Mattarella al Meeting di di Rimini: "Costituzione nasce per espellere l'odio. Sui migranti occorre percorrere strade diverse"

- di: Barbara Leone
 
Guerra, migranti ma anche l’odio sociale ed etnico. Sono questi i temi cardine del discorso del Presidente Sergio Mattarella, oggi ospite al Meeting di Rimini. Il suo ingresso in sala è stato accolto da una vera e propria standing ovation ed introdotto da Bernhard Scholz, Presidente Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli ETS.  “Vorrei che ci interrogassimo – ha detto in apertura Mattarella che mancava al Meeting di Rimini da sette anni -. Su cosa si fonda la società umana; la realtà nella quale ciascuno di noi è inserito; la realtà che si è organizzata, nei secoli, in società politica dando vita alle regole e alle istituzioni che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni? È, forse, il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l‘ostilità verso o il proprio vicino, o il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio che si basa la convivenza tra le persone? Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo; e da tempo. Invece - ha proseguito Mattarella  - il crescere dell’amicizia fra le persone è quel che ha caratterizzato il progresso dell’umanità. L’amicizia, come vocazione incomprimibile dell’uomo. Vi è una circostanza, che richiama l’attenzione. Ogni volta che l’umanità si è trovata di fronte al baratro, è accaduto con le due guerre, mondiali, novecentesche, ha trovato, dentro di sé, le risorse quelle morali, per ripartire, per costruire un mondo diverso, in cui il conflitto lasciasse posto all’incontro. Per immaginare e progettare, il futuro insieme.

E se questa prospettiva è naufragata nel decennio, iniziato quasi alla metà degli anni venti, proprio per difetto di sentimenti di solidarietà e di reciproca comprensione e disponibilità tra i popoli, ha avuto successo, negli anni Quaranta e Cinquanta, per la comunità internazionale, con il dar vita alle Nazioni Unite e con l’avvio della integrazione d’Europa. Uno spirito, analogo, ha ispirato la nostra Assemblea Costituente nella quale opinioni diverse si sono incontrate in spirito di collaborazione, per condividere e affermare i valori della dignità, ed eguaglianza, delle persone; della pace; della libertà. Ecco, come nasce la nostra Costituzione: con l’amicizia come risorsa a cui attingere per superare insieme le barriere e gli ostacoli; per esprimere la nostra stessa umanità. Per superare, per espellere l’odio, come misura dei rapporti umani - ha aggiunto il Capo dello Stato -. Quell’odio che la civiltà umana ci chiede di sconfiggere nelle relazioni tra le persone; sanzionandone, severamente, i comportamenti, creando, così, le basi delle regole della nostra convivenza”. Ed ancora: “L’opposto del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a ciascuna persona. Non a caso, la pretesa della massificazione è quel che ha caratterizzato ideologie e culture del Novecento che hanno portato alla oppressione dell’uomo sull’uomo. Le identità plurali delle nostre comunità sono il frutto del convergere delle identità di ciascuno di coloro che le abitano, le rinnovano, le vivificano. Nel succedersi delle generazioni e delle svolte della storia. È la somma dei tanti ‘tu’, uniti a ciascun ‘io’, interpellati dal valore della fraternità, o, quanto meno, del rispetto e della reciproca considerazione. È il valore della nostra Patria, del nostro straordinario popolo tanto apprezzato e amato nel mondo frutto, nel succedersi della storia, dell’incontro di più etnie, consuetudini, esperienze, religioni; di apporto di diversi idiomi per la nostra splendida lingua; e nella direzione del bene comune. Amicizia, per definizione, è contrapposizione alla violenza. Parte dalla conoscenza e dal dialogo. Anche in questo, l’amicizia assume valore di indicazione politica. Non mancano, mai, i pretesti per alimentare i contrasti. Siano la invocazione di contrapposizioni ideologiche; la invocazione di caratteri etnici; di ingannevoli, lotte di classe; o la pretesa di resuscitare anacronistici nazionalismi.

