Speciale Quirinale: le Regioni riaffermano la loro centralità istituzionale

- di: Redazione
 
Nello spettacolo - anche indecente - che ha offerto in questi giorni la politica, tra liti e accuse reciproche, sospetti e certezze, una parte delle Istituzioni ha riaffermato la sua centralità. 

Sono state le Regioni (e per essi i rispettivi presidenti) che hanno non solo preso parte attiva alla delicatissima evoluzione dell'elezione del presidente della Repubblica, quanto hanno mostrato una maturità che forse doveva essere anche di altri, nella consapevolezza della estrema delicatezza della fase politica che il Paese attraversa. 

Una maturità di cui s'è avuta plastica conferma quando, all'uscita della delegazione che ha incontrato al Quirinale, Sergio Mattarella, i presidenti delle Regioni (ad eccezione del solo Vincenzo De Luca, assente per motivi istituzionali), insieme, hanno ribadito di avere rappresentato l'esigenza che si uscisse in fretta dalla fase di stallo. 

Le Regioni hanno riconquistato  un ruolo fondamentale nella vita politica nazionale

Cosa che è potuta accadere perché Mattarella ha deciso di tornare sui suoi passi (ovvero, rimuovere il netto diniego alla conferma), ma anche grazie alla consapevolezza che si doveva uscire in qualche modo dalla logorante guerra di posizione cui si era giunti, per la stravagante interpretazione del suo ruolo data da qualche capo di partito.

E a conferire ulteriore importanza alla missione che i presidenti di Regione si sono dati c'è stato il fatto che hanno avuto una linea comune, nonostante il fatto che alcuni di loro (quelli riconducibili a Fratelli d'Italia) avessero - questa la definizione usata - una ''diversa sensibilità'' su quanto stava accadendo e su quale potesse essere la soluzione.

Le Regioni, quindi, hanno riconquistato  un ruolo fondamentale nella vita politica nazionale, confermando un altro elemento che in troppi hanno trascurato: sono loro ad amministrare il territorio e i rispettivi presidenti, a differenza di molti di quelli che frequentano i saloni del Parlamento, sono abituati a confrontarsi con la realtà e non con le elucubrazioni da scrivania.

Come ha detto il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha guidato la delegazione che ha incontrato Mattarella, i due anni segnati dalla pandemia sono stati terribili, quasi a sottolineare che i problemi veri sono quelli della gente, che chiede aiuto per uscire dalla crisi, e non quelli legati alle alchimie e degli equilibri tra partiti.

A loro Mattarella ha detto, e quasi ce lo si immagina a pronunciare questa frase, che sì era disposto a restare, anche se aveva altri programmi per gli anni a venire, dopo quelli difficili che la sua presidenza ha attraversato. 

Domani, quando torneranno a casa, davanti ai loro corregionali, i presidenti potranno dire di avere fatto il loro dovere, di avere adempiuto il loro compito. Chissà se altri, in altri templi del potere, possono dire la stessa cosa.        
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