S&P Global Ratings: l'impatto di tassi d'interesse in rialzo sugli Stati sovrani

 
Il conflitto russo-ucraino, il rialzo dei prezzi dell’energia e la deglobalizzazione stanno pesando sui trend di produttività globali, alimentando l’aumento dell’inflazione e incrementando la vulnerabilità degli Stati sovrani agli shock dei tassi.

Secondo lo scenario elaborato da S&P sugli shock dei tassi d’interesse, gli effetti primari sembrano essere fiscalmente impegnativi per una minoranza di Paesi sovrani dei mercati sviluppati e per almeno 6 dei 19 Stati sovrani nei mercati emergenti.

Nell’analisi S&P, la maturity media del debito sovrano (sia nel caso dei mercati sviluppati che in quelli sviluppati) è di poco superiore ai 7 anni, il che implica un adeguamento graduale, non immediato, del tasso medio effettivo pagato dai governi centrali sul debito totale ai tassi di mercato.

Per i mercati emergenti con un fabbisogno annuo di finanziamento lordo superiore al 10% del PIL e con un costo crescente del nuovo debito (Brasile, Ungheria, Ghana, Egitto e Kenya), l’incertezza e la direzione della politica dei tassi della Fed rimarranno un rischio fondamentale fino alla fine del 2022.

Molte delle banche centrali emergenti più solide ( BCBrazil, Banxico, SARB) sono verosimilmente in anticipo rispetto alle loro controparti sviluppate nel ciclo di inasprimento monetario, il che riduce la probabilità di un ulteriore shock dei tassi. 

Sull’Italia: l’attuale rating di lungo termine sull’Italia, pari a BBB, riflette già l’elevato onere del debito e la limitata flessibilità fiscale del Paese. L’outlook positivo si basa sul fatto che il Paese sta attuando riforme a favore della crescita, che, secondo le previsioni di S&P, miglioreranno le dinamiche del debito nel lungo periodo. Gli individui e le imprese italiane rimangono i meno indebitati in Europa, con alti tassi di risparmio, e l’economia italiana genera considerevoli surplus esteri annuali. Ciò suggerisce che i cittadini hanno una notevole capacità di assorbire nuove emissioni domestiche in caso di un’ulteriore volatilità dei tassi d’interesse. 
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