Pa: CGIL e Funzione pubblica, definitivo contratto Pdcm 16/18

 
Firmato in via definitiva il contratto del comparto della Presidenza del consiglio dei ministri per il triennio 2016/2018. A darne notizia sono la Cgil e la Fp Cgil, che così commentano: “A sei mesi dalla firma dell’ipotesi di accordo, e dopo tre anni e mezzo dal primo incontro presso l’Aran, con la stipula di oggi entra finalmente in vigore il contratto per le lavoratrici e i lavoratori della Presidenza del consiglio dei ministri per il periodo 2016/2018. Un contratto già vecchio, formalmente scaduto, che richiede l’avvio in tempi rapidi del negoziato per il suo rinnovo 2019/2021, con l’insediamento del nuovo governo che dovrà emanare l’atto di indirizzo all’Aran”.

Il ritardo con cui arriva questo contratto, osservano la segretaria confederale Cgil, Tania Scacchetti, e il segretario nazionale Fp Cgil, Florindo Oliverio, “dovuto da ultimo all’esorbitante tempo dei controlli da parte di Mef e Corte dei Conti, non ha permesso di introdurre le più importanti innovazioni che sono ormai già una realtà per i lavoratori delle altre amministrazioni centrali dello stato, come la disciplina del lavoro agile e da remoto e un nuovo sistema di classificazione del personale. In più, gli stessi aumenti contrattuali, pur tanto attesi, appaiono oggi del tutto insufficienti alla luce della impennata inflazionistica”.

“Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti - aggiungono -, dopo ormai tredici anni di blocco per le donne e gli uomini della Presidenza del consiglio, pur giudicandolo del tutto insufficiente. Restituiamo ai lavoratori il diritto ad avere il contratto, così come dopo tredici anni anche i rappresentanti dei lavoratori della Funzione Pubblica Cgil potranno tornare a sedere ai tavoli della contrattazione integrativa. La firma definitiva del Contratto e i risultati delle elezioni Rsu di aprile scorso possono aprire una stagione nuova anche in Presidenza del consiglio. E la Cgil, come sempre, é pronta a fare la sua parte. Sempre dalla parte giusta, dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori”, concludono Scacchetti e Oliverio.
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