FOTO: Marina Paris, Storie incompiute alla Galleria Gilda Lavia di Roma
Era stato commissionato a Donatello da Piero de’ Medici intorno al 1457, ma fu completato solo intorno al 1464. Il gruppo bronzeo di Giuditta e Oloferne fu realizzato dallo scultore in modo del tutto originale. Piuttosto che scegliere di rappresentare Giuditta nell’atto di brandire la testa mozzata di Oloferne, Donatello interpreta l'episodio biblico privilegiando l’azione nel suo svolgimento, con l’eroina intenta a sollevare con fierezza la spada, pronta a sferrare il colpo sul generale assiro incastrato tra le gambe. Con queste singolari scelte compositive, Donatello realizza la prima opera di grandi dimensioni dedicata a questo tema includendovi per la prima volta la figura intera di Oloferne.
Il bronzo di Donatello torna adesso a splendere nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio dopo l’intervento di restauro conservativo durato dieci mesi e realizzato grazie al sostegno di Friends of Florence.
A Roma le Storie incompiute di Marina Paris
Fino al 21 settembre presso la Galleria Gilda Lavia di Roma il progetto di Marina Paris dal titolo Storie incompiute, a cura di Valentina Ciarallo, accende un focus sul tema dell’incompiuto rendendo omaggio, attraverso una serie di scatti inediti, all’opera dell’architetto romano Luigi Moretti.
Da sempre interessata all’architettura, concepita come sistema di relazione tra uomo e ambiente, l’artista di Sassoferrato esprime la sua ricerca attraverso diversi mezzi, dalla video animazione al disegno, dalla fotografia alle installazioni site-specific.
Per la mostra Paris ha dato vita a un’installazione ambientale tra coni di luci e fenditure di ombre, accompagnata da un sottofondo sonoro progettato per accompagnare il visitatore tra spazi irreali ma vivi, tra composizioni architettoniche che potrebbero essere state ma non lo sono, a contatto con luoghi che non sono luoghi.
L’artista affida al mezzo fotografico il compito di interpretare come modulabile e modificabile la costruzione di uno spazio che è luogo di accadimenti e di sedimentazione del tempo tra uomo e ambiente, metafisica dell’orizzonte intesa come dimensione antropologica per indagare l’esistenza umana.
Giorgio Morandi, Twombly e Antonioni a confronto a Ferrara
A Ferrara, all’interno del nuovo museo dedicato a Michelangelo Antonioni, la mostra Fuori fuoco, curata da Andrea Bruciati e organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este – VILLÆ è il primo progetto finalizzato a evidenziare le connessioni tra il celebre regista e le arti visive.
Il percorso mette in evidenza la diversa traduzione artistica del canone naturalistico proposta da Giorgio Morandi e dal pittore statunitense attraverso un confronto inedito con Antonioni il cui rapporto con la pittura ha radici antiche.
A dialogare in mostra sono opere apparentemente lontane per stile e iconografia, eppure estremamente affini alla visione poetica del cineasta. I dipinti di Morandi e gli scatti fotografici “di natura” di Twombly si confrontano con i materiali dell’archivio esposti nel museo e con l’eredità concettuale del regista ferrarese.
Se Morandi indaga ostinatamente la realtà dipingendo paesaggi solitari e nature morte fatte di oggetti comuni, Twombly traduce in emozione gli stimoli provenienti dalla natura con un linguaggio rapido e vibrante. La luce, la morfologia sfocata dei frammenti, le coordinate compositive e la loro iterazione costituiscono invece gli elementi che connettono l’opera di questi artisti alla visione di Antonioni.
Palazzo Pallavicini e le Stregherie
Inquietanti opere d’arte contemporanea, incisioni antiche, volumi maledetti, potenti talismani aprono al visitatore una finestra sull’arcano e affascinante universo delle streghe.
Accade a Palazzo Pallavicini, a Bologna, dove la mostra Stregherie. Iconografia, fatti e scandali delle sovversive della storia in corso fino all’8 settembre propone i più disparati oggetti legati al mondo della stregoneria provenienti dal Museum of Witchcraft and Magic di Boscastle, in Cornovaglia. A colpire i visitatori sarà l’eccezionale collezione di amuleti ottocenteschi, mai più esposta al pubblico dopo la grande Esposizione Etnografica del 1911, concessi dal Museo delle Civiltà di Roma.