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Agroenergie, Maretti (Legacoop): "Incentivare l’uso della sansa per il biometano"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Agroenergie, Maretti (Legacoop): 'Incentivare l’uso della sansa per il biometano'

La sansa, residuo della lavorazione delle olive, è al centro di un confronto tra produttori e istituzioni. Utilizzata come biomassa per produrre biometano e altre forme di energia rinnovabile, rappresenta una risorsa strategica per l’economia circolare. Dopo la decisione del Consiglio di Stato di escludere la sansa bifasica dalle fonti incentivabili, il settore olivicolo e quello delle agroenergie temono effetti pesanti sulla competitività.

Agroenergie, Maretti (Legacoop): "Incentivare l’uso della sansa per il biometano"

"La decisione del Consiglio di Stato mette in pericolo sostenibilità e competitività del comparto, lo aggrava di costi logistici con un loro aumento esponenziale e riduce i margini dei produttori. Si rischia un possibile blocco della filiera con gravi ripercussioni sull’occupazione". Così Christian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, che chiede un ripensamento delle misure.

La richiesta
Per scongiurare la crisi Legacoop Agroalimentare sollecita il ripristino della sansa bifasica tra le fonti incentivabili per usi energetici, in linea con i principi dell’economia circolare. L’associazione chiede anche la promozione di soluzioni locali di trattamento, così da ridurre i costi di trasporto, limitare le criticità logistiche e contenere l’impatto ambientale.

La carenza di sansifici
Il presidente Maretti evidenzia una criticità strutturale: "La situazione è aggravata dalla limitata presenza di sansifici sul territorio nazionale, spesso concentrati in aree specifiche e con capacità ridotta". Questo rende insostenibile il trasporto di grandi volumi di sansa, soprattutto bifasica, che in molti casi viene rifiutata dagli impianti.

Le ricadute sui frantoi
In alcune regioni la carenza di strutture di trattamento ha già avuto effetti diretti. "In Liguria la scarsità di sansifici ha causato la sospensione dell’attività dei frantoi", spiega Legacoop. In altre aree del Paese i sansifici sono del tutto assenti, con conseguenze pesanti sulla filiera.

Un settore da 6 miliardi
Il comparto olivicolo italiano conta circa 820mila aziende agricole, con oltre 1 milione di ettari coltivati a ulivo. La produzione nazionale genera in media 300mila tonnellate di olio l’anno e circa 1,5 milioni di tonnellate di sansa come sottoprodotto. La valorizzazione energetica di questa massa è considerata strategica per ridurre gli sprechi e sostenere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Biometano e Pniec
Il biometano prodotto da biomasse agricole, inclusa la sansa, rappresenta uno dei pilastri del Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), che prevede il raggiungimento di 6 miliardi di metri cubi di biometano al 2030. Senza incentivi per la sansa bifasica, avverte Legacoop, si rischia di perdere una quota rilevante di potenziale produzione.

Occupazione e competitività
Secondo Maretti, l’esclusione della sansa bifasica "riduce i margini dei produttori" e minaccia la tenuta occupazionale di un settore che impiega oltre 100mila addetti diretti tra aziende olivicole, frantoi e cooperative. L’aumento dei costi logistici e la difficoltà di smaltimento potrebbero generare un effetto domino su tutta la filiera.

L’impatto ambientale
La mancata valorizzazione della sansa come biomassa comporterebbe anche un problema di sostenibilità. La sansa bifasica, residuo umido e ricco di composti organici, se non trattata adeguatamente può diventare un rifiuto costoso da gestire. La sua conversione in energia, invece, permette di ridurre emissioni, chiudere i cicli produttivi e creare valore per i territori.

L’appello
Il settore chiede quindi che il Governo e le istituzioni comunitarie riconsiderino la decisione. "Serve reinserire la sansa bifasica tra le biomasse incentivabili – ribadisce Maretti – per garantire continuità produttiva, sostenibilità economica e rispetto degli obiettivi ambientali".

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