Quanto avviene ai confini della nostra Europa, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, ne dà drammatica testimonianza - ha osservato Mattarella -. Viviamo un tempo di cambiamenti profondi, velocissimi, addirittura tumultuosi in alcuni campi. Tanto da non consentire, spesso, di avvalersi di uno sguardo lungo che ci aiuti a comprendere, in profondità, quale sia la direzione della nostra vita; immersi nell’affannoso consumo di un eterno presente; immemore del giorno prima e indifferente al giorno dopo. Le trasformazioni incidono sui modelli sociali, sulla produzione e il lavoro, ma anche sugli abiti mentali, sulla stessa cultura, sulle aspettative delle donne e degli uomini. Tanti descrivono il nostro come il tempo dell’individuo. L’individuo che sente di avere opportunità e respiro, mai raggiunti prima. È giusto cogliere, in questo processo, il segno positivo in termini di comprensione del proprio ruolo, della propria responsabilità, dei propri diritti. Ma occorre, anche, saperne leggere i rischi di aspetti critici, di distorsioni”. Il Presidente si è poi soffermato sul concetto di amicizia che, ha detto, “non è una questione intimista. Nasce, anzitutto, dal riconoscere l’altro, nella sua diversità, uguale a noi stessi”. Amicizia che è, ha sottolineato il Capo dello Stato, innanzitutto amicizia sociale: “una dimensione che lega la comunità, nell’affrontare le sfide della storia. Favorire la dimensione sociale dell’amicizia è un impegno a cui sono chiamate, tutte, le pubbliche istituzioni; ma, con esse, anche le forze sociali, economiche, le energie civili”. Amicizia che è “fonte di speranza - ha aggiunto Mattarella -. La speranza nasce da un sentire comune. Da un sostegno offerto. Da testimonianze coerenti. Da un futuro immaginato insieme”. E amicizia che passa anche attraverso l’emergenza migranti, perché “una pace giusta non può dimenticare il dramma dei profughi. I fenomeni migratori vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere. Nello studio dell’appartamento dove vivo al Quirinale – ha raccontato il Presidente - ho collocato un disegno che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone, nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto, la dimostrazione che voleva venire in Europa per studiare.

Questo disegno mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono innumerevoli, singole, persone, con la storia di ciascuno, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro: tante volte cancellato. Certo, occorre un impegno, finalmente concreto e costante, e proprio dell’Unione Europea. Occorre sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori. È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani: la prospettiva e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale. Inoltre, ne verrebbe assicurato inserimento lavorativo ordinato; rimuovendo la presenza incontrollabile, di chi vaga senza casa, senza lavoro e senza speranza; o di chi vive ammassato in centri di raccolta, sovente mal tollerati dalle comunità locali. Occorre percorrere strade diverse. Se non se ne avverte il senso di fraternità umana, per una miglior sicurezza. Anche come investimento, anche di amicizia, sul futuro delle relazioni, con i popoli di origine, che saranno presto sempre più protagonisti della scena internazionale.               Amicizia. Comincia da noi - ha sottolineato Mattarella -. Dal nostro modo di essere. Dalla nostra voglia di dare più umanità al mondo intorno a noi. La speranza è in voi giovani. Prendetevi quel che è vostro. Comprese le responsabilità e i doveri. Voi avvertite, in maniera genuina, tutti questi problemi. Avete la sensibilità di sentirvi pienamente europei. Più degli adulti. Avete conoscenze adeguate per affrontare, senza timore, le trasformazioni digitali e tecnologiche che sono già in atto. Avete la coscienza che l’ambiente è parte della nostra vita sociale. Che non ci sarà giustizia sociale senza giustizia ambientale; e viceversa.

Non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social, sempre con intelligenza; impedite che vi catturino, producendo una somma di solitudini, come diceva il mio Vescovo di tanti anni addietro. Non rinunciate, mai, alle relazioni personali; all’incontro personale; all’affetto dell’amico; all’amore; alla gratuità dell’impegno. Il mondo è migliore, se lo guardiamo con gli occhi giusti. Ci aiuta, in questo caso, ancora, la nostra Costituzione. In un discorso, tenuto alla Università di Parma, nel 1995, Giuseppe Dossetti - ha ricordato il Capo dello Stato - rivolse un appello ai giovani: non abbiate prevenzioni rispetto alla Costituzione del ‘48, solo perché opera di una generazione ormai trascorsa, disse. E’ proprio, nei momenti di confusione, o di transizione indistinta, che le Costituzioni adempiono la, più vera, loro funzione: cioè, quella di essere, per tutti, punto di riferimento e di chiarimento. Cercate, quindi, di conoscerla; di comprendere, in profondità, i suoi principî fondanti; e, quindi, di farvela amica e compagna di strada… vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro ogni inganno e contro ogni asservimento; per qualunque cammino vogliate procedere, e per qualunque meta vi prefissiate. Facciamo nostre queste parole. Quest’anno, il Meeting ribadisce la sua ragione fondativa: ‘Meeting per l’amicizia fra i popoli’, come suona, il suo nome, per esteso.  Ce n’è bisogno. Fate che la speranza e l’amicizia corrano, anche, sulle vostre gambe - ha concluso Mattarella -. E si diffondano attraverso le vostre voci.


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