tg delle ore 20: andremo in lockdown, tutti chiusi ma non preoccupatevi aiuteremo tutti, le imprese saranno ristorate. Parola che quando la sento divento una bestia. E dissero: le imprese saranno aiutate ma quelle con fatturato inferiore a… Che all’inizio era 200mila euro, praticamente lasci fuori tutte le Pmi. Poi dopo un’ora il valore è diventato 500mila, poi la sera a mezzanotte era un milione, il giorno dopo è diventato due milioni. Sintesi: tutte le nostre aziende fatturano di più. Perché noi siamo come i benzinai: siccome fatturiamo valanghe di tasse che ci vengon messe dentro, è logico che il fatturato è molto alto ma la marginalità è dell’1, 2%. Nel momento in cui tu vai a dire: tutti quelli che fatturano sopra x, perché intendi che sono aziende grosse con le spalle robuste, a noi ci hai massacrato. Quindi dopo quel tg inizia un tamtam di telefonate. E lì abbiamo capito che era arrivato il momento di metterci insieme. Così chiamai il mio amico Marco Poggi e dissi: domani chiamiamo tutti i nostri amici operatori di energia e vediamo se siamo tutti disponibili a metterci insieme sotto lo stesso cappello. E così abbiamo fatto. Sabato a mezzogiorno eravamo in 20, sabato sera in 35, domenica mattina 42 e lunedì quando partiamo col primo comunicato e decidiamo il nome A.R.T.E. eravamo 50. Da lì a un mese siamo arrivati a un centinaio, ed oggi siamo 140 operatori”.

140 su un totale di quanti operatori in Italia?

“Questa è già la prima domanda difficile. Se uno va sul sito dell’autorità che ha l’elenco dei venditori troverà oltre 700. Bugia. Nel senso che lì ci sono tutti quelli che fanno vendita, ma alle volte ci sono società di scopo, per esempio uno che ha un impianto fotovoltaico a Bari ha bisogno dell’energia a Lecce dice: vabbè faccio l’operatore così mi compenso l’energia. Quelli non fanno la vendita. A fare la vendita sono 370 circa, quindi sono la metà dei famosi 720, 730 che ci sono oggi. Se di questi 370 circa 140 sono qua dentro, vuol dire che noi abbiamo oltre il 30% del bacino di associati del mercato. Questo è un po’ il dato di fatto”.

Poi dal lockdown in avanti come si è sviluppata l’associazione?

“Da lì  il lavoro fatto è stato quello di costruire un dialogo sia verso gli organi di stampa sia verso le Istituzioni. Iniziammo subito a interagire e a far capire chi siamo. E’ logico che come tutte le cose all’inizio abbiamo incontrato difficoltà. Innanzitutto perché non sanno chi sei, due non sanno chi rappresenti, tre non è chiaro lì obiettivo e quattro non sanno come ti comporterai. Ma comunque abbiamo impiegato poco a creare quella sorta di istituzionalità nei rapporti che generalmente viene costruita negli anni. Noi siamo stati bravi, siamo riusciti a farlo velocemente e da subito abbiamo instaurato un ottimo dialogo, in primis con le autorità ma soprattutto con i responsabili energia di tutti i partiti. Perché non abbiamo fatto il classico partito di opposizione che dice: non funziona niente, buttiamo tutto via. Abbiamo spiegato un mondo che purtroppo è poco conosciuto. Quando si parla di energia elettrica e gas uno pensa subito a Enel e Eni. Ci sono altri 300 e passa operatori che fanno questo mestiere. Ci sono oltre 300 imprenditori che operano in un settore che è complicato. Tu lo devi regolamentare bene. Non puoi permetterti di dire: vabbè ma c'è l'Enel tutto a posto. L'Enel tra l'altro ha le sue problematiche, noi ne abbiamo altre completamente diverse. E quindi abbiamo cominciato a dare noi informazioni essendo noi molto legati al cliente, perché noi siamo un po’ le Pmi di questo settore e abbiamo questa peculiarità: non siamo produttori, non siamo quelli che fanno gli extra profitti, tanto per dirne una. Purtroppo questo settore spesso è identificato come i brutti, cattivi e quelli che fanno un sacco di soldi. Per noi è l'esatto contrario. Noi siamo quelli che cerchiamo di essere sempre dalla parte del nostro cliente. Per dirne una, il credito di imposta è una richiesta che avevamo fatto noi in pieno lockdown portata avanti nel tempo, e poi è stata finalmente messa in pista. Quindi oggi esiste ancora questo credito d’imposta cui le imprese possono attingere per avere un po’ di risparmio sull’energia. Ovviamente noi l’avevamo inventato un po’ diverso, poi è stato adattato dal governo ma va bene. Comunque il credito d’imposta è merito nostro. Questo non lo sa nessuno. Perché noi non abbiamo bisogno di auto referenziarci, noi 140 lo sappiamo e siamo compatti sotto la nostra bandiera perché sappiamo che i risultati li abbiamo portati a casa. È il cliente finale che lo sa poco, perché le garantisco che nessuna industria sa che non è Confindustria che gliel’ha portato questo credito d’imposta e siamo stati noi. Siamo quelli che a settembre 2021, inizio pandemia energetica, abbiamo iniziato a lanciare allarmi. Noi siamo quelli che abbiamo sostenuto l'economia nazionale in questi 2 anni grazie al 67% dei prezzi fissi applicati. E anche questo non lo dice nessuno. Nessuno ha detto che il 67% dei cristiani in Italia non ha avuto aumenti fino alla scadenza del contratto. Tutto questo non viene detto mai. Siamo i brutti, i cattivi e i ladri ma siamo quelli che hanno sostenuto l'economia per due anni. Io sono quello che a settembre 2021 è andato al telegiornale di Sky a dire: attenzione forse qua non si è ancora capito quello che sta per accadere. Occhio che succederà questo, questo e questo”.

