Ti conosco, mascherina…

- di: Barbara Leone
 
Una bomba. Non di Putin, ma della Corte dei Conti. Obiettivo: Nicola Zingaretti. Pare infatti che il governatore della Regione Lazio sia responsabile, insieme al responsabile della Protezione civile Carmelo Tulumello, di un danno erariale pari a 11,1 milioni di euro. Un buco, dicono i pm contabili, causato dagli affidamenti ad capocchiam per la fornitura di milioni di mascherine. Contratti in gran parte pagati in anticipo, ma che alla fine non sarebbero stati onorati. La vicenda era stata già denunciata nel 2020 dalla consigliera di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo, ma era praticamente caduta nel vuoto.

Protagonista un’azienda di Frascati attiva nel settore degli impianti di illuminazione e, come tante in quel periodo, convertita anche alla gestione di dispositivi medici. Ebbene in quella tragica primavera 2020 l’azienda in questione, che si chiama Ecotech, avrebbe dovuto fornire alla Regione Lazio 7,5 milioni di mascherine per un valore di 35,8 milioni di euro. Con un eccesso di zelo Zingaretti versa un acconto per 14,6 milioni di euro. Ottenuto il malloppo, però, l’Ecotech sparisce, o quasi. Di mascherine, peraltro cinesi, ne arrivano solo 2 milioni per un misero (a fronte dei 14,6 milioni di euro versati d’acconto) valore pari a 1,4 milioni di euro. Vabbè, uno dice: in quel baillame ci sta che la Regione si faccia fregare. E però se errare è umano perseverare è diabolico. E pure da scemi, lo dice il proverbio. Perché vista la sola (che per chi non mastica lo slang romano vuol dire fregatura) giustamente la Protezione civile decide di revocare prontamente alla Ecotech i due affidamenti che erano stati assegnati. Qualche giorno dopo il buon Zinga che fa? Rinnova gli affidamenti perché, secondo quanto messo nero su bianco da Tuliunello, l’azienda aveva rilasciato “idonea garanzia fideiussoria” (rivelatasi falsa) pari al valore dell'acconto dimostrando “l’effettiva realizzabilità della fornitura”.

Tutto si svolge nel giro di pochi giorni. Ce li ricordiamo, sì? Tra marzo e aprile dell’annus horribilis, quando le mascherine non si trovavano e quando ti diceva bene le pagavi a peso d’oro (come l’Amuchina). E chi se lo scorda più! Credo che sia uno di quei ricordi indelebili che difficilmente riusciremo a estirparci dalla mente e dal cuore. Alla fine della fiera i rapporti tra la Regione Lazio e l’Ecotech vengono chiusi solo alla fine di aprile. Ed è proprio questo tentennare che insospettisce la Corte dei Conti. Perché nella normalità se uno ti raggira lo denunci, o perlomeno lo mandi al gas. Di certo non continui a collaborarci insieme, of course. Zingaretti no. Intigna, è de coccio, sempre per dirla alla romana. O forse c’è qualcosa che non sappiamo. E che a questo punto speriamo che esca una volta per tutte. Perché è letteralmente insopportabile anche la sola idea che, mentre la gente moriva di covid e le attività fallivano, c’era gente che ci mangiava sopra. E’ stomachevole.  Sicuramente non sarà il caso di Zingaretti, ma ben venga un po’ di chiarezza su una vicenda che, se non oscura, è perlomeno piena di ombre. Anche perché si è tanto grulli nel farsi fregare, quanto scaltri nell’evadere le risposte. Risposte mai pervenute, e che erano state cercate già due anni fa. A questo punto la domanda nasce spontanea: perché  l’inchiesta su Zingaretti è ancora allo stato di fascicolo aperto? E soprattutto: perché non ne ha parlato nessuno? Ah già, domenica si vota. Ti conosco, mascherina…
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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