Pony seviziato nel ragusano...ma come sempre finirà a tarallucci e vino

- di: Barbara Leone
 
Orrore. Di fronte a certe cose si prova solo orrore. Ed incredulità. Solo una domanda ti gira nella testa: perché? E hai solo una riposta: siamo l’errore di Dio. Altro che a immagine e somiglianza! Quando un pony di dieci anni viene rubato, legato ad una macchina, trascinato per più di tre chilometri sull’asfalto e abbandonato agonizzante sul ciglio della strada non puoi non pensare che l’essere umano è finito. Perso, morto, sepolto. Non c’è speranza alcuna. E’ successo, tanto per cambiare, nel ragusano. Ma bisogna avere il coraggio di dirlo forte e chiaro: queste barbarie nove volte su dieci succedono al sud. E nove volte su dieci i colpevoli non si trovano. Perché nente saccio. Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito niente. Pure se è mattina piena, pure se è impossibile che un cavallino trascinato da una macchina passi inosservato. Che solo Dio sa quanto avrà pianto, e quanto terrore e dolore avrà provato. La cosa buffa, si fa per dire, è che la comunità ragusana è insorta non per la barbarie commessa, ma per le parole di condanna da parte degli animalisti che avrebbero oltraggiato l’immagine della città. Oibò. E’ davvero questo il problema? O la non cultura, la grettezza, l’omertà di certa gente? E non sarebbe forse il caso che proprio i siciliani perbene, la stramaggioranza, inizino a ribellarsi a gran voce e a cercar di cambiare dal dentro le cose? 

Nessuno ha visto niente, nessuno ha sentito niente

Forse qualche telecamera potrà svelare il volto del mostro. Perché di mostro stiamo parlando. Né più né meno. Un essere subumano che commette un orrore simile è capace veramente di qualsiasi cosa. E’ un pericolo per la società, un pericolo per chi gli sta vicino, è un pericolo per tutti. Ecco perché andrebbe punito, e con una pena esemplare. E invece in Italia chi commette questi omicidi (avete letto bene: omicidi) se la cava con poco. Se incensurato, al massimo si becca una multa di qualche migliaia di euro. Tanto vale la vita di un animale. E anzi, dobbiamo pure dire grazie ai nostri legiferatori perché sino a poco tempo fa uccidere un essere  vivente e senziente equivaleva a rubare una macchina o poco più. L’articolo 544-bis del nostro Codice penale (rubricato “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”, e già questo la dice lunga) prevede che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro”. Peccato che tra riti abbreviati, sospensione della pena e messa alla prova, praticamente nessuno sconta realmente nemmeno un giorno di galera, anche in caso di condanna. Senza contare che molti Pm tendono a chiedere l’archiviazione anche con prove inconfutabili. Basti pensare agli assassini di Angelo, torturato sino allo stremo con tanto di video pubblicato sui social network, perché i maledetti si sono pure vantati d’aver commesso questo orrore con gli amici. La pena? “Messa alla prova” in attività di tutela degli animali.

Uccidere un essere vivente e senziente è considerato alla stregua di un atto vandalico

Un paradosso, un ulteriore sfregio! Perché, come sempre, in Italia finisce tutto a tarallucci e vino. Carcere? Zero. Magari per i soliti buonisti del piffero questo criminale è uno che va rieducato. Ma cosa vuoi rieducare con uno così? Galera, e buttare via la chiave. Stop. E se proprio lo vuoi rieducare mandalo a spalare lo sterco dei cavalli per tutta la vita, a gratis ovviamente. Oppure: poverino sarà un disturbato mentale. Perfetto: camicia di forza, ospedale psichiatrico e buttare via la chiave. Aristop. Basta con questo voler a tutti i costi capire, psicanalizzare, cercar le ragioni. Le ragioni non ci sono. Il famoso perché di cui sopra non esiste. Questa è malvagità e sadismo allo stato puro, che si concretizzano nel piacere di provocare sofferenza ad altri esseri viventi. Poco importa che siano umani o animali. La verità è che abbiamo sdoganato tutto. Abbiamo sdoganato il male, e lo chiamiamo divertimento. In certi casi addirittura “amore”. Ha ucciso per amore, ha seviziato per gioco. Gioco… Quante volte abbiamo sentito questa parola per giustificare dei ragazzini che avevano seviziato un animale? La pietà, ciò che fa dell’uomo l’uomo, è scappata da molta gente. Occorre ricostruire la società del futuro ricominciando da zero: dalle famiglie, dalle scuole, in un paziente lavoro generazionale di educazione, rispetto e attenzione verso tutto ciò che ci circonda. E’ questo che oggi manca più di tutto, presi come siamo dal male del terzo millennio: l’antropocentrismo. Non vedo molta luce in fondo al tunnel. Vedo l’uomo, sempre più crudele e spietato. Poi ci meravigliamo delle guerre… Freud, in risposta ad Einstein sul perché della guerra, chiese a sua volta “perché la pace?”. Questo è l’essere umano. Forse per davvero l’errore di Dio.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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