Ma ce lo può spiegare: cosa è successo, e cosa sta succedendo a livello di crisi energetica?

“La crisi energetica ha una origine lunghissima. Stiamo dando tutti la colpa alla guerra. La guerra è stata una ciliegina marcia su questa torta, ma parte da lontano. Parte dalle scellerate politiche energetiche del nostro Paese e dell’Europa intera. Parte dall’assenza totale di lungimiranza. E purtroppo sappiamo tutti che in Italia la politica guarda a breve. Nessuno qua sta pensando a vent’anni, invece l’energia va pensata a 20, 30 40 anni. L’‘adesso faremo’ non è domani mattina o tra un anno, è tra 5 o 6. Tutto quello che è stato fatto l'anno scorso non è servito a nulla ad oggi. Noi abbiamo avuto solo una fortuna, io l'ho chiamato il fattore C dell'Europa: il caldo. Se non avessimo avuto questo inverno caldo, noi non stavamo così tranquilli. E’ andata bene, la Russia ha continuato a far uscire il gas e a farlo arrivare verso di noi e abbiamo avuto tutta una serie di circostanze favorevoli”.

E ora che cosa sta succedendo?

“Sta succedendo che viviamo in un contesto completamente diverso da quello di due o tre anni fa. Perchè i nostri consumi aumentano, ma noi vogliamo essere virtuosi. Attenzione, io non sono un antiambientalista. Anzi, penso che la fonte rinnovabile è forse una delle strade da percorrere. Però tutto va fatto con criterio. Io nelle mie presentazioni quando parlo del settore energia faccio vedere l'iceberg, dove quello che vedi è un dieci per cento ma poi sotto c'è tutto un mondo che però non viene analizzato. Se noi stiamo aumentando i consumi, e vogliamo aumentarli ancora perché stiamo dicendo: basta motori endotermici, tutto elettrico, ma poi tutta questa energia come l'andremo a produrre? Qualora la scelta fosse giusta, e diciamo che è giusta, dobbiamo costruire dietro. Dobbiamo essere azienda e fare un progetto che ci dica: per arrivare là, per avere tutti i motori elettrici eccetera dobbiamo avere questa capacità produttiva installata. E invece non si sa. E’ come se tu volessi vedere un film al contrario e guardi prima la fine. Nel momento in cui decidi un paletto. tu mi devi spiegare come arrivi a quel paletto. Qua non ce lo spiega nessuno. E difatti è successo che l'industria cresce, i consumi aumentano ma noi non aumentiamo la nostra capacità produttiva e diciamo solo basta centrali a gas perché sono brutte e inquinano. Però di pari passo non saliamo con la produzione delle rinnovabili. Negli ultimi quattro anni abbiamo aumentato forse del 10% la produzione mentre avremmo dovuto aumentare del 30 o 40%. Non riusciamo a essere concreti. Non capiamo che l'energia è strategica. Non possiamo lasciarla in mano al singolo comune di Melendugno, per fare un esempio. Che è il comune che ha bloccato il tap perchè hanno detto che i poveri ulivi di Melendugno ne avrebbero risentito se quel tubo fosse passato là sotto terra. Ovviamente non è successo niente di tutto questo, ma abbiamo fatto la solita dietrologia all'italiana e fermato tutto per otto o nove mesi con questa storia. Lei pensi cosa sarebbe successo quest'anno se non avessimo avuto il tap. Saremmo stati fregati. I signori che si sono incatenati agli ulivi di Melendugno erano una trentina, e noi per trenta persone abbiamo rischiato un Paese. Questa non è democrazia, noi abbiamo travisato il concetto di democrazia perché non si può sentire che 30 persone possono interrompere un'opera strategica a livello nazionale. E’ questo che io non accetto, ma questo succede. Non abbiamo messo la famosa nave a Piombino perchè tra i vari problemi c'è che il colore della nave disturbava gli abitanti di Piombino. Ecco, questo siamo noi, e allora non possiamo pigliarci seriamente se noi partiamo da questi problemi. Bisogna affrontare il toro per le corna, sennò noi saremo sempre in difficoltà”.

