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Troppi galli nel pollaio

- di: Barbara Leone
 
Ahia, che brutta aria tira nell’aia. Si profilano tempi tristi e cupi per le galline di Mestre. E’ finita la pacchia, direbbe quel tale che gioca a fare i ponti coi lego della lega, e compagnia cantando. Anzi no. Vietato cantare. Sentenza del Tar del Veneto. Non vorrei esser nelle loro penne: galline meste a Mestre, tristi e sole, che da ora in avanti dovranno svegliarsi senza il canto del loro amato gallo. Che, si sa, quando è più di uno porta sempre caos. Lo dice pure il proverbio, oltre al Tar. e dunque: troppi galli nel pollaio? E allora sciò! Jatevenne! Fate le valigie, e girate le zampe. Pare un film di Renato Pozzetto, e invece è la realtà. Ma partiamo dall’inizio. Da quando un residente di Mestre ha ben pensato di farsi con l’orto pure un’aia con tanto di galline e galli. Sarà per amor di natura, o per eccesso di zelo, o semplicemente per colpa dell’inflazione che ha fatto schizzare i prezzi alle stelle, uova comprese. Fatto sta che, previa autorizzazione del Comune, l’arzillo signore ha messo su la sua mini fattoria praticamente quasi in centro città. E fin quando il gallo era uno tutto filava liscio. I problemi sono iniziati quando i galli hanno iniziato a moltiplicarsi, e con loro il caratteristico canto, che però non si limitava nemmeno più alla sola alba. Che, diciamolo, svegliarsi col canto del gallo ha pure un che di bucolicamente poetico. E però: svegliatevi col canto di cinque o dieci galli! La musica cambia. Ancor più se codesto canto si protrae fino a sera. Perché come, e da quel dì, non ci sono più le mezze stagioni, non ci sono neanche più i galli d’una volta. Che, c’è da giurarsi, sono un po’ confusi anche loro. 

Risultato: i vicini esasperati hanno hanno alzato bandiera bianca e presentato un esposto, lamentando “problemi igienici e rumori molesti”, fino a configurare addirittura un “danno biologico”. Che va bene tutto, ma pare proprio un’esagerazione. Ma si sa, uno ce prova! A seguito dell’esposto la Asl locale, e successivamente il Comune, hanno intimato all’allevatore improvvido e improvvisato di allontanare i galli. Ma lui, non volendo rinunciare al prezioso pennuto ed al suo canto, ha portato la questione fino al Tar. Che, però, gli dato picche. Ergo: solo galline, e fuori i galli dal pollaio. Sperando che non siano finiti col collo tirato e in padella, vogliamo immaginarli anch’essi mesti a Mestre nel far le valigie per traslocare vero lidi, pardon aie, più tolleranti e accoglienti. Resta la domanda delle domande: è nato prima l’uovo o la gallina? Ma soprattutto: senza gallo, queste povere galline che uova faranno? Vero è che la natura in questo è perfetta, perché anche senza gallo le galline possono fare le uova. Ma vuoi mettere la gioia di un pulcino? E poi: che sveglia è senza il canto del gallo? Almeno uno potevano lasciarglielo! E così,  mentre i galli “mestramente” cercano nuove case lontane dal centro abitato e le galline razzolano malinconiche, i residenti della città possono finalmente dormire sonni tranquilli. Ma chissà, forse un giorno torneremo a rimpiangere quei risvegli naturali, magari fastidiosi sì, ma anche così pieni di vita e di poesia. Resta il dolce suono del silenzio, e l’immagine fantasiosa e rarefatta d’un gallo con la valigia tra le piume che s’allontana verso il tramonto, lasciando dietro di sé un’aia silenziosa e triste, figlia di un’epoca che tollera discoteche e clacson ma non il caro, vecchio canto del gallo.
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