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Rivogliamo Barbie e Ken

- di: Barbara Leone
 
Leggendo la cronaca locale, a volte ci si rende conto per davvero e fino in fondo della perigliosa deriva che sta prendendo la società odierna. Titolo in prima pagina di un noto quotidiano agro-pontino: video a sfondo erotico nel cellulare, denunciata la maestra che ha sequestrato il telefono all’alunna. Apri l’articolo, e scopri che si parla di una quarta elementare. Ma va, sarà quarta liceo. Nossignore, in quarta liceo ci sono i prof mica le maestre. Facendo velocemente due calcoli, quarta elementare equivale a dire nove anni o giù di lì. E a nove anni e fischia tu, genitore, permetti a tua figlia di portare in classe il cellulare? Un cellulare evidentemente mal controllato, dal momento che conteneva video e foto hard. Oibò! Hard? A nove anni? Già di fronte a quello che, metaforicamente, ci pare tanto un ossimoro, in questione di termini ed anche di sostanza, non possiamo che sgranare gli occhi. Che escono letteralmente fuori dalle orbite quando realizziamo che i genitori di cotanta fanciullina non solo non si siano incacchiati con lei, ma hanno denunciato la maestra. Rea, a detta loro, d’aver violato la privacy dell’innocente figlioletta. La quale aveva tutto il diritto di riprendere la maestra durante la lezione, e difatti per questo è stata scoperta con tutte le conseguenze del caso. Quella no, non è violazione della privacy. Perché coi telefonini i ragazzi possono filmare la qualunque, magari dando in pasto alla rete goffaggini o strafalcioni dei professori in evidente difficoltà. Così come accaduto tempo fa ad una insegnante il cui video, mentre era nel bel mezzo di una crisi di pianto, è diventato in men che non si dica virale. Con perculate varie ed eventuali sulla poverina. Lì no, non c’è alcuna violazione della privacy.

Maestra sequestra cellulare e trova foto hot, i genitori la denunciano

Ma se un docente ti sequestra il telefonino col quale stai filmando la lezione e lo controlla, come dovrebbe fare qualunque genitore sulla faccia della terra, ecco che scatta la denuncia. Mica il problema è che a nove anni tua figlia c’ha video e foto hard nel telefonino. Che vuoi che sia, il problema è la sua privacy. Ma qui si è davvero ribaltato il mondo. Sai dove me lo metteva mia madre il telefonino se scopriva una schifezza del genere? A nove, no-ve, anni! Poi ci lamentiamo che i ragazzi sono strafottenti, maleducati e quant’altro. E che colpa hanno loro. Il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero. Ergo: i genitori sono pure peggio. Perché no: non sono i ragazzi il problema. Come sempre, pagano pegno per le debolezze di adulti che non fanno gli adulti. E non lo sono manco, perlomeno di testa e valori. I risultati, ahinoi, si vedono tutti. Vogliono fare gli amici dei figli, promettere e permettere tutto. E chiunque si metta per traverso, diventa in automatico un nemico da radere al suolo. Da denunciare. Nella fattispecie pure dopo che la Procura ha chiesto l’archiviazione del caso ritenendo le accuse fatte alla docente, violenza privata e abuso d’ufficio mica pizza e fichi, totalmente infondate. I genitori no. Si sono opposti. Il caso per loro non è chiuso, manco per niente. E in tutto questo, per la cronaca, la docente in questione deve continuare a difendersi (che vuol dire anche pagare spese legali) per aver fatto ciò che dovevano fare proprio questi genitori piagnoni. C’è del marcio in Danimarca, per dirla con Shakespeare. E pure nell’agro-pontino. Ma fosse solo lì. Il marcio, metaforicamente parlando, è in questa nostra società. In questo tempo, dove a farla da padrone è la mancanza totale di regole e di rispetto per l’autorità di chi, peraltro per due lire in croce, educa l’ineducabile laddove dovrebbe soltanto istruire. E loro, i cosiddetti adulti, che fanno? Invece di ringraziare denunciano. Si è ribaltato il mondo. Aridateci Barbie e Ken, ma soprattutto i genitori con la G maiuscola.
 
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