Il trash è morto, viva il trash!

- di: Barbara Bizzarri
 
Me la immagino, l’altra Barbarella nazionale, mentre, dati alla mano, sghignazza sulla débâcle di Pomeriggio 5 che, in mancanza di motivi per cui inginocchiarsi e di tende in cui accamparsi, fa raggranellare alla nuova conduttrice un risicato 16,6 % di share, dopo un comprensibile boom iniziale di ascolti, dovuto soprattutto alla curiosità: che ai piani alti di Mediaset abbiano sottovalutato quello che è stato definito “pubblico passivo” di fascia pomeridiana? E però, come sorprendersi di un simile risultato, dopo anni di confortevole indottrinamento? Come pensare che gli italiani non abbiano voglia di leggerezza con tutto ciò che hanno patito e, soprattutto, con quello che li aspetta da ottobre in poi? Soltanto chi vive nell’esosfera e non deve misurarsi con le paturnie di ogni giorno può pensare che l’approfondimento, funereo e tutto da una parte, possa essere la panacea giornaliera di chi deve, presumibilmente, mettere insieme il pranzo con la cena  e condimento vario di bollette impazzite. Ho atteso con trepidazione anche l’esperimento del ‘nuovo’ GF in cui, bandite piume e paillettes, Cesara Buonamici  è l’unica opinionista, a ricordare che ora il programma non è più trash, a parte lo sfacciato tributo al nepotismo nella riverita personcina di Rebecca Staffelli, figlia del  fustigatore di Striscia (ah, cuor di papà): resta qualche dubbio sulla validità dell’operazione perché, in fondo, quale sarebbe il cambiamento?  Importare il trash da altri lidi con un giochino tra palinsesti pari a quello delle tre carte, a occhio, non sembra essere la panacea di tutti i mali: del resto, stringe la  consapevolezza di avere avuto la sventura di vivere nell’epoca più scema del dopoguerra. 

Ma torniamo alle cronache di Pomeriggio 5, dove la tanto strombazzata ripulitura dagli eccessi passati si è rivelata vapori e merletti in salsa di seta bianca e l’essenza rimane la stessa, se non peggio, sembra di vedere le contesse fasulle che, durante le presentazioni, dicevano “piascere” a Christian De Sica nei cinepanettoni. Manine giunte e  partecipazione dolente per le frise a sedici euro della Cancellieri (non si erano accorte dell’impennata dei prezzi, o fortunelle), pare che la Mirta al pomeriggio si sia rivelata  un po’ indigesta e, soprattutto, che si sia fatta riconoscere subito anche dalla malcapitata redazione.  

Infatti, se l’avevamo lasciata a La7 dove si faceva massaggiare i piedi e prenotare la ceretta dai collaboratori come la più arricchita delle Miranda Priestley de’ noantri (ho  sempre avuto la sensazione, ormai quasi certezza, che in Italia si limitassero a copiare la parte più becera delle tendenze d’oltreoceano), la ritroviamo ora in quel del Biscione a tirare asciugamani alla parrucchiera e caffè agli autori: insomma, signori si nasce, come diceva l’indimenticabile Totò. Il dubbio è se lei, effettivamente, lo nacque: forse  no.  E allora, dato che non c’è speranza che qualcosa cambi davvero e in meglio, è preferibile il trash che ammette di essere tale e se la ride, piuttosto che la “signora bene” che cerca di essere amichevole con il volgo profano cercando di ingraziarselo, pur sapendo, sotto sotto, di essere peggiore di lui. 
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