L’amplesso con pizzino e champagne dei detenuti al 41 bis

- di: Barbara Leone
 
Ah che bell’ ‘o café pure in carcere ‘o sanno fa co’ a ricetta di Ciccirinella compagno di cella preciso a mammà… Sono lontani i tempi di Don Raffae’, protagonista dell’omonima canzone di De Andrè che in carcere si consolava con un caffè alla maniera di mammà. In tanti hanno creduto che Faber avesse scritto questa ballata pensando a Raffaele Cutolo, potentissimo capo della camorra organizzata. In realtà l’artista si ispirò ad un brigadiere del corpo di polizia penitenziaria, uomo mediocre e culturalmente sottomesso al boss di turno a cui riconosce la vera autorità. Ai carcerati, però, il cantautore genovese ha dedicato molte delle sue liriche: “Nella mia ora di libertà”, “La ballata del Miché”, “La domenica delle salme” e molte altre ancora. Perché lui cantava gli ultimi, i diseredati, quelli ai margini della società. Quelle anime salve protagoniste del suo ultimo album, laddove il termine salve sta a significare solitarie. Chissà cosa scriverebbe oggi l’indimenticabile Faber delle nostre patrie galere: sovraffollate, violente, con servizi igienici e celle fatiscenti e buie. I numeri parlano chiaro, e ce li fornisce ogni anno l’Associazione Antigone, che da sempre si occupa  della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario. Il sovraffollamento è pari al 113,1%, con punte che in certi casi arrivano sino al 150%. Quasi la metà degli istituti penitenziari visitati nell’ultimo anno da Antigone hanno le celle con schermature alle finestre che impediscono il passaggio di aria e luce naturale. Nel 36% delle carceri mancano le docce, e nel 31% addirittura l’acqua calda. Per carità, non è che in galera uno debba  stare come in un hotel a 5 stelle. Ma nemmeno in un tugurio. Chiamasi dignità, e non la si nega a nessuno. Stando così le cose ci lascia a dir poco perplessi il Ddl in discussione alla Commissione Giustizia del Senato che prevede nelle carceri italiane la realizzazione delle casette dell’amore.

Che detta così, pare una cosa tanto romantica. E invece è squallida, inutile e anche pericolosa. Perché innanzitutto è una questione di tempistiche e priorità, sulle quali noi italiani facciamo sempre le cose tutte al contrario. La situazione delle carceri italiane è al limite della dignità più elementare: manca l’acqua calda, la luce naturale scarseggia perché le finestre sono schermate, i detenuti se ne stanno uno sopra l’altro… E vanno a pensare alle casette dell’amore, ovvero a degli spazi ad hoc in cui sarà garantita la massima privacy per copulare. Non solo. La cosa fantastica, si fa per dire, è che queste casette sono state pensate per i detenuti sottoposti al 41 bis, ovvero il regime speciale di detenzione destinato agli autori dei reati più gravi: mafiosi, camorristi, spietati assassini e criminali feroci. Tutta gente tranquilla, insomma. E qui siamo all’apoteosi del surreale, del grottesco e del totale nonsense. Saranno venti, dislocate in altrettanti penitenziari italiani entro la fine del 2022, e dovranno ospitare detenuti in regime di carcerazione duro (quelli a cui per chissà quale oscuro motivo sono negati i permessi premio) fino a un massimo di 24 ore consecutive al mese. L’obiettivo? Fare sesso con la propria consorte, fidanzata o amante che sia che per quella notte sarà ammessa alla visita nella casa circondariale. Se va del benessere psicofisico dei detenuti, dicono. Il tutto per la modica cifra di 28 milioni di euro. Questo bizzarro, e oserei dire folcloristico, Ddl dal pomposo nome “Tutela delle relazioni affettive e della genitorialità delle persone ristrette” parte dal presupposto che tutti i detenuti, anche quelli ristretti in regime di massima sicurezza, debbano avere la possibilità di avere rapporti sessuali mentre scontano la condanna che gli è stata inflitta. E hanno diritto a spazi dove recuperare la propria privacy. Urca, quanta modernità! In linea di principio saremmo pure d’accordo. Ma è una priorità, quando poi in carcere mancano le basi per una vita dignitosa?

E’ il caso di spendere tutti questi soldi per una notte di sesso al mese? E poi a chi, ai detenuti del 41 bis? Meritano cotanta attenzione? Trovate altri modi per farli sfogare. Che ne so, regalategli un abbonamento a Playboy, ammesso che esista ancora. O una bambola gonfiabile. E’ più economico e sicuro. Perché, a parte i costi e la sconvenienza, c’è un problema di sicurezza. Non a caso al riguardo il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha usato parole dure: “Il Governo ha stanziato 28 milioni di euro, nel momento in cui non ci sono soldi, per costruire le case dell’amore per consentire ai detenuti di alta sicurezza di avere ogni mese la moglie, la fidanzata o l’amante in carcere, per stare con loro in una stanza 24 ore. Avete idea dei messaggi che possono essere mandati all’esterno grazie a questa idea?”. Insomma, gli si concede l’amplesso con pizzino e champagne, visto che il Ddl parla espressamente di “percorsi senza controlli visivi e auditivi”. Ergo, l’ora d’amore potenzialmente può trasformarsi anche in una strage fuori. O comunque in un crimine. Non è che ci voglia esattamente Einstein a capirlo. Sicuramente i detenuti non vanno trattati come rifiuti, anzi. Ove sia possibile, e molto spesso lo è, vanno recuperati e reinseriti nella società. Vanno trattati bene e deve esser garantita loro una vita dignitosa, nei limiti del possibile. Soprattutto a chi lo merita, a chi ha compreso l’errore commesso ed ha voglia di riscatto. Per loro se ne spendessero anche 50 di milioni di euro. E per le cose serie. Ma sinceramente chi è sottoposto al 41 bis non credo che meriti tutti questi riguardi. Infondo chi sbaglia paga e i cocci, anche quelli sotto la cintola, sono i suoi.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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