Market Watch Banca Ifis: Banche, le PMI le preferiscono specializzate e sempre più digitali

 
Le fonti di finanziamento sono il focus della settima wave del Market Watch mensile nato dalla partnership editoriale tra Banca Ifis e Il Sole 24 Ore. Dalla ricerca emerge che le PMI per ottenere le risorse necessarie per sostenere la propria attività preferiscono interfacciarsi con 3 diverse banche, questo numero aumenta a 4 se si considerano le imprese con più di 50 addetti.

La diversificazione consente alle PMI di scegliere a quale banca rivolgersi a seconda delle esigenze del momento e della specializzazione dei singoli istituti creditizi. Delle oltre 500 aziende intervistate per la realizzazione del report, realizzato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis in collaborazione con Format Research, il 95% ritiene utile questa diversificazione; il 4% la ritiene una necessità derivante dalla riduzione dei singoli affidamenti mediamente concessi alle aziende, come spiega Andrea Lanternari, Amministratore Unico di Altilia Acque srl, azienda molisana di acqua minerale (Acqua Sepinia): “Noi ci rivolgiamo principalmente a tre realtà di rilevanza nazionale, riconoscendo il valore di un rapporto continuativo e l’importanza di una relazione consolidata con i gestori di riferimento”, “Avere un gestore che conosce il business e la sua stagionalità e affianca efficacemente l’impresa nel cogliere tutte le opportunità è un elemento chiave per il successo degli investimenti”.

Per quanto riguarda la modalità di relazione con le banche, le imprese preferiscono la modalità digitale: il 64% predilige l’utilizzo dei servizi di online banking per tutte le esigenze, tranne quelle strettamente legate al credito. Questo dato testimonia l’accelerazione del processo di digital trasformation che interessa le piccole e medie imprese italiane. “Nel quotidiano utilizziamo esclusivamente il canale online..” prosegue Lanternari, “..per le esigenze finanziarie più strutturate preferiamo il rapporto diretto con il gestore.”

La ricerca segnala, inoltre, che il 52% delle risorse utilizzate dalle PMI arrivi comunque da fonti di autofinanziamento. Dato coerente con il processo in atto, volto a conseguire una maggiore autonomia finanziaria. Un 20% delle risorse arriva invece da crediti bancari a medio e lungo termine.

Questo quadro tracciato prima della pandemia, non dovrebbe subire grandi stravolgimenti se non per un leggero aumento del ricorso a crediti a medio e lungo termine.

“Il cash flow è sicuramente, da anni, una fonte di finanziamento molto importante”, conferma Diego Pozzoli, Controller di Comprital Spa, azienda che opera nella fornitura di ingredienti per gelati. “L’autofinanziamento è anche un mezzo per rafforzare la propria posizione competitiva sui mercati”. “L’azienda ha utilizzato anche strumenti di credito specializzato, dal leasing immobiliare per il capannone, alla locazione operativa su attrezzature e macchinari”. Mentre, per il futuro: “puntiamo all’incremento del cash flow e al miglioramento della capacità produttiva per crescere ulteriormente, in particolare sui mercati esteri che già oggi coprono un 70% della produzione”.

Tra gli effetti della pandemia vi è quello di una crescita pari a 24 punti percentuali del numero di PMI che fa ricorso a garanzie statali o finanziamenti agevolati per rispondere a diverse esigenze, dai processi di produzione, alla formazione del personale, a processi di sostenibilità ambientale. Questo orientamento degli imprenditori conferma che da parte delle PMI non c’è nessuna intenzione di lasciarsi fermare dalla pandemia.
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