In Italia inflazione energetica doppia (+39% a gennaio 2022) rispetto a Francia e Germania

 
L’analisi dei dati sui prezzi al consumo pubblicati nei giorni scorsi inizia a delineare le dimensioni senza precedenti dello shock dei costi dell’energia sui bilanci di famiglie e imprese che determina in Italia un tasso di inflazione energetica doppio rispetto agli altri maggiori paesi europei. Le stime dell’Istat indicano a gennaio 2022 un’inflazione al 4,8%, un aumento dei prezzi per i tre quarti determinato dai beni energetici. E’ drammatica, infatti, l’escalation dei prezzi dei beni energetici regolamentati, energia elettrica in tutela e gas, che sono vicino al raddoppio (+93% rispetto a gennaio 2021).

Nel confronto internazionale dell’andamento dei prezzi pubblicati da Eurostat del capitolo energia – che include carburanti (45,9% del capitolo), energia elettrica (25,5%) e gas (25,3%)  – in Italia si registra un aumento del 39%, rispetto al +20,6% della Germania e al +20,4% della Francia. Sulla più alta inflazione energetica dell’economia italiana pesa la maggiore dipendenza dal gas, il cui prezzo è letteralmente deragliato: sulla base dell’aggiornamento pubblicato mercoledì scorso dalla Banca mondiale, si calcola che il prezzo medio degli ultimi 12 mesi a gennaio 2022 del gas europeo (TTF), valutato in euro, è salito del 407%, un ritmo oltre quattro volte superiore a quello del gas Usa (+90%) e oltre cinque quello del petrolio Brent (+73%). L’Italia, producendo il 47,7% dell’energia elettrica utilizzando il gas, a fronte del 16,7% della Germania e il 6,6% della Francia, subisce il maggiore impatto sui costi dell’energia di famiglie e imprese.

L’Italia potrebbe attenuare la spinta dei prezzi del gas diversificando le forniture con maggiori importazioni di gas liquefatto, ma questo non sta avvenendo: nel 2021 la quota dei volumi di gas liquefatto diretto ai terminali di rigassificazione – con punti di ingresso a Panigaglia in provincia della Spezia, a Cavarzere in provincia di Rovigo e a Livorno – è scesa al 13,5% delle importazioni, ben 5,5 punti in meno rispetto al 19% del 2020.

Gli effetti della crisi energetica potrebbero essere amplificate dalle tensioni in corso ai confini dell’Ucraina, che pongono con forza all’intera Unione europea il tema della sicurezza energetica e della dipendenza dalle forniture russe, in particolare per quelle del gas. La Russia è il primo fornitore dell’Italia di petrolio greggio e gas naturale, con una quota del 20,1%, davanti ad Azerbaigian con 15,2%, Libia con 14,2%, Algeria con 13,0%.  La Russia, inoltre, è il primo paese fornitore di gas sia dell’Unione europea che dell’Italia: per il nostro Paese, la quota del valore delle importazioni di gas russo nei primi 10 mesi del 2021 sale al 43,0%, in aumento di 1,5 punti rispetto al 41,5% dello stesso periodo del 2020.
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