Zero strisce. E zero ironia
- di: Barbara Leone
“Periferia, dove vivere è un terno alla lotteria, dove un miracolo è un pane in più, un giorno in più che strappi tu...”. Così cantava Renato Zero in una struggente canzone scritta nel lontano 1979. E la periferia di cui parla, quella casa che il cantautore romano porta nel cuore nonostante il passar degli anni lastricati di successi e gloria, è la Montagnola: quartiere dell’ottavo Municipio di Roma, non lontano dall’Eur, che l’ha visto bambino e ragazzo quando ancora si chiamava Renato Fiacchini. Un quartiere popolare e popoloso di quella Roma sud, genuina e verace, che da sempre vive in contrapposizione alla Roma nord dei ricchi e dei vip. Ebbene, nei giorni scorsi Renatino ha fatto un tuffo nel passato ritornando nei luoghi della sua giovinezza lasciando, solo per un po’, la residenziale Via della Camilluccia, ove da tempo lui abita e che, guarda un po’, è ubicata proprio a Roma Nord. Si è presentato così, all’intrasatta direbbero a Napoli, fermandosi a parlare cordialmente coi passanti che quasi non credevano ai loro occhi. Un evento che ha suscitato grande emozione tra i residenti della Montagnola, testimoniato da una foto pubblicata sul gruppo Facebook “Vivi Montagnola”, che conta quasi 13.000 iscritti.
L’immagine, che ritrae Renato mentre chiacchiera amabilmente con l’edicolante del quartiere, ha raccolto innumerevoli commenti di affetto e nostalgia: “Bentornato a casa”, “Renato, sei sempre il nostro mito”, “Renato uno di noi”. E però, come ogni favola che si rispetti, c’è sempre un piccolo dettaglio che può trasformare l’idillio in farsa. In questo caso quel dettaglio è la macchina di Renato, una fiammante Mercedes beatamente parcheggiata sulle strisce pedonali. Eh sì, perché nell’era dei social, dove nulla sfugge all’occhio vigile urbano per eccellenza, ovvero il pubblico, basta una svista per ritrovarsi nell’occhio del ciclone. Specialmente quando si tratta di parcheggi, per così dire, creativi. Che a Roma, peraltro, sono all’ordine del giorno. E così, tempo un nanosecondo, ecco che i commenti da adulanti si son trasformati in graffianti La vicenda ha assunto rapidamente i toni di una tragicommedia, con l’amministratore del gruppo Facebook che, probabilmente sopraffatto dal clamore e dall’improvvisa notorietà del post, ha deciso di disattivare i commenti e rimuovere le foto incriminate. Anche perché pare che, almeno inizialmente, la targa dell'auto non fosse stata oscurata. Minuzia non trascurabile in fatto di privacy, e che ha reso il tutto ancora più imbarazzante. Ovviamente, il danno era ormai fatto, e il web, che non perdona, aveva già emesso il suo inesorabile verdetto. Anche perché pare ancora, così perlomeno assicurano le informatissime malelingue, che non sia nemmeno la prima volta che er sor Renato dimostri una certa disinvoltura nel parcheggiare. E c’è chi giura e spergiura che addirittura le strisce pedonali siano per lui quasi la regola.
Leggenda o verità, fatto sta che da una semplice visita al quartiere d’infanzia, Renato Zero si è ritrovato al centro di una tempesta virtuale, colpevole di un “crimine” di cui nella Capitale siamo tutti vittime e artefici. Perché è capitato a tutti di parcheggiare male per prendere al volo il pane o, viceversa, di ritrovarsi bloccati da una macchina messa in doppia fila. “Crimine” che, però, i social denunciano quasi in tempo reale, e con tanto di sputtanamento della targa. Come successo anche nel caso di Renatino. Alla fine della fiera questa vicenda, surreale non tanto per il parcheggio “selvaggio” quanto per gli insulti sparati a schiovere, dovrebbe farci riflettere sul fatto che non siamo più capaci di farci una sana e grassa risata. E ci fa riflettere anche sul fatto che questo mondo iperconnesso, dove ogni piccolo gesto diventa virale e ogni peccato veniale si trasforma in irrimediabile errore, ci sta levando l’anima. Oltre all’ironia. Perché infondo Renato Zero con la sua macchina sulle strisce ci ricorda che siamo tutti umani, capaci di grandi emozioni ma anche di piccole disattenzioni. E mentre le foto e commenti si dissolvono nell’etere, una cosa rimane certa: la Montagnola avrà sempre un posto speciale nel cuore di Renato, e Renato avrà sempre un posto speciale nel cuore della Montagnola. Parcheggio sulle strisce incluso.