Taglio canoni demaniali. I balneari: "Calo stabilito da una legge del 2006"

 
Infuria la polemica sui canoni demaniali dopo che il Ministero delle Infrastrutture ha deciso di tagliare del 4,5% i canoni delle concessioni balneari per il 2024. La decisione è contenuta nel consueto decreto di fine anno del Mit che, come da norma, tiene conto degli indici Istat sull'inflazione. Nella circolare del ministero si ricorda che "che con decreto numero 389 in data 18 dicembre 2023, in corso di registrazione, è stato fissato nella misura di -4,5% l'adeguamento delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime ovvero l'aggiornamento delle stesse per l'anno 2024". "La misura minima di canone è stata adeguata nella di misura di 3.225,50 euro a decorrere dal primo gennaio 2024" spiega il decreto. Intanto la normativa sulle concessioni balneari continua a far discutere maggioranza e opposizioni. I rilievi formulati dal Quirinale nei giorni scorsi sul passaggio del Ddl Concorrenza dedicato alla proroga delle concessioni per il commercio ambulante, con annesso rimando anche alla questione dei balneari, hanno riaperto la questione. Entro il 16 gennaio intanto il governo dovrà fornire delle risposte alle osservazioni della Ue sempre in materia di uso degli arenili, con la Commissione che potrebbe deferire l'Italia alla Corte di Giustizia europea con il rischio di relative sanzioni.

Sib: "Serve una discussione seria e non strumentale sui problemi del settore"

Il presidente del Sib (sindacato italiani balneari), Antonio Capacchione,  è intervenuto sulle questioni delle concessioni demaniali, le mappature e i canoni decisi dal governo. "E' indispensabile una discussione seria e non strumentale sulle problematiche degli imprenditori balneari italiani. Caso emblematico dell'uso, tanto strumentale quanto superficiale, è la polemica sui canoni". Secondo Capacchione, "la riduzione del 4,5% previsto per quest'anno, (così come l'aumento del 25% del 2023), sono dovuti alle variazioni dell'indice ISTAT così come previsto dall'art. 1 comma 252 della legge nr. 296/2006. È questa la legge che stabilisce i canoni demaniali. Basterebbe vedere chi all'epoca aveva responsabilità di governo per scoprire tutta la strumentalità del dibattito politico". "La questione balneare non è sorta adesso - ha osservato Capacchione - ma nel 2009, da allora si sono succeduti otto governi di ogni schieramento politico. Tutti hanno prorogato la durata delle concessioni e nessuno ha messo mano alla riforma dei canoni demaniali. Nessun politico può ergersi a giudice". 
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