Sanremando: le pagelle di Italia Informa. Le canzoni della terza serata

- di: Barbara Leone
 

Repetita iuvant, ma anche no. Ieri sera ce le hanno propinate tutte in fila per tre col resto di uno. E quell’uno che ci ha strabiliato, pure a cercarlo col lanternino, proprio non c’è. Arieccole le nostre pagelle, semiserie e non si offenda nessuno. Perché peccare è umano. Perseverare è sanremese.

PAOLA E CHIARA – Villaggio vacanze a gogò, sbrilluccichii compresi nel prezzo di un pezzo che non è né bello né brutto. ‘Na mezza cosa. Orrore degli orrori, altro che “Furore”: audio moscissimo, roba fa canto gregoriano. Ennesima distrazione tecnica per un Festival che pare realizzato dai dilettanti allo sbaraglio di corri diana memoria. Distrazione che una canzone ballereccia come quella di Paola e Chiara, che poi è l’unico pregio che ha, merita l’ergastolo mediatico di Amadeus a vita. Ma per i miracoli ci stiamo attrezzando. Voto: a tutto spritz

MARA SATTEI – Sofisticata lei, fin troppo per un pezzo scritto da Damiano. Che no, proprio non lo digeriamo. Nessuno è perfetto. La canzone è in modalità una botta e via. Una sveltina, insomma. Lì per lì ti piace pure, ma tempo un nanosecondo te la sei già completamente dimenticata. Voto: avanti il prossimo

ROSA CHEMICAL – Cinquanta sfumature di sculettamento. J’adore, sempre per fare un dispetto ai bacchettoni. Ma l’originale (Renatino for ever) è decisamente un’altra cosa. La canzone tutto sommato spacca perché, vuoi o non vuoi, ti rimane in testa. Voto: pa pa pappapi pappò

GIANCLUCA GRIGNANI – Quando a metà della sua canzone interrompe l’esibizione in sala, e non solo, corre un brivido lungo la schiena. Suspense: se Blanco ha preso a calci i fiori, che cavolo farà Grignani che in quanto a eccessi non ce n’è per nessuno? E invece lui ne esce con classe: “Scusate, è colpa mia: prima ho chiesto all'ottimo fonico di abbassare troppo il volume del mio microfono”, dice. Poi una stoccata a favore di Blanco: “Ora reagisco così, ma a vent'anni non avrei saputo farlo”. Applausi d’incoraggiamento e si ripete l’esibizione. Chapeau a un cantautore di razza, che tante volte è caduto ma si è sempre rialzato. E questo è rock. Molto più delle chitarre spaccate dai  Måneskin e molto più trasgressivo del porno sventolato da Rosa Chemical. Metttici poi la maglia con scritto “no war” e il capolavoro (umano, perchè la voce stenta) è servito. Voto: ha vinto lui

LEVANTE – Al secondo ascolto una cosa ci è chiara: ha fatto un bel sogno erotico. Siamo contenti per lei. Ma era molto meglio quello di Loretta Goggi in “Maledetta primavera”. Anche perché nel caso di Levante la canzone non è diventata un poema. Voto: orgasmico (solo per lei)

TANANAI – Sorridente, elegante, scanzonato ma intenso al tempo stesso. Praticamente perfetto in una canzone evidentemente cucita su misura e sanremese che più sanremese non si può. Degna del Toto Cutugno dei miglior tempi! Saremmo curiosi di vederlo al di fuori di questa comfort zone. Ne vedremmo, e ascolteremmo, delle belle. O delle brutte. Furba l’idea di passare il video dei fidanzatini ucraini divisi dalla guerra. Chiamasi marketing. Voto: Tana per te.

LAZZA – L’ultimo dei romantici, quando in un fuoriprogramma ringrazia la mamma seduta in platea porgendole un mazzo di fiori. La canzone? Assente giustificata per amore di mammà. Voto: il genero che tutte vorremmo.

LDA – Con un nome così uno come minimo si aspetta un rap psichedelico. E invece sotto sotto c’è la mano di papà. Con aggiustamenti qua e là alla Ed Sheeran. Che poi lui è caruccio assai. E’ il dna da non lda che lo frega. “E  mi manca disegnare con lei su una spiaggia due iniziali in un cuore di sabbia” è, semmai fosse possibile, peggio delle “domeniche d’agosto quanta neve che cadrà” di papà Giggione nazionale. Voto: nato vecchio.

MADAME – La fanciulla padroneggia il palco alla grande. E lo fa con una canzone che non è di certo un capolavoro, anche se il testo ha il suo perché. Interpretazione da dieci e lode. Voto: ne sentiremo parlare.