Forse basterebbe riuscire a coniugare la sacrosanta questione ambientale con tutto il resto...

“Certo. Ma la questione è che qua se uno vuole costruire un impianto fotovoltaico o eolico sa cosa succede? Succede che bloccano tutto perché c’è un problema. Io dico: ma si trova la soluzione a quel problema, non si blocca tutto. Qui da noi chiunque parla. E non parlano gli esperti, ma tramite i social tutti sparano informazioni in giro. La materia non è semplice, è molto tecnica e complicata, così come il fotovoltaico. Non è che noi possiamo dare autorizzazioni a pioggia solo perchè oggi ne abbiamo bisogno. Se tutto il fotovoltaico per esempio stesse in Sicilia avremmo un problema perchè in Sicilia tutta quell'energia non viene prodotta. Io mi ricordo una volta che andai a vedere Beppe Grillo, quando era ancora bravo perché faceva il comico, e che nel suo spettacolo tra le altre cose parlava della questione dell'acqua. E fece vedere che noi l'acqua che imbottigliamo a Roma la vendiamo a Milano, e quella che imbottigliamo a Milano la vendiamo a Roma e quindi a Roncobilaccio e Barberino del Mugello troviamo i camion che si incrociano a trasportare acqua. Giustamente uno dice: ma perché dobbiamo fare una struttura da idioti? Ma quanto ci costa oltretutto? Però effettivamente noi siamo fatti così. Per l'energia è la stessa cosa. Se noi volessimo produrre il fotovoltaico riempiendo tutta la Sicilia avremmo un enorme problema, perché poi quell'energia dovremmo trasportarla fino a Milano, quindi pensi ai cavi che dovremmo mettere sotto terra dalla Sicilia fino a Milano per portare tutta questa energia. Ecco perchè serve pure qualcuno che sia in grado di dire: lì costruiamo fino a tot. Quindi fino a tot autorizzazioni te le do, dopo basta perché abbiamo finito, non ci serve più e dobbiamo farlo là. Ma lei ha mai sentito parlare di questa roba? Ed è pure logico e semplice ma non viene fatto. Le informazioni che vengono all'esterno sono nemmeno il 10% di tutto il mondo che c'è sotto, per cui noi oggi siamo in una situazione dove siamo tutti contenti e zitti perchè ci siamo assuefatti a prezzi 5 o 6 volte quelli di prima. Non siamo più ad agosto che abbiamo avuto le tranvate, ma siamo soltanto 4 o 5 volte prima. E diciamo che siamo contenti. Ma noi ci stiamo assuefacendo ad una situazione critica. Infatti l'industria ha chiuso, non tutta la produzione sta lavorando a pieno regime perchè comunque i costi sono alti. Qualcosa si è fermato, i fatturati sono calati, i costi sono aumentati e questo è un incrocio dirompente e noi stiamo vivendo in una situazione di assuefazione. I prezzi sono alti ma non altissimi. Nessuno ha detto che in un mese abbiamo bruciato una finanziaria in maggior costo energia. In un mese. Ma chi ce l'ha quei soldi? I problemi sono di lunga data, ma cosa abbiamo fatto nel frattempo? Niente. La critica più grossa che io faccio oggi è questo. La prima cosa che io dissi a settembre 2021 fu: attenzione, oggi abbiamo un sistema di formazione del prezzo che non valorizza le fonti rinnovabili. Anzi, le penalizza a discapito dell'utente finale, le valorizza a vantaggio del proprietario della centrale, i famosi extra profitti. Perchè se tu in Borsa il prezzo lo fai con l'incrocio domanda offerta e l'impianto che chiude quell'incrocio domanda offerta e poi remuneri tutti quelli che hanno offerto energia al prezzo più alto, che è quello che accade perchè da noi il prezzo di chiusura lo fa sempre un turbo gas e quindi sappiamo che turbo gas fa il prezzo più alto proprio perchè abbiamo una situazione dove oggi il gas è esasperato, perchè non cambi le regole? Queste sono regole che andavano bene 15 anni fa, quando avevamo poca fonte rinnovabile, quando avevamo tanto carbone e il gas stava partendo alla grande, lì andava bene. Ma oggi che hai un 35, 40% di fonte rinnovabile perchè non la valorizziamo? Un chilowatt ora prodotto con l'eoilico o col fotovoltaico costa 50 o 60 euro ogni mille chilowatt ora. Oggi il gas è 200. Perchè devo dare 200 euro ai produttori di fotovoltaico ed eolico? Gli stiamo regalando i soldi a loro, quindi stiamo facendo Robin Hood al contrario. Rubiamo a tanti poveri per dare a pochi ricchi. Con gli extraprofitti abbiamo parzialmente risolto, anche se la cosa grave è che abbiamo preso a pioggia gente che non c'entrava niente. Gli extra profitti ci sono per colpa delle regole. Allora cambiamo le regole, no? Non t'inventare gli extra profitti, se avessimo cambiato le regole a settembre 2021 quando lo avevamo detto noi, avremmo avuto mediamente nell'anno, è calcolato, qualcosa come un 20% in meno di costo energia nell'anno. E zero extraprofitti, perchè sarebbero stati automaticamente eliminati. Col risultato che i cittadini italiani non avrebbero dovuto buttar fuori tutti quei soldi, che nessuno ce li restituisce con gli extraprofitti. Ci vengono a raccontare che con l'extraprofitto ci hanno restituito una parte dell'onere di sistema, ma vabbè stiamo parlando di noccioline che tornano indietro. Un altro esempio: rateizzazione clienti per il caro energia: ma perchè? Perchè tu incentivi la gente a non pagare, tu devi aiutare chi è virtuoso, è il contrario quello che devi fare. Siamo l'unico Paese al mondo che incentiva a non pagare. Il cliente che non paga mi fa saltare a me, io vado in deflault con soli mille euro. Quindi questo è il problema che stiamo vivendo oggi. E cosa facciamo? Continuiamo a fare nulla. Non modifichiamo le regole, non facciamo interventi strutturali, non aumentiamo la nostra capacità di produzione a fonte rinnovabile, non studiamo seriamente. Io sono uno che studia. Io a ottobre sono stato a Bruxelles come esperto energia Italia e ho sparato a zero su Draghi. Io stimo tantissimo Draghi, ma sul fronte energia non ne capisce niente. Perché la finanza legata al mondo energia è un'altra cosa completamente, non è quella che conosce lui. Tant'è vero che il price cap con cui lui era tornato gliel'ho smontato. Ho fatto una presentazione al Parlamento europeo dicendo: non prendeteci in giro e glil'ho spiegato coi numeri, perchè io faccio sempre vedere i numeri, Sono uno che spara, è dirompente ma poi ti faccio vedere perchè. Quindi quello che oggi serve è un cambiamento di mentalità e di regole. Le regole è difficile che cambino perchè siamo lenti, siamo burocrati e quindi non lo facciamo. Per quanto riguarda la mentalità, noi dobbiamo capire che l'energia è strategica quindi non può essere demandata a un singolo comune o una singola regione una scelta sull'energia. Non esiste, deve essere centarlizzata e con gente competente. Non possiamo permetterci più di avere un anno come quello che abbiamo avuto adesso, perchè l'Europa è collassata rispetto a Cina, Usa e resto del mondo. C'è l'Algeria che tra un po' ci mangia in testa”.

