Venite avanti, gretini

- di: Barbara Bizzarri
 
Cosa vogliono quelli di Ultima Generazione, ripescati dalla Fontana di Trevi dove sarebbe stato opportuno lasciarli forzosamente a mollo fino all’ibernazione, e a cui hanno già arrecato danni irreparabili, versando liquido nero nell’acqua di un monumento restaurato da privati che a questo punto vedrei bene armati di forconi a protestare contro chi di dovere? È palese che del clima non gliene freghi un beneamato accidente, altrimenti sarebbero già a darsi da fare in Emilia Romagna armati di pala e stivali di gomma, magari mutuati dal kompagno Soumahoro, quello del diritto all’eleganza e della stessa ghenga che ha restituito 55 milioni di euro all’UE pur di non intervenire sul territorio e scaricare la colpa delle catastrofi derivate e conseguenti su chiunque, dagli istrici che scavano le tane agli scettici dei cambiamenti climatici, per poi continuare indefessamente la narrazione unica che parte da una siringata e finisce all’inferno. Dunque, quale sarà mai lo scopo di una turba di ragazzetti senza arte né parte, incapaci di proferire una sola frase di senso compiuto quando li si invita, purtroppo, a parlare, rivelandosi in grado soltanto di articolare uno stentato “non c’è tempo”, perché sono debitamente istruiti allo scopo, ma non più di tanto, del resto li si seleziona con accuratezza, come si evince dalle facce sveglie: di certo, il loro vero pensiero primario non è l’ecologia, se soltanto si riflette sulle tonnellate d’acqua necessarie per porre rimedio alle loro scelleratezze, da Firenze a Roma. È evidente che si tratti della sostituzione cartonata di Greta, ormai adulta e troppo sputtanata a suon di tweet catastrofisti cancellati al volo (‘quando la realtà si è fatta troppo schifosa, solo la volgarità può descriverla’, Frank Zappa dixit). 

Questi mostri senza essere miti hanno parecchi punti in comune: l’ignoranza becera (sorvoliamo sulle lauree honoris causa, un dolore per qualsiasi essere senziente), e l’evidente manina che protegge dall’alto dei cieli - ecco forse chiarito il dono della laurea in Teologia -, altrimenti non si spiegherebbe perché se un comune cittadino, soprattutto minorenne, si accampasse davanti a un qualsiasi Parlamento per protestare contro il clima ‘impazzito’ sarebbe presumibilmente rimosso senza troppe cerimonie, mentre l’ecologista svedese ha imperversato ovunque, acclamata e osannata senza alcun titolo, per poi trascorrere le vacanze sui panfili non ecosostenibili dei potenti della terra, da brava Pinocchia. Stessa cosa dicasi per i buoni a nulla ma capaci di tutto e protetti, evidentemente, dall’identica longa manus: se mi appropinquassi alla Fontana di Trevi armata di un barattolo di vernice, oppure commettessi lo stesso crimine di quegli utili idioti (non potrei, la sola idea mi dà i brividi), mi ritroverei a scrivere dietro le sbarre. Invece, a costoro è tutto lecito: interrompere il traffico, vandalizzare le opere d’arte, danneggiare le fontane, sempre sproloquiando scemenze, tanto i tre anni passati dimostrano, senza timor di smentita, che qualche credulone in giro si trova sempre, senza contare i proni alle cause provenienti dalla parte giusta, ovvero redditizia (traduzione: ‘viva la Franza, viva la Spagna, purché se magna’. Vox populi, vox dei).

Nel frattempo, il sindaco Gualtieri cinguetta: “Speriamo che i danni non siano permanenti” in un’evidente dichiarazione di impotenza che, in un Paese normale e non asservito, equivarrebbe a dimissioni o cacciata della Giunta in toto. Quando un giorno, nel falso nome del riscaldamento globale col quale si sta perculando un’intera regione (per non dire nazione), decideranno di impedirci di respirare, dato che emettiamo CO2, anche allora sarà cosa buona e giusta e lecita?  Lo scopo non è inebetire ancora di più le masse: questa generazione ultima si accontenta di poco. Una nomina politica a trazione piddina. Anche un GF, un’isola, che sia dei famosi oppure in modalità temptation, non importa. Qualsiasi cosa pur di farsi notare e non lavorare, pratica buona soltanto per i poveri fessi. Gli ammazzafontane vengono via con una manciata di centesimi: accontentateli, prima che il gioco si scopra (stavolta non si tratta del freesbee sardino) e la pazienza arrivi a saturazione. A meno che l’obiettivo sia proprio questo, per poi frignare su quanto el pueblo sia poco sensibile ai bisogni della madre Terra, mentre si autorizzano abbattimenti illogici, probabilmente ben remunerati, della fauna selvatica, non ci sono interventi sul territorio da trent’anni, e il denaro per la manutenzione finisce a oliare conservazioni di tutt’altro genere. Ormai la storia è nota, i metodi anche: toglieteli dalle fontane e dai musei, metteteli in tivvù insieme agli altri pagliacci sciagurati di cui proseguono le buffonerie, e non se ne parli più. Fa pure rima. 
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