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Il segreto del successo: studio o opportunità?

- di: Barbara Leone
 
“Svizzera? No, Novi”. Chissà perché quando ho letto la storia della ventenne Giulia Chiappinelli, la più giovane laureata d’Italia, mi è balenato per la mente questo vecchio slogan pubblicitario. A farmelo risuonare, sono state le parole della fanciulla la quale, in soldoni, ha detto che il merito è della scuole frequentate a Bruxelles. Dopo aver frequentato le scuole elementari a Foggia, Chiappinelli infatti si è trasferita con la famiglia in Belgio, dove ha studiato presso la European School of Brussels IV. Esperienza, questa, determinante per consentirle di arrivare alla laurea con successo a soli 20 anni. Tornata in Italia a 16 anni, racconta al portale scolastico Orizzontescuola.it, ha poi concluso il percorso di studi delle superiori a 17 anni a Parma, sempre alla scuola europea, un “modello americano – dice – come le high school americane”.

A far la differenza però, evidenzia Giulia, sono stati gli studi in Belgio, con tanta lingua inglese, che a suo dire le hanno dato una spinta in più rispetto ai colleghi che hanno studiato in Italia. “Confrontandomi con gli amici che hanno svolto gli studi nelle scuole italiane, ho potuto vedere che il mio percorso è molto più simile alla metodologia americana, sono gli studenti a muoversi con i loro armadietti, scelgono loro i corsi da seguire, e si fa tanto inglese”. Proprio per questo “per la magistrale intendo frequentare un corso totalmente in lingua inglese a Roma. I miei colleghi hanno incontrato tutti difficoltà con le lingue, io no. La scuola in Belgio era comunque di alto livello anche nelle altre materie” ha aggiunto la neodottoressa ricordando anche che “Quando gli studenti in Italia svolgevano la maturità con il solo orale a causa dell’emergenza Covid, noi in Belgio svolgevamo anche lo scritto. Le regole erano differenti”.

Una storia, quella di Giulia, che è stata giustamente messa in risalto da moltissimi quotidiani e siti, che nel dare la notizia hanno tutti, o quasi, titolato: “Il segreto di Giulia? Le scuole in Belgio”. Che con la Svizzera è culo e camicia, da qui la pubblicità della cioccolata che mi è venuta in mente. Ora: sicuramente da quelle parti lì sono molto avanti su tante e tante cose, istruzione compresa. Ma siamo proprio sicuri che per laurearsi a 20 anni con una triennale in Economia, che è il suo caso, sia necessario andare all’estero? Magari, per dire, basta iniziare la scuola a cinque anni (la cara vecchia primina) e poi studiare sempre. Dov’è tutta questa eccezionalità, io proprio non lo capisco. Senza contare che per studiare all’estero, Svizzera o Stati Uniti che sia, serve anche una bella disponibilità economica che non tutti possono permettersi. Ed ovviamente lodevoli i genitori che hanno investito in cultura e formazione. Ma grazie al cavolo, così son bravi tutti. Anzi no: sono bravi quelli che studiano. E torniamo a bomba: perché a far la differenza è sempre e comunque lo studio. Che sia la peggio scuola di vattelappesca, o il miglior college londinese, il segreto è solo quello. Perché se sei ciuccio con la coda svogliato, lo sei a Roccapipirozzi come a Bruxelles. Ma poi: fanno davvero così schifo le scuole italiane? Al netto dei tremila problemi che sappiamo, e quasi tutti imputabili ai governanti d’ogni colore, il nostro sistema educativo ha molti punti di forza, ed offre ottime opportunità a chi è disposto a impegnarsi. 

Questa storia, come molte altre simili, rischia di trasmettere un messaggio errato: che il successo sia legato a circostanze particolari, come frequentare scuole all'estero o avere un percorso formativo speciale. Laddove il vero segreto del successo è uno solo: studiare con impegno. Diversamente, si genera solo pressione e ansia attorno al percorso di studi, quando invece occorrerebbe stimolare l'apprendimento e la curiosità. Spesso quando si strombazzano a destra e a manca storie così, ammirevoli per carità, si cerca solo l’effetto uao. Senza forse accorgersi che così facendo si continuano a promuovere storie che mettono in luce solo il percorso di eccellenza accademica. Senza considerare altri fattori determinanti, come le condizioni economiche, familiari, personali e l'interesse individuale, che influenzano i risultati scolastici. Anche perché, non sempre chi ha successo nella vita eccelle nei voti.

Sarebbe molto più stimolante celebrare storie non convenzionali. Come ad esempio quella di Marco Gatti, che non era affatto uno studente brillante, ma che grazie alla sua grande passione per la tecnologia è riuscito a fondare una startup nel settore dell'Internet of Things (IoT), sviluppando dispositivi intelligenti per la casa che hanno avuto un notevole successo. O quella di Alessandra Bianchi, anche lei per niente studentessa modello che anzi ha affrontato numerosi fallimenti scolastici, e che però ha coltivato una forte passione per l'artigianato e il design sino ad arrivare a fondare da sola una startup che produce e vende gioielli artigianali unici, combinando tecniche tradizionali con design contemporanei. Col risultato che la sua azienda è diventata famosa per la qualità e l'originalità dei suoi prodotti, riuscendo a penetrare anche nei mercati internazionali. Due storie prese a caso dal web, ma ce ne sono tante e tante altre. E che dimostrano che, nonostante le difficoltà scolastiche, la determinazione e la passione possono portare a risultati straordinari.
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