Uk, Rishi Sunak: l’ispirazione viene dall’Oriente. Anzi, dall'India

- di: Leonardo Dini
 
Con Rishi Sunak, manager e politico originario dell'India nominato nuovo premier inglese, il soft power politico dell’India in Occidente e in Inghilterra si è notevolmente esteso. Ed è successo per una serie di coincidenze favorevoli: con la vice presidente americana di origine Indiana Kamala Harris, con il sindaco di Londra  Khan che fa parte invece della componente pakistana (parallela a quella indiana) degli angloasiatici. Ora, anche il nuovo premier e la moglie sono, dopo l’incarico da Re Carlo III, la prima coppia multietnica al vertice dell'Inghilterra. Il nuovo premier britannico viene dal mondo della City londinese, dell’economia e delle imprese e nasce politicamente in antagonismo con Boris Johnson, che sembrava insostituibile fino a pochi mesi fa. L'Inghilterra viene anche dalla sperimentazione, purtroppo incompiuta, di una nuova leadership femminile, con Liz Truss. Vediamo dunque in tutto il mondo, e non solo a Londra, che l'empowerment dei nativi arrivati con l’immigrazione e quella femminile vanno di pari passo. L’Inghilterra, ora più che mai, necessita di stabilità. Quella stabilità, proverbiale sia pure discussa, che l'era Thatcher e quella Blair, pur con le loro contraddizioni, hanno inevitabilmente segnato. Tuttora la finanza ed economia della City inglesi sono al centro dell’economia mondiale, e tuttora l'Inghilterra ê uno dei cinque privilegiati Paesi che decidono la Storia nel Consiglio di Sicurezza Onu.

Rishi Sunak, chi è il premier della Gran Bretagna

Ancora oggi, infatti, la Gran Bretagna ha un ruolo essenziale sia nel G7 che nel G20, senza contare poi il Commonwealth. Anche se quest’ultimo, per tacere della Brexit, non è stato valorizzato e impostato come la Unione Europea, Carlo III resta il sovrano di molti Paesi, e l'inglese la lingua più usata nel mondo, a fronte dell’avanzata del mondo ispanico dei latinos. Tuttavia, agli inglesi manca una leadership internazionale, in grado di competere con quella di Macron e Biden. Manca, dunque, una leadership universale. Curiosamente invece la storica regina Elisabetta II aveva proprio questa dote di universalità, necessaria alla Gran Bretagna attuale e futura. Difficile dire quali siano le potenzialità del nuovo governo inglese. L’Inghilterra, patria e origine della democrazia, ha portato la democrazia e la libertà per molti anni a Hong Kong. Che poi è proprio quello che i cinesi, allineati alla dittatura di Xi, non sopportano. Ed ora sta aiutando la Ucraina a liberarsi dal Moloch, dal Leviatano e dall’essere una nazione sottomessa e trattata ingiustamente da marginale regione rurale dell'ex Urss. Ed è  proprio l’Inghilterra della Magna Charta e di Oliver Cromwell che è, e si conferma, spesso più libera. Pur essendo una monarchia tra le tante repubbliche nel mondo attuale. L'India stessa deve la sua democrazia alla eredità dello zeitgeist democratico inglese. Questo è in tutta Europa un periodo di trasformazione e di sperimentazione, per questo auspichiamo che la Brexit divenga fonte di una nuova alleanza tra Europa e Gran Bretagna e non di uno stupido antagonismo. La politica inglese, dunque, è meno forte e stabile dell’economia inglese.

Per non dire della sterlina, che nonostante alcuni sbalzi si conferma essere la valuta più apprezzata nei internazionali e dotata di un valore di mercato nel cambio che supera e fa concorrenza dall'alto a euro e dollaro. Resta infine sullo sfondo della politica britannica la storica rivalità con la Russia, che risale al tempo degli Zar, e quella con la Cina, che non si è certo affievolita dopo il passaggio di Hong Kong ai cinesi. Tuttavia, l'Inghilterra ha un buon futuro, specialmente se saprà superare l’isolazionismo nocivo verso l’Europa, che per ora ha prodotto crisi e non crescita nel Paese d’oltre Manica. Se sono stati i Labouristi a lanciare la sfida con il primo sindaco di Londra di origini asiatiche Sadrik Khan, i Conservatori con l'ex sindaco londinese e ex premier Johnson hanno dimostrato in questa fase di riuscire a produrre una politica e una leadership più apprezzati nel voto e nella opinione pubblica dagli inglesi. E questo, infatti, nella ciclicità della politica inglese si è concretizzato in un periodo lungamente favorevole ai Tories, anche dal punto di vista elettorale. Va però considerato che la politica inglese si esprime esattamente come quella tedesca e francese. Basti pensare a Churchill, che così come Kohl e Merkel in Germania o Mitterand, Chirac oggi Macron in Francia rappresenta un esempio di forte personalità più che di un grande statista. E’ in questo scenario che si muove la politica inglese,  piuttosto che attraverso il confronto tra partiti e movimenti. Una differenza non secondaria rispetto alla politica spagnola o italiana. Il nuovo premier inglese dovrà, quindi, affrontare col nuovo re la sfida di saper rilanciare nel mondo un’immagine vincente e di autorevolezza che da sempre rappresenta il fulcro dell’identità della politica governativa inglese.
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