Smart Working, Stella (Confprofessioni): valorizzare il ruolo dei contratti collettivi

 
«La regolamentazione dello smart working? Deve essere valorizzato il ruolo della contrattazione collettiva». Lo afferma Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, in audizione quest’oggi alla Commissione XI della Camera dei Deputati in merito alle proposte di legge in materia di lavoro agile e lavoro a distanza, sottolineando che «il legislatore deve stabilire alcuni principi generali, ma lasciare poi alla contrattazione collettiva e gli accordi individuali il compito di declinare in maniera specifica, a   seconda   delle   esigenze   settoriali   e   produttive,   la   concreta   attuazione   del   lavoro   agile».

«In questo ambito», aggiunge Stella, «bisogna tenere in considerazione l’iniziativa che il Ministero del Lavoro sta portando avanti sul tema, finalizzata alla realizzazione di un protocollo d’intesa tra le parti sociali per individuare alcuni principi-guida nel solco della legge n. 81/2017». Secondo la Confederazione è infatti la contrattazione collettiva a costituire un aspetto di cruciale importanza per regolare lo smart working, mentre invece le proposte di legge all’esame della Commissione Lavoro di Montecitorio «si spingono fino alla normazione di aspetti su cui è preferibile un intervento delle parti sociali, come la percentuale di lavoratori che possono lavorare in smart working in una determinata azienda o l’eventuale remunerazione di spese connesse all’attivazione del lavoro a distanza», puntualizza Stella, ricordando che Confprofessioni sta attualmente   negoziando   un   accordo   di   settore   sul   lavoro   agile   con   le   controparti   sindacali.

Sul fronte della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, secondo la Confederazione appare inopportuno prevedere eccessivi adempimenti, occorre piuttosto valorizzare lo smart working per aumentare la produttività, favorire la conciliazione famiglia-lavoro e ridurre l’impatto ambientale. Ma per questo servono nuovi modelli organizzativi e il sostegno all’attivazione del lavoro agile attraverso «una riduzione dei contributi previdenziali e il riconoscimento ai professionisti della possibilità di accedere al credito d’imposta di industria 4.0 per l’acquisto della strumentazione necessaria».  
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