Lettera aperta a Elon Musk, preoccupato per il rischio di estinzione degli italiani

- di: Barbara Bizzarri
 
Caro Signor Elon Musk, 

ho letto della sua apprensione per l’imminente esaurimento fisiologico - e non solo, aggiungerei - del popolo italico. La ringrazio innanzitutto per la sua premura, perché sembra l’unico a preoccuparsene: la faccenda non turba neanche i diretti interessati, forse perché essere italiani è talmente faticoso che uno alla fine si arrende, nei secoli dei secoli. Le possibilità sono due, tertium non datur: o vogliono fortificarci perché, come diceva Nietzsche, ciò che non ti uccide ti rafforza, oppure cercano di dissuaderci, e ci stanno riuscendo benissimo. Probabilmente non faccio testo, perché ho mai avuto troppa voglia di cimentarmi con pappe e pannolini, e non ci tenevo a perdere sonno e forma - lo so, sono un’edonista e una superficiale - per un adolescente che a 16 anni avrebbe pagato un analista per sentirsi dire che ero la causa di tutti i suoi guai.  Pur essendo un caso a parte, però, potrei condurla per la manina, dalle sue altezze siderali - ho saputo che pensa di colonizzare Marte - a visitare il pianeta Italia, dove una donna, se vuole fare figli, è inesorabilmente abbandonata a se stessa. Ho amiche che hanno fatto scelte diverse dalle mie e devo dire che, a parte le benedette da una posizione economica più che florida, le altre devono arrangiarsi: innanzitutto perché non le assume nessuno - è notizia recente quella dell’imprenditrice che non considera neppure le donne in età fertile, a meno che non siano sue parenti: del resto, come diceva Ennio Flaiano, tengo famiglia è il motto nazionale -, e poi perché conservare il lavoro è un’impresa improba, restare a casa col pupo è complicato, non ci sono strutture né aiuti, iscrivere il pargolo a un asilo comunale richiede abilità da hacker che neanche Lisbeth Salander, il welfare è inesistente e, grazie ai buoni uffici di certi personaggi che non mantengono le promesse di sparire, lo sarà sempre di più, fino a dissolversi del tutto.

Quindi, ci si ritrova in una landa desolata dove vige il detto, ognuno per sé e Dio per tutti, purché rigorosamente plurisierati, poveri in canna, soverchiati da tasse e burocrazia, nell’impossibilità di pagare le bollette più costose d’Europa (urge riflettere) e neppure cibo e carburante, dati i rincari che ci sono stati e gli altri che si intravedono all’orizzonte. Sarà molto interessante, prossimamente, dedicarci agli hunger games, proprio in senso letterale, stavolta. Dunque, se non si ha la certezza di assicurare alla propria prole non soltanto il pane, ma anche un avvenire migliore, possibilmente lontano anni luce da questo marasma, potrei sapere con quale criterio gli italiani dovrebbero moltiplicarsi? E c’è anche un altro problema: la crisi della materia necessaria per la riproduzione, la demolizione totale e completa della mascolinità, hanno inventato pure i corsi per liberarsi dall’insostenibile peso del testosterone. Spinzettati, smaltati, croptoppati, i maschietti autoctoni hanno ben altro da fare che pensare a propagarsi. Se fossi malfidata, penserei a una gigantesca manipolazione tesa a orientare il pensiero comune, ma perché sospettarlo, visto che sono una brava persona? In ogni caso, fra il terrore imperante di superare il fatidico metro di distanza dal prossimo e le istruzioni sempre più deliranti fornite per accoppiarci a causa della situazione contingente e manco fosse una partita di Twister, è già tanto che non ci siano stati disordini in piazza. Adesso poi, con la carica dei nuovi virus, meglio togliersi dalla testa ogni intenzione fornicatoria, per carità, anatema soltanto a pensarci: dobbiamo essere soli, muti e infinitamente grati di non morire da contatto umano. Con queste prospettive, secondo lei, ci si può biasimare se decidiamo di allevare, anziché infanti, uno stock di piante grasse, considerato che, a breve, sarà prevedibilmente razionata anche l’acqua? Da illuminato uomo d’affari, gradirei davvero un suo parere. Nel frattempo, tanti cari saluti dalle steppe dell’estinzione. 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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