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Dagli scatti di Brassaï agli oggetti inediti esposti al Colosseo, l’arte nel weekend

- di: Samantha De Martin
 
Dagli scatti di Brassaï agli oggetti inediti esposti al Colosseo, l’arte nel weekend

FOTO: Sotterranei del Colosseo, allestimento dedicato agli Spettatori, veduta-generale | Foto: © Simona Murrone | Courtesy Parco-archeologico del Colosseo

Ci sono gusci di ostriche, orate, telline, ma anche semi di melone, noccioli di pesca e di ciliegia, un pettine, un anello d’oro,una moneta di oricalco emessa dall’Imperatore Marco Aurelio per celebrare i dieci anni del suo regno.

E poi i materiali, nelle diverse tipologie di legni per la carpenteria, utilizzati per la scenografia della perfetta macchina dello spettacolo, e ancora anfore, lucerne, oggetti di uso quotidiano caduti per un qualche motivo dagli spalti dell’Anfiteatro Flavio, perduti dagli spettatori e confluiti nel collettore idraulico ipogeo collocato nella porzione meridionale del Colosseo, e lì depositatisi come rifiuti. A seguito della progressiva diminuzione delle attività di manutenzione, tipica delle fasi finali della vita dell’Anfiteatro, questi oggetti, per la maggior parte di uso quotidiano, confluiti nella fognatura, sono arrivati fino a noi e adesso arricchiscono la una nuova sezione museale negli ipogei dell’Anfiteatro Flavio, completando il progetto museografico complessivo dei sotterranei, curato da Alfonsina Russo, Federica Rinaldi e Barbara Nazzaro.

Rinvenuti durante le indagini archeologiche, coordinate dal PArCo a partire dal 2022, i materiali sono esposti per la prima volta al pubblico svelando interessanti informazioni relative alle abitudini (anche alimentari) degli spettatori che assistevano agli spettacoli nell’ultima fase di vista del monumento.

Gli ipogei del Colosseo si possono visitare tutti i giorni dalle 8.30 alle 17.20 con Biglietto Full Experience Arena e Sotterranei; il martedì e il giovedì dalle 20 alle 23.30.

Sito web ufficiale: www.colosseo.it

Ad Aosta arriva Brassaï

Fino al 9 novembre al Centro Saint-Bénin di Aosta circa 150 stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo ungherese Gyula Halász, in arte Brassaï, offrono un inedito sguardo sulla sua opera, a partire dagli scatti dedicati alla Ville Lumière, con i suoi quartieri operai, i ritratti degli amici artisti, i grandi monumenti simbolo della città.

Tra i primi fotografi in grado di catturare l’atmosfera notturna della Parigi dell’epoca e il suo popolo, caratterizzato da lavoratori, prostitute, clochard, artisti, girovaghi solitari, Brassaï non si limitava alla rappresentazione del paesaggio o alle vedute architettoniche, ma si avventurava anche in spazi interni più intimi, dove la società si riuniva divertendosi.

Le sue immagini furono anche pubblicate sulla rivista surrealista “Minotaure”, di cui Brassaï divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray.

Assieme al fotografo appartenente a quella “scuola” francese di fotografia definita “umanista”, il pubblico è invitato a perdersi nell’atmosfera di Montparnasse, dove tra le due guerre si incontravano numerosi artisti e scrittori.

Ad Ancona il Canto delle stagioni di Giorgio Cutini

Fino al 30 settembre, la Mole Vanvitelliana di Ancona presenta la mostra Giorgio Cutini. Canto delle Stagioni, un’antologica dedicata al fotografo perugino, tra i più significativi della ricerca fotografica italiana.

Organizzato dal Consiglio Regionale delle Marche, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ancona, curato da Gabriele Perretta, il percorso presenta oltre 200 scatti, molti dei quali inediti, che rivelano il contesto intuitivo e concettuale nel quale sono stati realizzati.

La rassegna è concepita come un percorso di introspezione artistica e umana del tutto personale, ma anche un viaggio universale dello sguardo dell’artista attraverso le età dell’uomo.

Da sempre Cutini evita l’ordinario e i luoghi comuni mettendo in discussione i presupposti visivi dell’istantaneo contemporaneo. Le sue fotografie, scatti sempre visionari, documentano le sensazioni che il paesaggio muove nell’animo. Tra le serie presenti in mostra spicca Inquietudine, che racconta come l’eccedenza della natura e delle cose soggioghi l’artista e si sottragga costantemente al suo tentativo di controllo, facendo convivere uno stato di eccitazione, disagio e meraviglia.

Milano città che sale

Lo spirito e la vitalità della città di Milano vanno in scena alla Fabbrica del Vapore che accoglie fino al 18 gennaio, Milano città che sale la prima mostra a episodi dedicata alla metropoli.

Il progetto si sviluppa in sette episodi/esposizioni, ciascuno della durata di 21 giorni, che raccontano insieme una straordinaria storia collettiva attraverso il racconto di sette figure e movimenti emblematici dagli anni ’40 a oggi. Da Elio Vittorini a Giovanni Testori e Albe Steiner, dal Laboratorio di comunicazione militante alla Milanottanta, fino alle più recenti esperienze di Paolo Rosa e Luisa Spinatelli, ogni episodio è una tessera fondamentale di questo mosaico che svela come la città si sia costruita e sviluppata non solo sul piano intellettuale e artistico, ma anche imprenditoriale e culturale.

Ogni episodio di questo progetto, ideato da Scalpendi, ripercorre la vita di un intellettuale, fondandosi su una rete di collaborazioni di altissimo profilo con curatori esperti e istituzioni pubbliche e private di grande prestigio come APICE (Archivi della Parola, dell'Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano, il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, Fondazione Gramsci di Roma, Casa Testori di Novate, solo per citarne alcune.

I visitatori potranno immergersi in un’esperienza multisensoriale grazie a una selezione di documenti storici, disegni, sculture, manoscritti e fotografie, fino a frammenti e opere di formato vario. Un invito a riscoprire Milano attraverso gli occhi, le mani e le idee di chi l’ha resa grande.

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