La festa della (non) mamma
- di: Barbara Leone
“Tu non hai figli, non puoi capire”. Se avessi scommesso un euro per ogni volta che me l’hanno detto, oggi sarei quasi milionaria. Una delle frasi più sciocche, e maledettamente crudeli, che si possa dire ad una donna. Ma, purtroppo, anche la più frequente quando la donna in questione non è madre. Oramai li riconosco. Anzi le riconosco, perché nove volte su dieci sono supermammepancine che al reparto maternità, insieme al pargolo, hanno avuto in dono anche quintalate di scienza infusa. E acidità. Le riconosco perché partono da lontano, con discorsi vaghi al sapor di latte e plasmon conditi da arzigogolati voli pindarici su quanto tu sia fortunata a poter dormire per otto ore di fila (magari!), a non avere pensieri (magari!), a non dover rendere conto a nessuno (magari!) più varie ed eventuali d’un bestiario lessicale che ha un solo, probabilmente inconscio, obiettivo: farti sentire una donna a metà. Una donna di serie B, ma pure C e qualche volta D. Ci girano attorno come fa uno squalo con la sua preda, ma è sempre lì che vogliono arrivare anche se, in perfetto stile politically correct, mettono le mani avanti. Un po’ come quelli che: “non sono razzista ma”. Le riconosco perché ti scrutano con uno sguardo che è un deflagrante mix di pena e disgusto. Magari a volte manco te lo dicono, ma sotto sotto lo pensano. Tanto se non è oggi è domani: prima o poi la frecciatina al veleno te la rifilano, con tanto di sermone psicofilosofico da quattro soldi sul “non sai cosa ti perdi”, “i figli sono tutto”, fino alla funerea profezia d’una vecchiaia disgraziata. Perché: “chi si prenderà cura di te?”. E poi c’è lei, l’immancabile e insopportabile variante corredata da sorrisetto stizzito, che è: “Eh, cara mia, si vede proprio che non hai figli”. Come se una ce l’avesse stampato in fronte. Sono ovunque. Spesso, anzi quasi sempre, ben camuffate sotto le rassicuranti vesti di amiche del cuore e familiari prossimi. La cosa più divertente, si fa per dire, è che le supermammepancine sono convinte che se una donna non ha figli ha la vita facile.
Che ha tanto tempo, che non fa un fico secco (o quasi) dalla mattina alla sera, che non ha responsabilità e problemi, che spende e spande per sé e che, in parole povere, non sa e non saprà mai cosa davvero voglia dire amare ed essere amati. Tutto è un surrogato di un figlio: un marito, un fidanzato, un lavoro, un hobby, un cane. In quest’ultimo caso, poi, siamo all’apoteosi dell’odio puro. Perché guai se in presenza di una supermammapancina ti azzardi a chiamare il tuo cane “bimbo”. Potresti essere azzannata senza pietà. Da lei, non dal cane. Ma c’è poco da stupirsi, visto che a inzupparci il biscotto ci pensa pure il Papa. Che infondo anche lui non ha figli (e manco cani) e non può capire. Del resto che al Santo Padre gli animali stiano sulle scatole s’era capito da quel dì, dal momento che ogni due per tre li tira in mezzo per far sentire in colpa e screditare chi li ama proprio come fossero dei figli. L’ultima venerdì, quando dal palco dal palco degli Stati generali della natalità si è vantato d’aver sgridato una signora che gli aveva chiesto di benedire il suo “bambino”. Che era un cagnolino. Benedizione negata ed episodio narrato con espressione schifata perché (testuali parole): “tanti bambini hanno fame, e lei col cagnolino!”. Mo’, cara Santità che porti il nome di un Santo vero che parlava finanche con le api, ma cosa c’entra la fame nel mondo con i cani? Cosa togliamo noi “mamme” di cani e gatti ai bimbi del Terzo mondo?
Che poi, per dirla tutta, io ne adotterei più che volentieri uno. Peccato che, non essendo sposata e prossima al mezzo secolo, al massimo mi spediscono un Ciccio bello. Ma grandicello, eh. E poi, cara Santità: sono davvero i croccantini dei miei cani, o mettici pure il cappottino per l’inverno, a togliere il pane a quei bimbi? O molto più semplicemente mi vuoi dire che sono una brutta persona? Mentre loro, le supermammepancine, sono donne con la D maiuscola. Come se la cronaca non fosse pregna di casi di mamme che abbandonano i figli e li ammazzano pure. Cara Santità, e care supermammepancine: essere madri è un dono, non un merito. E ci sono mille modi per esserlo, perché è una predisposizione dell’animo. Non dell’utero. E quand’anche una donna non ne volesse per motivi tutti suoi, farla sentire un pizzico ad ogni occasione equivale ad essere tutto i contrario di ciò che una vera mamma è: empatica, generosa, compassionevole e accogliente. Perché l’amore di una vera mamma include. Non esclude. E allora, auguri a noi. L’esercito discriminato delle non mamme. Ma se avete figli… non potere capire!