Calcio: Mancini spernacchia l'Italia e firma il contratto da nuovo Ct dell'Arabia Saudita

- di: Diego Minuti
 
La disastrosa immagina del calcio italiano è stata probabilmente affondata definitivamente dall'annuncio - anche se non c'era certo bisogno dell'ufficialità, visto che tutti sapevano tutto - che Roberto Mancini è il nuovo direttore tecnico della nazionale dell'Arabia Saudita. E' stata la scontata conclusione di una vicenda che si è consumata nel giro di poche settimane e che conferma come oramai il movimento calcistico italiano - e quindi la Federazione, che lo governa, ovvero Gabriele Gravina e il gruppo che lo sostiene, nonostante le debacle in seguenza - è entrato in una parabola discendente che non può essere certo invertita da ''quasi'' successi che alcuni club (Inter, Roma e Fiorentina) hanno avuto la scorsa stagione, senza peraltro raggiungere alcun risultato che non uscire sconfitti da tre finali su tre.  Mancini, quindi, vola in Arabia Saudita e se qualcuno pensa, romanticamente, che lo abbia fatto perché spinto da sacro fuoco dello spirito dello sport - ''fortius, altius, citius'', come recita il motto dei Giochi Olimpici - , che questo qualcuno torni sulla terra perché, essendo lui un professionista, è andato non dove lo porta il cuore, ma il suo portafoglio. Che ora sarà costretto ad allargare per farci entrare i milioni di euro che mensilmente incasserà. E certo vedere il breve video con cui la Federazione saudita ha annunciato in pompa magna l'ingaggio di Mancini è un ulteriore schiaffo all'Italia del pallone, non per la vicenda in sé stessa, ma perché ci ha dato l'esatta percezione di come il calcio del nostro Paese non conti più nulla, se è vero che il ct in carica può decidere di stracciare ogni accordo se si fa sedurre dalle sirene del denaro.  Essendo noi essere umani, categoria da sempre segnata da una forte curiosità, siamo in attesa della sua prima intervista e se, tra i giornalisti che gli porranno domande, qualcuno gli chiederà se andare via dalla direzione tecnica dell'Italia sia stata realmente conseguenza - per come ha detto e ripetuto, mostrandosi umiliato e offeso - dei comportamenti della Figc e non invece, come tutto pare indicare, per la vile moneta. Cosa comprensibilissima (passare da ''x'' euro a sette/otto volte tanto) è una offerta alla don Corleone, di quelle che non si possono rifiutare. Come invece noi italiani dovremmo rifiutare di farci prendere in giro da chi ha giustificato la sua scelta per motivi etici e di rispetto, quando probabilmente i suoi avvocati erano già nella fase della limatura di tutte le voci del contratto. Di cui beneficeranno anche quelli che con lui hanno collaborato nel suo periodo da ct dell'Italia e che, da domani, messo da parte il capo disegnato da Armani, indosseranno ben altro, tagliato non su misura, ma per banconote.

Vedremo, da qui in avanti, cosa ci riserverà in termini di notizie questa storia, perché se il presidente Gravina avesse ancora rispetto per la sua carica e il movimento dovrebbe dire la sua, magari chiedendo se Mancini stava trattando con la federazione saudita quando ancora era Dt dell'Italia e se questo viola qualcosa, oltre che la buona educazione, sia pure in ottica calcistica. Nelle settimane che hanno preceduto l'annuncio delle autorità calcistiche di Riyad abbiamo sentito e visto di tutto e di più: dal broncio di Mancini - perché non era stata trovata una collocazione per Evani confacente al valore del su primo collaboratore - alle comunicazioni informali tra la moglie dell'allora ct e Gravina, quasi che fosse una cosa privata, come se stessero discutendo di come organizzare la grigliata di Ferragosto. Così come abbiamo assistito a schermaglie che sono appare come parti in commedia. Insomma: io so che tu sai che io so....Solo che da ridere non c'è stato proprio niente, se non la figura ridicola del nostro calcio, elegantemente buggerato sull'altare del guadagno. E ancora più sbigottimento ha determinato sentire le prime parole di Mancini sulla via di Damasco (pardon, di Riyad) che ha detto di essere stato trattato come il mostro di Firenze, forse non considerando il principio della lealtà che dovrebbe presiedere anche lo sport, ma che è ormai come una razza estinta, come confermato - ma è solo l'ultimo esempio in termini temporali - dell'ondivaga estate di Romelo Lukaku, che si é promesso a tutti, disinvoltamente. E' il momento di smetterla: smettere di alzare barriere morali; di smettere di chiedere che qualcuno (che pure ha dalla sua contratti firmati, come quello tra il Napoli e Spalletti) faccia un passo indietro per amore di patria; di smettere di addossare le proprie responsabilità sugli altri. Ma se c'è una cosa in cui noi italiani eccelliamo è l'arte dello scaricabarile. Come dimostra oggi Roberto Mancini che, dimenticando che i patti (o i contratti) si devono sempre rispettare, con i sauditi era ben oltre il semplice flirt, avendo già preparato il menù delle nozze quando si mostrava ferito nell'orgoglio.  
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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