ULTIMO – A metà tra il Ramazzotti nato ai bordi di periferia ed il Baglioni della lampada Osram, la sua partecipazione quest’anno lascia un po’ l’amaro in bocca. Anche ieri sera, che si è rimesso al pianoforte dando il meglio di sé. La canzone, per quanto ben scritta e tecnicamente ineccepibile, non decolla. E lui pare come quei cantanti arrivati al successo e un po’ svogliati. Voto: devi ancora da pedalà.

ELODIE – Il pop è casa sua, e si sente tutto. Anche se la canzone ha un’architettura di suoni che sono troppo anche per lei. Al pubblico piace, e il pubblico ha sempre ragione. Brava, non si discute. Ma non al punto da volare alto. Voto: pretenziosa.

MR RAIN – E niente. Proprio non c’arriva che l’escamotage dei bambini in coro è urticante. Paraculissimo, va avanti come un caterpillar per la sua strada. I numeri gli danno pure ragione, visti i passaggi in alta rotazione per radio. Noi, bastian contrari, restiamo della nostra idea. Voto: diabetico.

GIORGIA – Standing ovation per lei, che ieri ha sicuramente cantato meglio.  E però noi, che l’abbiamo amata da “Come saprei”, sappiamo come saprebbe fare molto di più. Voto: daje Giò!

COLLA ZIO – Festaioli, allegri e canzone che buca. Sicuramente i migliori tra i giovani. Voto: bella pe’ voi.

MARCO MENGONI – Già si sente sul podio. Si mangia a piene mani, e soprattutto a piene corde vocali, una canzone che gli calza a pennello. Non sbaglia niente, intonazione perfetta e interpretazione ancor più perfetta. Pure troppo. Voto: vuoi vincere facile.

COLAPESCE DIMARTINO – Al secondo ascolto questa canzone appare quasi perfetta, bridge compreso. E di questi tempi non è affatto scontato. Probabilmente la migliore del Festival (Premio Mia Martini?). Loro poi ci mettono il turbo. Bravi come pochi in questo Ariston. Voto: ogni tanto una gioia.

COMA COSE – E vabbè, l’ammmore è ammmore. Del resto siamo a San Valentino, cosa c’è di meglio che annunciare le nozze in conferenza stampa a Sanremo? Mentre cantano sembra che fanno l’amore: occhi negli occhi, mano nella mano, fianco nel fianco. Oramai non v’è alcun dubbio: sono gli Al Bano e Romina 2.0. Auguri e figli maschi. Voto: glucosio a gogò

OLLY – Autotune, falsetto e cassa dritta. Il compitino perfetto di chi ha scopiazzato qua e là. Voto: ciaone proprio.

LEO GASSMANN – Come sopra in canotta.

CUGINI DI CAMPAGNA – Verrà un giorno in cui capiremo perché si son fatti scrivere una canzone da La Rappresentate di Lista. E viceversa. Per il momento restano fuori dagli anni Duemila. Ed uno dei più grandi misteri gloriosi di questo Sanremo. Voto: kitsch.

ANNA OXA – Anna, Anna, ma che ci combini? Ci tocca chiedere alla Sciarelli: chi l’ha vista? Mannaggia a noi, che ti ricordiamo ancora con “un’emozione che cresce in me”. Che poi il brano sarebbe pure tanta roba, idem per il testo. Gorgheggi a parte. Voto: fantasy.

ARTICOLO 31 – Un viaggio all’insegna della nostalgia. Brutta cosa la vecchiaia, a sto giro parevano una brutta copia degli 883 in versione red carpet.

ARIETE – Ieri sera l’ha cantata meglio, dimostrando di saperci fare con la voce e pure col palco. Il brano merita, e pure lei anche se a tratti acerba. Voto: in crescita.

SETHU – Se proprio vuole fare il cantante, che lo facesse in un pianobar. Non ci siamo proprio, bello de zia. Scusa eh, ma l’Ariston non è il palco tuo. Voto: sagra della porchetta

SHARI – Voce avvolgente, come i tubini iperaderenti sfoggiati in queste sere, per un pezzo così e così che passato l’effetto ottico non lascia nulla. Lei barcolla più sulle note che sui trampoli. Voto: fumo negli occhi

GIANMARIA – Carico, fin troppo. Magari quel ca**o prima del ritornello se lo poteva evitare. Però la canzone tiene botta. Malinconia e rabbia esagerate, vista soprattutto la giovane età dell’interprete. Buona la seconda, perché la prima proprio non ci era piaciuta. Senza dubbio rientrerà nelle hit. Voto: chi vivrà vedrà

MODÀ – Dieci anni fa questa canzone avrebbe agguantato il podio. Dieci anni fa, appunto. Voto: Che giorno è, che anno è?

WILL – Ma che simpaticone: scende in platea per divertire il pubblico. O per svegliarlo dal nulla cosmico? Voto: se ti senti stupido un motivo ci sarà.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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