IMA, come evitare che l’azienda di famiglia finisca in Vacchi

- di: Barbara Bizzarri
 
Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, che indicavano la possibilità da parte di Gianluca Vacchi, noto influencer danzante, di cedere a terzi il suo 13% nella holding Sofima che possiede il 100% del gruppo, il cugino è corso ai ripari assicurandosi che l’azienda di famiglia resti in mani fidate: ci sarebbe dunque pieno accordo tra i cugini Alberto e Gianluca Vacchi sul futuro assetto della Ima che, con i suoi 2 miliardi di ricavi, è diventata tra i player mondiali dell’industria del packaging per l’alimentare e che ha ottenuto la posizione di numero uno globale nelle macchine automatiche per la farmaceutica. 

I due rampolli della famiglia emiliana che ha fondato la Ima hanno voluto sancire l’accordo per iscritto con una nota: «Qualunque possibile operazione avente ad oggetto azioni Sofima di proprietà di Gianluca Vacchi sarà effettuata di concerto con Alberto Vacchi allo scopo di garantire a quest’ultimo, unitamente ad investitori a questi facenti capo, il mantenimento del controllo del gruppo Ima nonché la piena ed indisturbata continuità gestionale». Quindi, nel caso in cui Gianluca volesse davvero cedere la sua partecipazione, saranno il presidente Alberto e i suoi alleati della Sofima a rilevare la quota, in base ai suoi diritti di prelazione, in modo da mantenere la maggioranza in famiglia e la guida dell’azienda ad Alberto. Come sottolineano fonti vicine al dossier, la dinastia si ricompatta e sono state scritte regole per governare gli addii, dato che si parlava da tempo del disimpegno da parte dell’estroso Gianluca, già dato in uscita nel 2020, ovvero, quando la Ima aveva aperto il capitale al fondo inglese Bc Partners che aveva rilevato il 45% di Ima (però, nonostante i pronostici, Gianluca non ha venduto). 

L’operazione è stata di nuovo adombrata adesso, dopo il passaggio del testimone di un mese fa dal fondo britannico alla banca d’investimento Bdt & Msd Partners entrata in Ima con la stessa quota. Dalle comunicazioni congiunte rese pubbliche dai due cugini, emerge anche qualche dettaglio in più sui valori di riferimento in base ai quali Gianluca potrebbe vendere: «Tale possibile operazione non potrà che avere quale valore di riferimento la transazione recentemente annunciata con la quale il fondo Bdt & Msd Partners si è impegnato a subentrare all’attuale socio Bc Partners, che ha realizzato un’importante plusvalenza rispetto al valore investito nel 2020/21».

Nell’ambito dell’operazione di agosto, che ha visto entrare il fondo americano attraverso Sofima, Ima è stata valorizzata 6,5 miliardi (ha debiti sotto i 2 miliardi), circa il doppio del valore di impresa sulla base del quale Bc partners aveva investito tre anni fa, quando un’azione Ima valeva 68 euro: gli americani l’hanno pagata circa 150. Al netto del debito in capo a Ima, pari a meno di 2 miliardi (attorno a 1,8 miliardi), il valore della quota di Gianluca potrebbe anche superare i 600 milioni. Intanto, l’azienda guarda alla nuova campagna di crescita che verrà condotta con il nuovo partner di Chicago che fornisce consulenza e capitali alle aziende familiari guidate dai fondatori: dietro l’investitore Usa, che farà da trampolino per le acquisizioni future della Ima, c’è il banchiere Byron David Trott, creatore della Bdt, che annovera Warren Buffett tra i sottoscrittori, poi fusa con la Msd, società di investimento della famiglia Dell, cui si aggiungono i Walton della Walmart e gli industriali Koch.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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