Tikehau Capital: commento alla decisione della BCE di alzare i tassi di 25 punti

- di: Raphael Thuin, Head of Capital Markets Strategies di Tikehau Capital
 
In seguito agli ultimi annunci della Federal Reserve (Fed) e della Banca Centrale Europea (BCE), l’attuale posizione delle banche centrali si sta facendo più chiara.

I banchieri centrali si stanno avvicinando alla fine del ciclo di inasprimento, in quanto ritengono che le politiche restrittive siano ormai sufficienti a combattere l’inflazione, alla luce degli attuali trend macroeconomici.

Questo risultato è stato raggiunto attraverso uno dei più drastici e rapidi rialzi dei tassi della storia, che ha permesso alle banche centrali di "mettersi in pari con la curva".

Sia Christine Lagarde, presidente della BCE, sia Jerome Powell, presidente della Fed, hanno sottolineato la loro fiducia negli sviluppi macroeconomici, segnalando che le mosse future dipenderanno dall’andamento dei dati.

Tuttavia, nonostante questi sforzi, numerose incertezze continuano a pesare sull’evoluzione futura della politica monetaria:

Il recente trend disinflazionistico è ancora debole.

La disinflazione nei settori dell’energy e dei beni alimentari è in gran parte determinata da fattori difficili da prevedere e quantificare, tra cui geopolitica, condizioni meteorologiche estreme e temperature eccezionalmente elevate.

L’inflazione nel segmento dei beni di consumo mostra segni di moderazione, ma quella dei servizi suscita preoccupazioni. Essendo meno sensibile ai tassi di interesse e altamente correlata alle dinamiche del mercato del lavoro, potrebbe aver bisogno di più tempo per diminuire, fattore che rende più difficile il compito delle Banche Centrali.

Inoltre, attualmente i banchieri centrali non sembrano pronti ad aprire un dibattito sul target di inflazione a medio termine del 2%. Tuttavia, dato che l’inflazione è ormai strutturale e in parte causata da fattori legati all’offerta piuttosto che alla dinamica della domanda, questo dibattito potrebbe riemergere, compromettendo la credibilità delle banche centrali.

In generale, la lotta all’inflazione da parte delle banche centrali si scontra con tre limiti fondamentali: in primis un calo di credibilità dovuto ai recenti errori commessi in materia di politica monetaria, che inducono i mercati a dubitare delle loro previsioni. Inoltre, gli effetti tardivi della politica monetaria sull’economia, che secondo le stime di Christine Lagarde hanno un ritardo compreso tra i 18 e i 24 mesi, ad oggi rendono difficile valutare un’eventuale eccessiva aggressività o inadeguatezza delle azioni intraprese. Infine, l’efficacia dei rialzi dei tassi è limitata, in quanto incidono principalmente sulla domanda, mentre i fattori che determinano l’inflazione sono in parte riconducibili a dinamiche dal lato dell’offerta e richiedono soluzioni politiche piuttosto che prettamente monetarie.
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