Mozart, Vivaldi e Beethoven? Solo rumore!

- di: Barbara Leone
 
Follie, follie, delirio vano è questo… Così canta Violetta Valéry in una celebre aria de “La Traviata”. E quello che sta succedendo al Conservatorio di musica Arrigo Boito di Parma sa davvero di follia. E non quella struggente di Arcangelo Corelli, ma una follia becera e stridula, figlia dell’ignoranza che oramai s’è impossessata a 365 gradi di questa nostra triste epoca. E così succede che a Parma, che secoli addietro diede i natali a Giuseppe Verdi (nato per l’esattezza nella vicinissima frazione di Roncole di Busseto), al grande Arturo Toscanini e nella quale per lungo tempo lavorò lo stesso Boito (che del Conservatorio fu il direttore onorario proprio su sollecitazione di Verdi), ebbene in questa città carica di arte, storia e cultura musicale gli studenti del Conservatorio si ritrovano oggi con le lezioni sospese. Il motivo? Fanno troppo rumore. Proprio così. La vicenda ha dell’assurdo, del surreale oltre che del grottesco dal momento che stiamo parlando di una città italiana che vanta una lunghissima e prestigiosa tradizione musicale. Tutto ha inizio durante il lockdown quando tre avvocati, titolari dei rispettivi studi ubicati nei pressi del Conservatorio, presentano un esposto per rumori molesti. Perché per loro la musica che erompe dalle storiche mura dell’ex convento del Carmine, dal 1825 sede degli studi musicali per volontà di Maria Luigia vedova Napoleone, è troppo alta e dà fastidio. Semplicemente è rumore. Fa nulla che si tratti dei quartetti di Brahms, delle sonate di Mozart, dei lieder di Schubert o, che ne so, della Nona di Beethoven. Per lorsignori tutto questo è rumore. Nulla più. Al pari di un martello pneumatico o del fracasso degno del peggiore dei rave party. E chi se ne frega poi se quel “rumore” rappresenti l’essenza stessa dello studio e del futuro lavoro di questi ragazzi.

Visto che, fino a prova contraria, il compito di un Conservatorio è proprio quello di formare i musicisti di domani. La cosa ancora più assurda è che, a rafforzar la loro bislacca tesi, ci si è messa pure l’Agenzia regionale per la prevenzione e l’ambiente, il cui acronimo è, per ironia della sorte, Arpae. Come lo strumento! La quale Agenzia, una volta effettuati i rilievi fonometrici, ha sentenziato che sì: dal Conservatorio escono rumori molesti perché i decibel superano la soglia del consentito. Lenta ma implacabile la macchina della legge ha fatto il suo decorso. Nel dubbio, il Settore Ambiente del Comune, forte della relazione dell’Arpae, ha disposto un provvedimento di sospensione dell’attività. Tradotto: stop alle lezioni. Musica silenziata, uno a zero per i baldanzosi avvocati dall’orecchio bionico. Dal canto suo il Conservatorio ha fatto ricorso al Tar, la cui sentenza è attesa per questa estate. E lo ha fatto facendo presente che bloccare le lezioni per gli studenti equivale a non concludere l’anno scolastico. E stiamo parlando di un migliaio di ragazzi. Parmensi, ma non solo. Proprio perché l’Arrigo Boito è uno dei Conservatori più prestigiosi d’Italia. Ragion per cui vi approdano aspiranti musicisti d’ogni regione. Ed anche d’ogni Paese, vista la nutrita presenza di allievi soprattutto orientali. Ora come glielo spieghi ad un tenore di Seul che nella Patria del melodramma non può fare i suoi vocalizzi perché disturba i vicini? Bella figura barbina! Da provincialotti, da terzo e quarto mondo. Altro che Pergolesi, Monteverdi e Puccini. Se tutto va bene questa gente conosce “La primavera” di Vivaldi perché gliela mettono quando sono in attesa con qualche call center. Ma di che stiamo a parlà? Siamo arrivati a questo: la cultura, la formazione musicale e il lavoro di decine e decine di professionisti sono messi in discussione e a repentaglio perché, poverini, tre avvocati non riescono a leggere il Codice civile con Ravel come sottofondo. Manco fossero il rock dei Maneskin. Ah no. Quelli sì che sono artisti! Siamo un Paese finito, perso, senza speranza. O per dirla con Verdi: Oh mia patria, sì bella e perduta…
Seguici su:
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli