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I mattoncini Lego cominciano a "sbriciolarsi": calano i profitti del primo semestre dell'anno

- di: Diego Minuti
 
I mattoncini Lego cominciano a 'sbriciolarsi': calano i profitti del primo semestre dell'anno
Finiti i numeri eccezionali delle vendite durante la lunga crisi pandemica, la Lego ha visto i profitti diminuire nella prima metà dell’anno. Durante i lockdown l'azienda danese ha ottenuto risultati eccezionalmente buoni, con le famiglie che hanno fatto incetta di giocattoli e giochi per ingannare il tempo in cui erano costrette a restare in casa. Ma da allora i ricavi sono in fase di stallo, con vendite in aumento solo dell’1% nella prima metà dell’anno. I profitti del produttore di giocattoli sono scesi del 17,7% a 5,5 miliardi di corone danesi (807 milioni di dollari). L’azienda aveva riposto le sue speranze sullo sterminato mercato cinese, con la sua fiorente classe media desiderosa di acquistare prodotti occidentali. Per questo ha aperto 58 negozi nella prima metà dell'anno in Cina, mentre la seconda economia più grande del mondo ha iniziato la sua grande riapertura con la revoca delle restrizioni legate al Covid-19 in tutto il Paese. Ma, alle previsioni, non hanno corrisposto le vendite, inferiori rispetto alle proiezioni.

In una dichiarazione Niels Christiansen, amministratore delegato di Lego, ha detto, commentando i risultati delle vendite in Cina, che ''il ritorno a condizioni più normali, in cui le persone entrano nei negozi e spendono di nuovo, è stato più lento di quanto ci aspettassimo".  Ma i programmi di Lego non sembrano essere intaccati dai ''numeri'' più recenti. L'azienda, che dispone già di grandi flagship store a Shanghai e Pechino, sta costruendo due nuovi stabilimenti in Vietnam e negli Stati Uniti che apriranno nel 2024 e nel 2025 e espanderà gli stabilimenti esistenti in tutto il mondo. Lego sta anche pianificando di spendere di più anche per la sostenibilità dopo essere stata messa sotto pressione sulla quantità di plastica utilizzata nei suoi prodotti. L’azienda si è impegnata a triplicare la spesa portandola a 3 trilioni di dollari all’anno nel tentativo di eliminare la plastica proveniente dai combustibili fossili.
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