 

Col nuovo governo vi state interfacciando?

“Abbiamo incominciato adesso il dialogo, quindi l'evento del 20 sarà proprio un primo confronto. Intanto hanno già confermato la loro presenza i tre responsabili energia dei tre partiti di maggioranza, l'onorevole Luca Squeri di Forza Italia, l'onorevole Procaccini di Fratelli d’Italia e l'ex senatore Arrigoni della Lega. Siamo in attesa dell'onorevole Braga per quanto riguarda il Pd che non ci ha ancora dato conferma perché siccome siamo bipartisan anche avere l'altro lato a noi fa piacere. Non siamo schierati, noi siamo per questo Paese, per trovare soluzioni giuste per noi, per i cittadini e per i nostri clienti”.

Ci può anticipare qualcosa dell'evento del 20?

“Avremo un tavolo tecnico pazzesco, mai riunito da nessuna parte fino ad oggi con tutte queste competenze. Avremo Andrea Paltrinieri dell'Università Cattolica di Milano, Massimo Nicolazzi dell'Università di Torino, avremo Simona Benedettini che è una consulente finanziaria indipendente che gira il mondo, la invitano a parlare di finanza legata al mercato energia così come Paltrinieri che è consulente per il mercato del Gnl americano. Insomma, è gente che ha una conoscenza e una capacità che in Italia dovrebbero cercare col lumicino, e vanno all'estero ovviamente. Poi abbiamo anche il professor Ferraro dell'Università di Napoli esperto in diritto internazionale comunitario per tutti i problemi legati al settore come il blocco delle modifiche unilaterale di contratti e tanti altri ancora. Insomma, quella che doveva essere la nostra prima assemblea dopo la nascita durante il lockdown si è trasformata in una giornata evento per tutto il settore energia”.

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